GUIDI, Ignazio
Nacque a Roma il 15 marzo 1904 da Baldassarre e Lucia De Sanctis. Dopo aver frequentato la facoltà di ingegneria, il 4 nov. 1929 conseguì la laurea a Roma presso la facoltà di architettura recentemente istituita; nello stesso anno conseguì l'abilitazione alla professione a Milano. Nel luglio del 1934 a Roma conseguì il diploma di specializzazione in urbanistica. Dal 1930 al 1935 fu assistente straordinario incaricato presso la cattedra di tecnica urbanistica dell'Università degli studi di Roma, di cui era docente Cesare Valle.
Nel 1935 il G. prese parte con Valle e P.L. Nervi al primo concorso di progettazione per l'auditorium di Roma, in cui il gruppo dei tre si classificò primo ex aequo.
Con il concorso per l'auditorium si afferma l'interesse del G. per la sperimentazione professionale; il tema dei concorsi di progettazione sarebbe stato una costante della vita professionale del G., convinto sostenitore dell'importanza della ricerca nell'ambito della progettazione pubblica.
Dal 1929 al 1936 il G. ricoprì il ruolo di "libero professionista" presso l'Ufficio architettura e fabbriche del Comune di Roma, per cui progettò molte opere; si ricordano in particolare la scuola all'aperto Rosa Maltoni Mussolini (poi Leopardi) di Monte Mario (1931), in cui si riconoscono influenze ancora neo-romantiche; le scuole elementari M. Guglielmotti (poi A. Manzoni) in via Vetulonia (1932) e Garroni al Lido di Ostia (1933); il dispensario antitubercolare di piazzale degli Eroi (1933); la caserma dei vigili del fuoco di via Genova (1934); e, soprattutto, le sedi degli uffici comunali (1934) sulla via del Mare, poi via Luigi Petroselli.
Le due scuole elementari Guglielmotti e Garroni sono senza dubbio le prime opere che segnalarono il G. all'attenzione della critica contemporanea. Fortemente innovative nell'impianto planimetrico e nei materiali utilizzati e caratterizzate dalle grandi superfici vetrate, esprimono con sicurezza e maestria la decisa adesione del G. al razionalismo europeo, praticamente inesistente nella Roma di quegli anni.
Il G. produsse per il governatorato di Roma un notevole numero di progetti architettonici e urbani, non tutti realizzati, che gli consentirono di raggiungere una formazione professionale completa dalla direzione di cantiere fino alla scala urbanistica. Tra i progetti realizzati, di grande impatto sulla città, è da segnalare la sistemazione delle pendici est del Colosseo (1932).
In quel periodo, il G. prese parte anche al lavoro di redazione e gestione del piano regolatore del 1931, in cui affrontò per la prima volta i complessi temi dello sviluppo di Roma moderna.
Lavorando come architetto a contratto con l'amministrazione comunale, il G. ebbe la possibilità di progettare in contesti storici prestigiosi, quali l'area archeologica della via del Mare, dove realizzò la sede degli uffici comunali e dell'anagrafe di Roma. Il complesso degli uffici del Comune di Roma occupa un'area di altissimo interesse storico, sulle pendici meridionali del Campidoglio, prospiciente il Tevere. Il progetto è caratterizzato da un impianto planimetrico chiaro, in cui la realizzazione di grandi corti, la messa in evidenza dei cospicui ritrovamenti archeologici, l'uso della cortina a mattoni e delle cornici in travertino e le grandi aperture in ferro vetro sintetizzano le scelte che il G. adottò per l'ambientazione degli edifici in un contesto unico al mondo. Il risultato è di un grande rispetto per le preesistenze archeologiche, senza rinunciare all'utilizzazione di elementi della contemporaneità che non stridono con il prestigioso intorno. Il rapporto con il contesto, e in particolare con l'architettura di Roma antica, è un tema che ha condizionato l'intera vita professionale del G., già dal progetto di tesi di laurea per una caserma dei vigili del fuoco, fino al futuro incarico di responsabile dell'Ufficio speciale del nuovo piano regolatore.
Il 1° giugno 1935 il G. sposò Maria Fumaroli, da cui ebbe Maurizio (1936), Maria Grazia (1937), Giuseppe (1939) e Gianluigi (1943).
Con Valle intanto aveva avviato una collaborazione professionale anche nel campo della progettazione urbanistica, che si concretizzò tra l'altro nelle esperienze dei piani regolatori di Addis Abeba e della città mineraria di Carbonia (1937).
Per la progettazione del piano regolatore di Addis Abeba, cui lavorò con Valle fino al 1939, il G. fu inviato in Etiopia nel 1936. Ma in Etiopia i progettisti italiani lavorarono anche alla progettazione di edifici pubblici quali il palazzo vicereale e le sedi dei vari governi generali. Di estremo interesse le prospettive a volo d'uccello allegate al progetto di Addis Abeba, in cui insieme con il disegno urbano vengono prefigurate le forme della nuova città. Per questi progetti è difficile individuare la specificità del contributo del G., considerata la scala degli interventi, che necessitavano di un lavoro di équipe. Si trattò, comunque, di concrete esperienze sul campo che accrebbero la sua già formata capacità di progettista.
Durante questi anni, il G. partecipò praticamente a tutti i concorsi banditi dalle amministrazioni pubbliche per la progettazione di piani regolatori o di edifici pubblici in Italia. In particolare, dopo la vittoria ottenuta nel concorso nazionale per un centro agricolo in Somalia (1932), il G. vinse quello per la nuova sede degli uffici statali di Taranto, con Valle (1935). Vinse quindi il concorso per l'appalto di un ponte sul Tevere alla Magliana, poi realizzato, di nuovo con Valle (1938), e quello per l'ospedale di Rosignano Solvay, con E. Lenti (1940). Vinse pure i concorsi per un club di canottieri a Roma (1940) e per gli alloggi dei dipendenti della Camera di commercio (1948). Innumerevoli furono i riconoscimenti anche in ambito urbanistico: il G. vinse il primo premio per i piani regolatori di Rieti (1937) e di Vicenza (1938), con A. Della Rocca e con Lenti, e di Verbania, con G. Calzabini, Della Rocca, Lenti e G. Sterbini (1938), e si classificò tra i primi in numerosi altri concorsi, tra cui quello per il piano di Bologna, dove ottenne il secondo premio.
Il G. fu costantemente in contatto con colleghi architetti e ingegneri della sua generazione, con cui formò gruppi di progettazione per i concorsi, e partecipò al fervido dibattito culturale del tempo, che portò al lento ma costante affermarsi dell'architettura moderna e alla contemporanea sconfitta delle posizioni neoclassiche e accademiche, che avevano nella capitale numerosi epigoni.
Furono compagni di strada del G., oltre a Valle, L. Piccinato, gli ingegneri Della Rocca e Lenti, gli architetti Calzabini e Sterbini. Con essi, tutti romani, il G. fu protagonista della trasformazione del ruolo dell'architetto, da artista isolato a protagonista dello sviluppo urbano.
In particolare con Lenti e Sterbini il G. strinse sin dall'anteguerra un sodalizio professionale, che fu particolarmente attivo nell'effervescente panorama romano della ricostruzione e dell'espansione del secondo dopoguerra. Il loro studio ebbe sede prima in via D'Azeglio e poi in via Savoia. Anche in questo caso è difficile stabilire l'attribuzione a uno dei tre architetti dei tanti progetti elaborati dallo studio, attivo soprattutto nei concorsi di progettazione che furono banditi in quegli anni.
Nel concorso per la sistemazione del rione Villarosa a Palermo (1948), vinto con Della Rocca, O. Incorvaia, Lenti e Sterbini, poi realizzato negli anni successivi, si apprezza la sicurezza con cui il gruppo affrontò il tema dell'inserimento di grandi volumetrie in un ambito urbano definito. Gli architetti realizzarono a Palermo anche la sede della Cassa di risparmio nel 1950.
In architettura, il G. vinse una seconda volta, dopo quello del 1935, il concorso in due fasi per il nuovo auditorium di Roma con Lenti e Sterbini (1951), nell'area del Borghetto Flaminio, che non fu mai eseguito. Ed è difficile pensare che il G. non uscisse deluso dal nuovo fallimento del concorso per l'auditorium, che sarebbe stato realizzato solo cinquant'anni dopo.
Tale consistente mole di lavoro promozionale, comunque, portò lo studio alla realizzazione di un grande numero di progetti e piani urbanistici soprattutto per la committenza pubblica, ma anche per quella privata. Il gruppo in questi anni fu uno dei più attivi nel panorama professionale romano, con la parallela realizzazione di importanti progetti a Roma e fuori. Per l'urbanistica si ebbero i piani di ricostruzione di Castel di Sangro (L'Aquila) e di Nettuno (Roma) nel 1946 e il piano regolatore del Terminillo (Roma) nel 1953. In architettura, dopo il rilievo e il progetto di ricostruzione dell'abbazia di Montecassino, vennero vari progetti di lottizzazione a Roma ed edifici importanti quali il cinema Europa a Roma nel 1947, la casa comunale di Ateleta (L'Aquila) nel 1949, la sede della Cisa Viscosa a Roma nel 1949, la sede della Federazione dei consorzi agrari a piazza Indipendenza a Roma nel 1952, l'ospedale di Castel di Sangro nel 1952.
Si tratta di una serie di progetti in cui si nota sempre la chiarezza d'impianto e la sicurezza nel controllo degli aspetti tecnici e formali; mentre forse manca il carattere sperimentale e innovativo delle esperienze romane degli anni Trenta.
Il G. fu membro della commissione edilizia del Comune di Roma dal 1947 al 1953. Fu anche membro nel 1954 della commissione italiana di esperti urbanisti rappresentanti gli Stati membri della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA).
Nel 1953, il G. fu chiamato ad assumere il ruolo di dirigente tecnico dell'Ufficio speciale per il nuovo piano regolatore di Roma, definitivamente approvato nel 1962. In tale posizione, il G. si confrontò sulla conformazione dello sviluppo della città, secondo la moderna concezione del "piano aperto e flessibile" (Il nuovo piano regolatore, in Capitolium, XXXII [1957], 1, pp. 7 s.), e fu interlocutore ultimo del gruppo dei progettisti consulenti, composto da M. Fiorentino, P.M. Lugli, L. Piccinato, M. Valori e V. Passarelli, e naturalmente degli amministratori della città e degli operatori economici interessati. Il G. fu impegnato, inoltre, nel coordinamento della progettazione e realizzazione di nuove importanti opere infrastrutturali per Roma, tra cui i sottovia di corso d'Italia, che furono realizzati in occasione delle Olimpiadi del 1960. Il piano di Roma, approvato tra accese polemiche, ha superato sostanzialmente invariato la fine del secolo.
La formula di creare un ufficio speciale, adottata dall'amministrazione comunale per la redazione del piano regolatore, fu innovativa per l'Italia, e rappresentò un esempio per l'importanza finalmente attribuita a un processo decisionale e gestionale vitale per lo sviluppo della città. Il piano metteva fine all'espansione casuale a macchia d'olio e prefigurava la scelta strategica dell'asse attrezzato sulla direttrice est per liberare il centro storico di Roma dal peso degli uffici pubblici e privati. L'indirizzo principale del piano fu, tuttavia, completamente disatteso, e successive varianti consentirono sostanzialmente l'espansione indifferenziata e in parte completamente abusiva.
Il G. uscì dall'esperienza fortemente provato nel fisico e sfiduciato per l'impotenza dello strumento tecnico di fronte alle forti pressioni politiche e agli interessi che ruotavano intorno alle scelte per lo sviluppo della città. E nel 1967 si dimise dall'incarico.
Il G. morì a Roma il 16 ag. 1978.
Fonti e Bibl.: Oltre al materiale grafico e bibliografico che si conserva a Roma, presso l'archivio Guidi si veda: V. Civico, Catania e il suo piano regolatore, in L'Ingegnere, VI (1932), 10, pp. 3-8; Progetto per il nuovo centro antitubercolare in piazza degli Eroi a Roma, in Rassegna di architettura, VI (1934), pp. 24-26; Scuola di avviamento al lavoro al Lido di Roma, ibid., pp. 67 s.; La caserma centrale dei vigili del fuoco a Roma, ibid., VII (1935), pp. 275-277; M. Paniconi, Colonia diurna e dispensario tubercolare a piazza degli Eroi in Roma, in Architettura, XIV (1935), pp. 80-85; Id., Concorso per l'auditorium di Roma, ibid., pp. 671-674, 677; Concorso per il progetto dell'auditorium in Roma, in Rassegna di architettura, VII (1935), pp. 434-445; Concorso per il piano regolatore di Aprilia, ibid., VIII (1936), pp. 206-215; Due edifici scolastici a Roma, ibid., pp. 276-283; Il nuovo piano regolatore di Addis Abeba, ibid., pp. 369-371; A. Alpago Novello, La prima mostra nazionale dei piani regolatori, ibid., IX (1937), pp. 285-298; Vent'anni fa, in L'Architettura, cronache e storia, I (1955), pp. 376 s.; Vent'anni fa, ibid., II (1956), p. 197; P.O. Rossi, Roma. Guida all'architettura moderna, 1909-1984, Bari 1984, ad ind.; S. Polano, Guida all'architettura italiana del Novecento, Milano 1991, pp. 560, 585; G. Remiddi - A. Greco - A. Bonavita - P. Ferri, Il moderno attraverso Roma. Guida a duecento architetture e alle loro opere d'arte, Roma 2000, pp. 37, 45, 73, 122, 209.