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STRAVINSKIJ, Igor' Fëdorovič

di Giorgio Petrocchi - Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)
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STRAVINSKIJ, Igor' Fëdorovič (XXXIII, p. 839)

Giorgio Petrocchi

Musicista russo, morto a New York il 6 aprile 1971. Nel 1938 si era trasferito negli SUA, assumendo poco dopo la cittadinanza americana, e ivi sempre soggiornando tranne lunghe tournées nei paesi europei dell'Occidente. Per sua espressa volontà è stato sepolto (15 aprile) nella zona russa del cimitero dell'isola di San Michele a Venezia, ove era nata l'opera centrale dell'ultimo periodo della sua prodigiosa prolifica attività, The Rake's Progress (La carriera del libertino), su libretto di W. H. Auden e C. Kallman, rappresentata alla Fenice nel 1951: il momento del distacco dal tonalismo e dalla cristallina sobrietà del cosiddetto periodo "neoclassico" e dell'avvio verso originali innovazioni stilistiche, costruite sopra un impianto drammaturgico che intende far rivivere il melodramma settecentesco. Le opere salienti che vanno dal 1936 al Rake's Progress sono rappresentate dal Concerto di Dumbarton Oaks (1938), dalla Sinfonia in do maggiore (1940), da altre sonate, concerti, sinfonie sino a giungere alla singolare struttura espressiva del balletto Orpheus (1947) e alla commossa elegia religiosa della Messa (1951). Col Rake's Progress, con l'ariosa Cantata del 1952, con gli stupefacenti Threni del 1958, con l'allegoria biblica The Flood (1962), ricca d'intense risonanze liturgiche non meno che la ballata sacra Abraham and Isaac (1963), con numerosi altri poemi, cantate, pezzi da camera, trascrizioni, ecc. (assai suggestiva la Elegy for J. F. Kennedy, 1964), l'inquieta instancabile ricerca formale di S. da un lato si approssima a procedimenti "seriali" che sembrano quasi avvicinare S. a quello che era stato il suo grande antagonista, Schönberg, e alle conquiste della scuola viennese, d'altro lato scava sempre di più nel misterioso e doloroso animo religioso suo e della tradizione musicale russa del sec. 19°, anche nelle composizioni che sembrerebbero distaccarsi da un'intima effusione di misticismo e ritornare a una concezione classica della forma, come i bellissimi madrigali Monumentum pro Gesualdo di Venosa ad CD annum (1960). Negli ultimi anni aveva reso numerose testimonianze del suo credo estetico e morale: le Conversations with I. Stravinskij (1959), Memories and commentaries (1960), Dialogues and diary (1963), Table talk (1965), documenti essenziali per comprendere la complessa evoluzione intellettuale, di poetica e di linguaggio del massimo compositore del nostro secolo.

Bibl.: G. F. Malipiero, Strawinsky, Venezia 1945; A. Casella, Strawinski, Brescia 1947; E. W. White, Strawinsky. A critical survey, Londra 1947; A. Tansmaw, I. Stravinski, Parigi 1948; Autori vari, Strawinsky in the theatre, a cura di M. Lederman, New York 1949; M. Mila, The Rake's Progress, Milano 1951; H. Stuckenschmidt, Strawinski und seine Jahrandert, Berlino-Dahlem 1957; P. H. Lang, Strawinskij a new appraisal of his work, New York 1963; G. TIntori, Strawinskij, Milano 1964; M. Philippot, I. Stravinski, Parigi 1965; R. Siohan, Strawinskij, Londra 1965; E.W. White, Stravinskij, the composer and his works, ivi 1966; H. Sauguet, Portrait d'I. Stravinski, Parigi 1968; A. Dobrin, I. Stravinsky, his life and times, New York 1970; V. Stravinsky-R. Craft, Stravinsky in pictures and documents, ivi 1978; R. Vlad, stravinsky, Londra-New York-Melbourne 1978.

Vedi anche
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