Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nel corso della storia si evidenzia una continua evoluzione nell’utilizzo della moneta come mezzo per effettuare o ricevere pagamenti, determinata dalla ricerca di maggiore comodità, sicurezza e rapidità nell’effettuare gli scambi. A queste esigenze risponde l’introduzione delle monete metalliche in Mesopotamia nel III millennio a.C., delle lettere di cambio in Italia nel XIII secolo, delle banconote in Olanda nel XVII secolo. Il diffondersi di nuovi mezzi di pagamento non ha quasi mai comportato la sostituzione, bensì l’affiancamento degli esistenti, e questo per motivi di convenienza, tradizione e abitudine. A partire dalla metà del secolo scorso, tali motivazioni evolutive di fondo hanno trovato formidabili fattori di accelerazione nell’allargamento dei mercati e nelle tecnologie informatiche, dando vita a un processo di smaterializzazione dei mezzi di pagamento e, in generale, dei prodotti finanziari, che procede a velocità impressionante, con significativi impatti sull’economia e sui comportamenti degli individui.
La novità della moneta di plastica
Nel 1949 la prima carta plastificata viene distribuita negli Stati Uniti a uomini d’affari appartenenti al Diners Club: i soci possono utilizzarla come denaro contante presso alcuni alberghi, ristoranti e agenzie di viaggio convenzionate, saldando il conto entro due mesi, da qui il nome di “carta di credito”. Il meccanismo di funzionamento prevedeva allora come oggi tre soggetti: l’emittente della carta che gestisce il circuito, il titolare della carta che acquista e l’esercente convenzionato che vende. Con l’ingresso delle banche, prima tra tutte la Bank of America nel 1958 con la Bankamericard (l’attuale VISA), viene introdotta la possibilità di rateizzare il rimborso del debito con carte di credito di tipo revolving. Sul fronte tecnologico, a partire dagli anni Ottanta, sulla carta compare la banda magnetica che, letta dai terminali installati presso gli esercenti, consente una rapida ed efficiente gestione delle transazioni, nonché il controllo di validità. L’ulteriore passo è rappresentato dal microchip, già presente su molte carte e destinato a sostituire la banda magnetica con indubbi vantaggi in termini di sicurezza e flessibilità di impiego. Nonostante l’introduzione di altri strumenti di pagamento, l’utilizzo delle carte di credito è in costante aumento: in Italia nel periodo 2000-2005 il numero di operazioni effettuate ha avuto un incremento del 70 percento, passando da 272 a 463 milioni su base annua. Le “carte di debito” che in Italia sono comunemente conosciute come bancomat sono solo apparentemente simili a quelle di credito in quanto non svolgono funzione creditizia: sono associate a un conto corrente bancario su cui viene immediatamente addebitato l’importo dell’acquisto effettuato. Al momento della loro introduzione negli anni Novanta la carte bancomat erano utilizzate unicamente per prelevare denaro agli sportelli automatici, ora invece l’uso prevalente investe transazioni di pagamento, che nel periodo 2000-2005 sono cresciute più del 100 percento, passando da 320 a 656 milioni all’anno.
La diffusione dei servizi bancari di pagamento e incasso
Il bonifico bancario, le disposizioni continuative di pagamento tramite Rapporti Interbancari Diretti (RID), i bollettini di pagamento Mediante Avviso (MAV) sono le più comuni forme di pagamento che non implichino l’utilizzo di denaro o di assegni. Consentono di addebitare in conto corrente le bollette delle varie utenze, di pagare tasse e spese ricorrenti, di trasferire denaro tra privati, aziende, enti pubblici. In Italia, come negli altri Paesi europei, l’utilizzo di tali servizi è stato fortemente spinto dalle banche centrali a partire dagli anni Settanta ed è in continuo aumento: nel secondo trimestre 2006 il sistema bancario italiano ha gestito 261 milioni di operazioni di questo tipo, con una crescita del 7 percento sul corrispondente trimestre 2005, mentre il numero di assegni trattati è in diminuzione del 5,7 percento sull’anno precendente, attestandosi su un volume di 108 milioni. Un contributo importante alla crescita è dato dalla diffusione dei servizi di internet banking: nel 2005 il 24 percento del totale dei bonifici bancari è stato originato dal canale internet. L’armonizzazione a livello europeo dei diversi sistemi nazionali tramite l’iniziativa Single European Payment Area (SEPA) rappresenta un’ulteriore spinta all’utilizzo dei servizi: a partire dal 2008 i nuovi standard europei sostituiranno progressivamente quelli nazionali che verranno dismessi entro il 2010, consentendo riduzioni di tempi e costi di esecuzione delle disposizioni.
I mercati finanziari telematici
Informatica e telecomunicazioni hanno determinato l’evoluzione, o meglio l’esplosione, dei mercati finanziari a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta: con riferimento al New York Stock Exchange si è passati da un volume medio giornaliero di azioni scambiate di circa 100 milioni nel 1985 alla media giornaliera del 2005 di 1,6 miliardi. Ma un passaggio fondamentale è stata la smaterializzazione di titoli di Stato, azioni e obbligazioni, avvenuto a fine anni Settanta tramite l’accentramento del deposito della materialità cartacea dei titoli in una struttura centrale a livello nazionale, i Central Securities Depositories (Monte Titoli in Italia, CREST in Gran Bretagna, Clearsteam in Germania ecc.), con l’obiettivo di gestire il trasferimento della proprietà del titolo mediante semplice giro contabile, eliminando i rischi e i costi connessi alla sua materiale circolazione. Negli anni successivi la smaterializzazione è stata completata con l’eliminazione del supporto cartaceo sulle nuove emissioni, aprendo la strada alla successiva formidabile espansione dei mercati. Infatti a partire dagli anni Novanta le nuove tecnologie hanno indotto radicali mutamenti dei mercati finanziari in termini di integrazione, globalizzazione e sofisticazione dei prodotti, inizialmente a beneficio degli operatori specializzati ma in seguito anche al servizio dei consumatori finali di servizi finanziari, con progressivo ampliamento dell’offerta di operatività sulle principali borse mondiali e contemporanea diminuzione dei costi di commissione bancaria sulle operazioni. Gli strumenti di trading on line offerti dalle principali banche sono oggi strutturati per crescenti livelli di sofisticazione, a partire dalle funzionalità di base per un utente occasionale fino a raggiungere quelle tipiche da operatore di borsa. In questa situazione si è ridefinito il ruolo degli addetti bancari al servizio titoli della clientela, che, da funzioni di acquisizione ed esecuzione degli ordini ormai direttamente a disposizione dei clienti, si sono riposizionati su attività di tipo consulenziale e di sviluppo commerciale.
La moneta elettronica nell’era di internet
Nel 1995, con le prime iniziative di commercio on line su internet, risulta subito chiara l’opportunità di introdurre sistemi di pagamento degli acquisti che rispondano fondamentalmente a due esigenze: sicurezza nell’effettuare le transazioni e flessibilità nell’utilizzo a partire da importi di modesta entità, i cosiddetti micropagamenti. Sembra inoltre fondamentale assicurare l’interscambio tra il mondo reale dei circuiti bancari e il mondo virtuale di internet. Pionieri in questa direzione sono società come Cybercash e Digicash che propongono l’utilizzo di vera e propria moneta digitale, da impiegare per acquisti in rete e da conservare in borsellini virtuali caricabili da carte di credito o conti correnti bancari. L’impostazione è interessante, tuttavia la mancanza di massa critica di utenti ne limita la diffusione e ne determina il fallimento. Delle diverse iniziative avviate negli anni Novanta, PayPal è l’unica affermatasi grazie all’adozione da parte di eBay, la società leader nel commercio elettronico su internet. Negli anni 2000 gli utenti PayPal sono circa 100 milioni nel mondo e un milione in Italia e il sistema inizia a diffondersi anche al di fuori dell’ambiente eBay. In parallelo a queste iniziative ad hoc di moneta elettronica, le società emettitrici di carte di credito e le banche hanno sviluppato soluzioni per utilizzare in sicurezza le carte di credito e di debito per acquisti in rete. Sono stati introdotti con successo sistemi basati su password aggiuntive, come nel caso di “Verified by VISA”, o su schemi di disaccoppiamento tra la carta reale e quella virtuale usata in rete, come il bankpass web proposto dall’Associazione Bancaria Italiana. Anche l’introduzione di carte di credito ricaricabili, e quindi con rischi di esposizione limitabili dal titolare, ha contribuito a instaurare fiducia nei consumatori. Rimane non completamente indirizzata l’esigenza dei micropagamenti, per i quali non è conveniente l’uso della carta, su cui sono tuttora in corso sperimentazioni di borsellino elettronico, possibilmente accoppiato alla scheda SIM di un telefono cellulare per un utilizzo flessibile in mobilità.
Falsificazioni e frodi
Il contesto di tecnologie informatiche e di globalizzazione che ha determinato lo sviluppo della moneta elettronica ha orientato anche le inevitabili attività illecite a essa associate, che comunque riproducono il classico schema: sottrazione di un mezzo di pagamento al legittimo proprietario e successivo uso fraudolento. Non essendoci materialità in gioco, non si tratta di sottrarre banconote, assegni o disposizioni cartacee, bensì i bit di informazione che rappresentano numeri di carte di credito o di depositi bancari e codici di accesso personali. Le modalità del furto vanno dalla manomissione dei terminali di lettura delle carte installati presso gli esercenti – allo scopo di “clonare” le carte di credito e di debito per un successivo utilizzo spesso al di fuori dei confini nazionali, aggirando così i controlli più stringenti all’interno dei singoli stati – all’inganno degli utenti dei servizi di home banking tramite falsi siti web che riproducono i siti delle banche, al fine di appropriarsi dei codici di accesso (il cosiddetto phishing). Anche nel caso del phishing l’organizzazione della frode presuppone sofisticate competenze informatiche e capacità di operare su scala internazionale. L’insieme di contromisure in atto comprende l’adozione di opportune tecnologie di sicurezza informatiche (microchip sulle carte, codici di accesso personali “usa e getta”, apparati “firewall” di protezione delle reti telematiche), il monitoraggio delle operazioni finanziarie per individuare eventuali anomalie, lo stretto coordinamento delle attività di repressione del crimine informatico sia a livello nazionale che internazionale. Complessivamente si può affermare che il rischio di frode non costituisce un fattore limitante all’utilizzo consapevole della moneta elettronica.