Orientalista italiano (Roma 1844 - ivi 1935), dapprima custode del gabinetto numismatico della Biblioteca Vaticana (1873-76), poi prof. (1876-1919) di ebraico e lingue semitiche comparate nell'univ. di Roma, dove ebbe anche l'incarico dell'insegnamento del greco (1886-88) e di storia e lingue d'Abissinia (dal 1885). Socio nazionale dei Lincei (1878). Dopo una memoria Sulla sede primitiva dei popoli semitici (1879), che attraverso la comparazione linguistica egli fissava nella pianura babilonese, concentrò la sua attività soprattutto in indagini filologiche ed edizioni di testi; con queste segnò un'orma profonda in tutti i campi della semitistica, specie in quelli degli studî arabi, siriaci ed etiopici. Opere principali: nell'arabo, l'edizione di parte degli Annali di aṭ-Tabarī, Roma nei geografi arabi (1887), gli indici del Kitāb al-Aghānī (1900), la traduzione del Mukhtaṣar di Khalīl (1919); nel siriaco, la Lettera di Simeone di Beth Arsham sopra i martiri omeriti (1881), la cronaca siriaca sugli ultimi Sasanidi; nell'etiopico, Il Fetha Nagast ("Legislazione dei Re", 1879-99), il Vocabolario amarico-italiano (1901). Importanti anche i Testi orientali inediti sopra i Sette Dormienti di Efeso (1884-85), e molte altre ricerche di storia e letteratura ecclesiastica orientale. Fu senatore (dal 1914).