GRECO, Ignazio
Nacque a Palermo il 24 luglio 1830 da Giuseppe e Lorenza Lo Jacono. Conseguì la laurea in architettura a Palermo il 16 luglio 1859 e successivamente soggiornò per lunghi periodi a Parigi.
La prima opera nota è la trasformazione del monastero benedettino di Montemaggiore Belsito in residenza per il principe di Baucina, Biagio Licata (1867).
Intervenendo pesantemente sulle preesistenze, suddivise la struttura in due parti, il pianterreno destinato ai servizi, il primo ad abitazione, collegandole, sul lato sinistro del cortile, con uno scalone. All'esterno la lunga facciata, ritmata da una fascia basamentale bugnata e, al primo piano, da finestre neoraffaellesche, si interrompe nella parte centrale per dar spazio a un organismo verticale costituito dalla sequenza del portale d'ingresso e di una loggia sostenente quattro colonnine ioniche coronate da una pesante cornice. Se nello sviluppo planimetrico l'impianto ricorda alcuni hôtels francesi, in facciata segue il lineare svolgimento della villa Belmonte di G. Venanzio Marvuglia o della palazzina Santocanale di G.B. Filippo Basile, ma anche l'hôtel Pourtalès di F. Duban a Parigi.
Dal 1878 il G. risulta iscritto al Collegio degli ingegneri e architetti di Palermo. Fece anche parte dell'Associazione del bene economico di Palermo (Lombardo, p. 69); nel 1885 fu nominato ingegnere onorario del genio civile, e per questo inserito nella commissione per la cura e l'esecuzione della rete fognaria di Palermo (Ruggieri Tricoli - Salamone, p. 216).
Nel 1885 Joseph e Tina Whitaker incaricarono il G. di progettare la loro residenza palermitana nel piano di Malfitano, seguendo il modello di palazzo Favard realizzato a Firenze da Giuseppe Poggi (1857).
Pur accettando alcuni suggerimenti dal prototipo fiorentino, come il portico fortemente aggettante nel prospetto principale per la temporanea sosta delle carrozze, l'edificio palermitano se ne discosta volutamente, a partire dalla pianta. La creazione di un corridoio di distribuzione dei singoli ambienti sviluppato secondo l'asse longitudinale della villa, risponde, infatti, alle esigenze di una famiglia d'origine inglese, abituata alla netta separazione delle diverse funzioni abitative. Uno scalone monumentale, posto a sinistra del vestibolo d'accesso, collega la zona di rappresentanza, al piano terra, con quella residenziale, al primo piano. Il raccordo tra il seminterrato dei servizi e il piano di rappresentanza viene infine garantito da scale a chiocciola in ghisa poste esternamente alla villa e coperte da verande in ferro-vitreus, realizzate su disegno del G. dalla ditta francese Isambert (collezione Cavarretta; pubbl. in Fatta - Ruggieri Tricoli, p. 166, tav. IV). Aderente alla soluzione di Poggi è l'uso in facciata di partiture murarie a bugna liscia e di una finta loggia a doppio ordine di colonne, doriche le inferiori, corinzie le superiori. Nel prospetto est si discostò da Poggi e dai modelli fiorentini per movimentare più liberamente la facciata, ma ben presto il gusto dei committenti costrinse il G. a rivedere questa soluzione, peraltro già costruita (Palermo, Fondazione Whitaker, archivio fotografico), e a realizzare un giardino d'inverno.
Allo stesso complesso della villa appartiene il villino di servizio, con ingresso indipendente, concluso con ogni probabilità nel 1889, anno in cui la famiglia si trasferì nella residenza. La struttura, che è costituita da due piani, uno rialzato e uno seminterrato che contiene i servizi, appartiene alla tipologia della coffee-house.
Nel 1888 il G. fu nominato membro del comitato esecutivo per l'Esposizione nazionale di Palermo in qualità di ingegnere supervisore delle costruzioni (Esposizione nazionale, Palermo 1891-1892, Palermo 1891, p. 23), incarico che gli diede discreta autonomia nella scelta delle maestranze preposte alla costruzione e nella risoluzione di problemi architettonici in assenza dei progettisti incaricati. La nomina a commendatore dell'Ordine della Corona, ricevuta nel 1891, sancì la sua affermazione professionale (Palermo e l'Esposizione nazionale del 1891-1892, Milano 1892, p. 78 n. 10).
Tra il 1901 e il 1904 fu presidente del Pio Istituto delle povere di Palermo. Durante il suo incarico furono eseguiti dei lavori di ristrutturazione nell'edificio ampiamente documentati dal G. in un rapporto a stampa (Relazione a stampa sulla gestione del Pio Istituto per gli anni 1901-1904, Palermo 1905).
Della casa Ajello, progettata nel 1902 in via F. Cavallotti (Ruggieri Tricoli - Salamone, p. 216), non rimane nulla se non nella memoria della villa Pallme Konig su corso dei Mille.
Ancora nel 1902 cominciò la progettazione dell'asilo per l'infanzia abbandonata, in via delle Croci, voluto dai Whitaker.
Il progetto (i disegni originali sono custoditi presso l'archivio dell'Asilo per l'infanzia abbandonata, tuttora funzionante) segue le direttive amministrative sulle costruzioni di pubblica utilità (convitti e riformatori) d'epoca borbonica ancora in vigore nei primi anni del Novecento in Sicilia. Lunghi corridoi distribuiscono al piano interrato i locali di servizio, al pianterreno le aule scolastiche, i dormitori, le infermerie, al secondo i laboratori. L'esterno non fu mai finito dal G. ma completato nel 1934 da S. Caronia Roberti (Trevelyan, 1977, p. 272).
Il G. morì a Palermo nel 1910 (Lombardo).
Fonti e Bibl.: R. Trevelyan, Principi sotto il vulcano, Milano 1977, pp. 252, 261, 272; G. Fatta - M.C. Ruggieri Tricoli, Palermo nell'"età del ferro", architettura-tecnica-rinnovamento, Palermo 1983, pp. 46, 164-167; R. Giuffrida - R. Chiovaro, La villa Whitaker a Malfitano, Palermo 1986, pp. 13-20; Il palazzo del principe di Baucina a Montemaggiore Belsito, a cura dell'Associazione storia e ambiente Il Ponte, Palermo 1987; A. Lombardo, I Whitaker e villa Malfitano, in Nuovi Quaderni del Meridione, 1987, n. 97-98, pp. 63-77; C. Sclafani - M.G. Luzzio, Montemaggiore Belsito, Palermo 1987, pp. 106-108; Ettore De Maria Bergler, a cura di D. Bica, Palermo 1988, pp. 47-52, 243 nn. 3-5; S. Mortillaro, Profilo storico di Montemaggiore Belsito, Palermo 1988, pp. 31, 202 s.; R. Trevelyan, La storia dei Whitaker, Palermo 1988, pp. 39, 48-50; U. Di Cristina, L'idea dell'Esposizione, in La Esposizione nazionale 1891-1892, Palermo 1989, pp. 11-20, con relativa bibliografia; Giuseppe Poggi e Firenze. Disegni di architettura e città, a cura di R. Manetti - G. Morolli, Firenze 1989, p. 132; E. Sessa, Giardino di villa Whitaker nel piano Malfitano, in Palermo detto paradiso di Sicilia, Palermo 1989, pp. 265-276; Id., G.B. Filippo Basile: per una unità delle arti, in G. Pirrone, Palermo, una capitale. Dal Settecento al liberty, Milano 1989, pp. 69-71; F. Brancato, Villa Malfitano, Palermo 1992; E. Mauro, Le ville a Palermo, Palermo 1992, p. 186; M.G. Ruggieri Tricoli - L. Salamone, in L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani, I, Palermo 1993, pp. 215 s.; S. Renquirez, Le ville di Palermo, Palermo 1999, pp. 97, 101; L. Bonafede Muscolino, La Società per la protezione e l'assistenza dell'infanzia abbandonata di Palermo, in Annali/arte, 1997-2000, n. 1, pp. 149-159; M.A. Spadaro, L'Asilo dell'infanzia abbandonata, ibid., pp. 115-124.