Il bosco
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
“Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà”, scrive Bernardo di Chiaravalle. Il bosco rappresenta sin dall’antichità e durante tutto l’alto Medioevo il territorio essenziale per la vita economica e sociale della popolazione. Sede del mondo animale, costituisce per gli uomini il luogo privilegiato per le cavalcate cavalleresche, per le battute di caccia, per le sfide e i duelli. È il luogo elettivo dove ritirarsi in eremitaggio, o per brigantaggio. Per chi teme persecuzioni o vendette, è un rifugio che rende inafferrabili e consente di vivere in libertà.Boschi e foreste
Nella tarda antichità l’intero paesaggio europeo è dominato da boschi e foreste, anche se, dopo che i conquistatori romani ne hanno distrutto ampie zone, nei paesi mediterranei, peraltro i più colpiti, il clima rende spesso difficile la formazione di nuovi boschi.
Inoltre, nel primo Medioevo, disastri ambientali e climatici, quali inverni lunghi e rigidi ed estati piovose e afose, hanno danneggiato fortemente il patrimonio boschivo europeo. Boschi e foreste, per effetto delle calamità naturali, perdono le loro caratteristiche e il paesaggio ne risulta modificato: ad esempio il bosco delle Ardenne in Francia, ricco di una grande varietà di alberi di diverse specie, si trasforma in un’uniforme faggeta, tipica delle zone altamente umide e piovose.
In Italia la trasformazione dei boschi nell’alto Medioevo è determinata anche dalle colonizzazioni agricole che sin dal VII secolo determinano lo sfrangiamento delle masse boschive e il diradamento della copertura fitta del bosco nelle zone interessate ai nuovi impianti agricoli.
Vi è comunque un rimboschimento in alcune zone a sud dell’Europa, come nell’Algarve, in Spagna, dove sorgono grandi pinete, o in Italia, ad esempio in Piemonte, ricoperto di boschi fin verso la Pianura Padana, e in alcune parti del Veneto, ricco di rigogliose foreste interrotte solo da quelle zone paludose che rappresenteranno, una volta bonificate, un prezioso elemento per l’economia e le relazioni con i territori circostanti.
Nell’Europa settentrionale l’assetto primario boschivo tra il V e il X secolo non subisce significative trasformazioni e intorno a boschi e foreste si sviluppa una solida economia forestale. Ciò accade in Germania, in alcune contee dell’Inghilterra come il Kent, il Sussex, l’Essex e nell’East-Anglia. Intorno al 1000, ad esempio, la contea di Warvick, a sud colonizzata dai Romani, nella parte settentrionale è completamente coperta di boschi e, solo ai margini, come altrove, si colgono evidenti segni di disboscamento causati dai tentativi di sfruttamento da parte delle popolazioni dei villaggi circostanti.
L’economia boschiva e forestale è rappresentata dall’uso, dal consumo e dallo sfruttamento che le popolazioni locali e i centri di potere traggono dalle risorse ricavabili. Grande valore ha quindi il legno in tutti i suoi possibili impieghi, innanzitutto quale fonte di riscaldamento, unica difesa dal gelo nei rigidi inverni là dove le capanne, costruite con sterpi e fasciame di legno, non possono in alcun modo proteggere gli abitanti dei villaggi dal rischio di morte per assideramento. Anche i proprietari di castelli e magioni utilizzano il legno per il riscaldamento domestico e la cottura dei cibi.
La corte, ovvero l’insieme degli edifici e dei territori intorno alla casa del re o del signore, è sempre recintata di legno; e di legno sono tutte le case, a eccezione talvolta della sola casa del signore o del padrone del castello, che è costruita in pietra, ma anche in questo caso il portone d’ingresso è di legno forte e massiccio. La recinzione di legno della corte medievale è la caratteristica primaria della struttura abitativa del periodo; rigidissimo è il controllo sulle fortificazioni destinate a evitare l’ingresso di estranei all’interno della corte; la “rottura della corte”, cioè l’infrazione delle recinzioni di legno, è punita con severità. I boschi sono serbatoi essenziali per la costruzione dei villaggi, specialmente quando la centralità delle città cede il passo alle comunità rurali e agli agglomerati abitativi fuori dalle cinte murarie dei grandi centri.
L’albero che fornisce il legno più adatto e utilizzato per le recinzioni è la quercia in tutte le sue varietà, per la sua dimensione e la durezza dei suoi tronchi. Ecco allora l’importanza dei tanti boschi ricchi di tutte le sue varietà, quali la farnia, il rovere, la roverella, il cerro. La quercia è senza dubbio l’albero più diffuso in Italia nell’alto Medioevo, tranne nelle zone alpine e appenniniche, ricche di conifere.
Il legno delle querce offre ottimo materiale di costruzione per capanne ma anche per case e ponti, ed è quindi una preziosa risorsa economica, mentre i suoi frutti, le ghiande, sono la base di sostentamento dei maiali, animali preziosissimi che, per la loro diffusione sul territorio, rappresentano l’elemento di maggiore importanza nell’alimentazione di questi primi popoli.
I boschi, ricchi comunque di infinite varietà di alberi, forniscono legna per tutti i possibili usi. Il fuoco per il riscaldamento viene acceso, talora, utilizzando le pigne cadute, già secche e facili da raccogliere; i loro semi, i pinoli, vengono utilizzati nell’alimentazione comune. Più pregiati sono i frutti del castagno, ricchi di carboidrati e proteine vegetali e base di minestre e pasticci ad alto contenuto calorico, mentre il legno del castagno viene utilizzato per varie tipologie di manufatti. Dai boschi proviene anche un prezioso alimento edulcorante come il miele, raccolto dagli abitanti dei villaggi circostanti o da gruppi itineranti. Alla grande varietà di funghi e frutti di facile raccolta, come fragole, mirtilli, more ecc. si aggiungono le erbe commestibili e medicamentose, o quelle utilizzate per i rituali magici.
Ma il bosco dell’alto Medioevo non si identifica solo con i suoi alberi e i suoi frutti: c’è il bosco della caccia e quello misterioso della “caccia selvaggia”; c’è il bosco luogo di fuga e di silenzio, di santi e briganti, di storie vere e di leggende.
Nell’alto Medioevo la caccia rappresenta, oltre che uno svago ludico e di prestigio per la vita cavalleresca delle corti, anche l’unico modo che consente di procurarsi la selvaggina per l’alimentazione; la caccia al cervo è privilegiata dai ceti alti perché offre l’opportunità di esibire la propria abilità venatoria confrontandosi con un animale forte e veloce. Va tenuto presente che in quel tempo l’alimentazione a base di carni è accessibile a tutti proprio grazie alla consuetudine della caccia e alla grande quantità di selvaggina disponibile. Ecco quindi che il bosco, sede elettiva e naturale di animali selvaggi, è il territorio essenziale per la vita e la sopravvivenza di intere popolazioni.
È dell’alto Medioevo anche una diversa caccia, la cosiddetta “caccia selvaggia”, ossia un corteo di esseri soprannaturali che irrompono dal cielo dei mortali in talune notti. La leggenda di origine celtica della caccia selvaggia e delle notti di tregenda, che rivive nelle notti arcane di tutta l’Europa, trova proprio nel bosco e nei suoi alberi la sua prima origine. Le saghe nordiche, legate al mondo misterioso delle foreste e dei boschi, si riflettono poi nel mito del Walhalla e nelle leggende raccontate nel Gespensterbuch (J.A. Apel - F. Laun, Leipzig, 1811-1816), informando opere musicali e teatrali di grande suggestione quali, ad esempio, la Tetralogia wagneriana e il Freischutz di Carl Maria von Weber.
Il bosco nella tarda antichità e nell’alto Medioevo è anche luogo di eremitaggi e di santi: al loro isolarsi e vagabondare nel silenzio degli alberi e delle foreste, al ricordo delle loro imprese, sono legate storie e leggende esemplari che hanno dato lo spunto a devozioni e culti nei secoli successivi. Nel secolo VIII fiorisce il culto per Eustachio, al secolo Placido, generale dell’esercito dell’imperatore Traiano che, secondo la leggenda, in una battuta di caccia in un bosco incontra un cervo (nobile animale per il quale si parlava talvolta di caccia sacra) e crede di vedere splendere tra le sue corna una croce luccicante. Folgorato da quest’immagine, si converte al cristianesimo insieme alla moglie Teopista e ai figli Teopisto e Agapito, e con loro riceve il battesimo.