PORRO, Ignazio
Insigne topografo, ottico, costruttore di apparati di meccanica di precisione, nato a Pinerolo il 25 novembre 1801, morto a Milano l'8 ottobre 1875. La sua fama fuori degli ambienti specializzati è rimasta inferiore ai meriti veramente cospicui e all'importanza fondamentale che la sua opera ebbe nel campo della tecnica degli strumenti e dei rilievi topografici, degli apparati ottici e di meccanica di precisione in genere. Ufficiale del genio nell'esercito piemontese fino al 1842, ebbe a occuparsi d'importanti lavori geodetico-topografici; e in tale occasione ideò e propose i lineamenti dei metodi di rilievo, ideò e costruì alcuni dei dispositivi strumentali, che più hanno dato fama al suo nome. Dal 1842 al 1861 svolse, prima a Torino poi a Parigi, una complessa attività di costruttore di apparati, interessanti varî campi dell'ingegneria; attività che non ebbe, dal punto di vista pratico, risultati felici, sia per lo squilibrio sostanziale, che vi era in lui tra la genialità nell'indagare soluzioni concrete e realizzabili di problemi tecnici e l'attitudine alla realizzazione dal punto di vista dell'organamento del lavoro e dell'amministrazione, sia per un certo spirito d'incontentabilità, che lo portava continuamente a modificare l'opera sua. Tornato in Italia nel 1861, insegnò celerimensura prima a Firenze, poi a Milano, dove fondò il "Tecnomasio Italiano".
La prima invenzione del P. fu il cannocchiale stereogonico, modificazione geniale del distanziometro ordinario Montanari-Green-Reichembach, che permetteva di determinare la distanza della stadia dal centro ottico dell'obiettivo mediante l'aggiunta di una lente, il cui fuoco anteriore cade sul centro ottico dell'obiettivo stesso. Collegato tale cannocchiale a un teodolite, strumento che allora cominciava a costruirsi comunemente, è nato un primo modello di tacheometro, destinato a divenire lo strumento principe della topografia e a soppiantare grafometri, pantometri, catene, ecc. Successivamente, e prima del 1850, il P. modificò il cannocchiale stereogonico in quello centralmente anallattico, e arrivò così alla forma definitiva di tale strumento: negli ultimi anni della sua vita, egli che già dal 1855 era riuscito a dividere in 4000 parti un cerchio di 35 mm., costruì il cleps, tacheometro a cerchi nascosti, che doveva, secondo lui, divenire lo strumento universale, suscettibile di qualsiasi trasporto con piena sicurezza d'integrità e d'uso.
Con gli strumenti si divulgò tutto il complesso di metodi di rilievo che in Italia si chiamò celerimensura e in Francia tacheometria. Dei suoi scritti in proposito citiamo La Tachéométrie ecc., Torino 1854, e le Applicazioni della Celerimensura alla misura generale parcellaria ed altimetrica in Italia. Creazione del gran libro fondiario, Firenze 1862. Nel campo degli apparati basimensorî si deve al P. l'apparato a una sola spranga eon collegamento ottico mediante cannocchiale panfocale, adoprato dal padre Secchi per la misura della base sulla via Appia, che, come tipo, tra gli apparati ad asta, rimane ancora lo schema più perfetto. Singolare testimonio della genialità del P. e non ultimo suo titolo alla fama è quanto egli fece, o propose di fare, per le applicazioni della fotografia alla topografia; a lui si deve il "principio metrofotografico" e il "fotogoniometro", applicati e modificati più tardi dal Kappe, essenziali in varî dei più complessi e moderni apparati aerofotogrammetrici. Ancora al P. si devono l'introduzione del "mezzo ottico a prismi" per accorciare i cannocchiali, e quindi il primo modello degli attuali prismatici, il prisma squadro e allineatore, il polioptometro, ecc.
L'opera del P. trasformò radicalmente strumenti e metodi della topografia; e per trovare dopo di lui qualche cosa di veramente nuovo in tal campo occorre arrivare intorno al decennio 1910-20. Il suo nome deve essere considerato come quello di uno degli uomini che più illustrarono la tecnica italiana del sec. XIX.