GIULIO, Ignazio Antonio
Nacque a Torino da Carlo, medico, e Francesca Maria Ganna (Arch. di Stato di Torino, Riun., Insinuazione di Torino, 1816, libro 8, vol. III, cc. 889 s.) il 17 genn. 1733 (Torino, Biblioteca di storia e cultura "Giuseppe Grosso", Archivio Giulio, contenitore 5, camicia 2).
Il G. compì i primi studi a Bologna verso il 1750 (ibid., cont. 5, camicia 1). Il 5 marzo 1757 partì con Filippo Castelli alla volta di Roma, Napoli e Bologna per un viaggio d'istruzione: di questo soggiorno restano indicazioni nelle lettere indirizzate all'architetto Giuseppe Castelli dal figlio Filippo e dallo stesso Giulio (San Martino).
Rientrato a Torino fra la fine del 1759 e gli inizi dell'anno successivo, il G. si iscrisse alla locale università, e fu ammesso all'esame di architetto civile il 16 luglio 1763 con la presentazione di un progetto di arco trionfale (Brayda - Coli - Sesia).
Il G. svolse la sua attività in diversi campi, dedicandosi all'idraulica, alla costruzione di orologi e cannocchiali - come si desume da una memoria manoscritta del figlioccio Carlo Ignazio (Archivio Giulio) - e al mestiere di architetto, per il quale è possibile che abbia effettuato il suo apprendistato presso Bernardo Antonio Vittone. Il G. intervenne, infatti, su alcuni edifici dei quali Vittone si era occupato, anche solo a livello progettuale.
Nel 1769 il G. doveva essere un architetto già apprezzato, se il 3 giugno fu invitato a Oropa dalla Congregazione di quel santuario per un sopralluogo e per esprimere un parere sull'andamento della fabbrica.
A proposito del completamento del monumentale ingresso al santuario, all'inizio del primo cortile, progettato più di un secolo prima da Francesco Gallo, propose la sospensione dei lavori, mentre, avendo trovato lo scalone di accesso alla porta Regia quasi terminato con il pavimento e le balaustre, diede disposizioni perché si completasse senza variare il disegno originario, probabilmente opera dello stesso Gallo. A Oropa il G. si sarebbe recato nuovamente il 30 dic. 1779, insieme con l'architetto Pietro Giuseppe Beltramo, ordinando la sopraelevazione dell'attuale facciata con l'alloggio per i sacerdoti in servizio al santuario.
Nel 1771 il G. assunse la direzione dei lavori, e forse intervenne anche in parte nella progettazione della chiesa di S. Michele Arcangelo in Borgo d'Ale (Vercelli), ideata da Vittone nel 1770, poco prima di morire. I lavori si conclusero nel 1778, anno in cui il G. firmava il progetto per la costruzione del campanile piccolo (Bosio).
Nel 1772 si recava a Biella dove iniziava un lungo intervento, durato sino al 1797, volto alla trasformazione dell'antica chiesa medievale e quattrocentesca di S. Maria Maggiore per renderla più confacente al nuovo ruolo di cattedrale, assunto proprio nel 1772 quando a Biella fu istituita una diocesi autonoma rispetto a Vercelli.
L'incarico di sovrintendere ai lavori di ristrutturazione, voluti dallo stesso sovrano Carlo Emanuele III, gli fu forse affidato per la competenza dimostrata negli interventi al castello sabaudo di Agliè, dove aveva provveduto alla sistemazione della copertura e alla canalizzazione del pozzo del cortile di S. Massimo (Vinardi).
Secondo il G., l'antica chiesa necessitava di essere ampliata nel presbiterio e sacrestia, e si doveva correggere lo stile "assai barbaro del gottico" che la caratterizzava, cui però riconosceva "dell'augusto e del grandioso in sé" (ibid., p. 398). Nel 1804 in occasione della consacrazione della cattedrale il canonico e vicario generale della diocesi, Giuseppe Antonio Gromo, scriveva che la chiesa "venne sotto la direzione del celebre architetto Giulio tratto tratto ampliata e corretta l'asprezza dell'antico Gotico stile, ornato interamente e fregiato" (ibid., p. 402).
Nel 1773 fornì un progetto per la cappella dell'Addolorata nella chiesa della Ss. Annunziata di Torino (Sciolla), mentre nel 1779 approntò il disegno per la facciata del convento dei chierici regolari ministri degli infermi detti di S. Giuseppe, per cui esisteva un precedente progetto vittoniano non eseguito. Nel 1777 diresse i lavori di ristrutturazione del palazzo vescovile e della cattedrale di Chambéry proseguiti ancora nel 1783 (Arch. di Stato di Torino, Corte, Materie ecclesiastiche, cat. XXXII, Regio Economato, m. 3 e 4, da ordinare).
Il 9 genn. 1778 il G. venne approvato architetto idraulico con regio diploma senza esame (Torino, Arch. stor. dell'Università, X-D-3, f. 72, 1778).
Della sua attività in questo campo, per la quale, secondo Bertolotti, fu chiamato anche in diversi luoghi d'Italia, sono testimonianza anche alcune relazioni, elaborate dal G. in questi anni: una prima, nel 1775, che faceva seguito a un intervento per la roggia Mora nel Novarese (Relazione); e una successiva, nel 1776, sulla derivazione dal Po per il funzionamento di cinque ruote da mulino da costruirsi a Torino alla Madonna del Pilone (Torino, Arch. stor. del Comune, Disegni, vol. II, p. 146); senza data è un'analoga relazione, unita a disegni del canale conduttore dell'acqua per il funzionamento delle ruote dei mulini Dora, sempre a Torino (ibid., vol. III, p. 317).
Nel 1779 disegnò la planimetria della "bealera" (canale che trasporta acqua per forza motrice o per irrigazione), del Martinetto presso Torino. Nel 1790 venne iniziata, su disegno del G., la costruzione dell'ospedale di Moncalieri (cfr. N. Cuniberti, Osasio e Virle. Notizie storiche, Chieri s.d., p. 39).
Il 18 maggio 1791 preparò una relazione e preventivo di spesa per riparare le chiuse, i mulini e altri edifici municipali di Torino. Nel 1792 relazionò con disegni allegati sulle varianti ai canali della Comunità di Grugliasco (ibid., vol. II, pp. 88, 95). Diede pure due pareri, datati 1795 e 1796, sui danni arrecati alla chiusa sul fiume Stura (ibid., p. 115, nn. 2382, 2422).
Il G., che era divenuto cieco "amaurotico per ripercussione di un erpete" (Archivio Giulio, memoria del figlioccio Carlo), fece redigere il testamento il 7 giugno 1814 (Arch. di stato di Torino, Riun., Insinuazione Torino, 1816, libro 8, vol. III, cc. 889 s.), aggiungendo un codicillo il 18 ag. 1816 (ibid., libro 9, vol. II, cc. 599 s.).
Morì a Torino l'8 febbr. 1817 (Archivio Giulio, cont. 2, camicia 11).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, A. Manno, Il patriziato subalpino (dattiloscritto), ad vocem; Relazione del sig. architetto I. Giulio nella causa della città di Novara contro li compadroni della roggia Mora, pubblicato in appendice a M. Crenna, Curiosità storiche sulla roggia Mora, in Boll. stor. per la provincia di Novara, LXXIX (1988), pp. 405-417; A. Bertolotti, Passeggiate nel Canavese, III, Ivrea 1868, pp. 401-403; L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte dalle origini al periodo romantico, Torino s.d. (ma 1961), p. 302; C. Brayda - L. Coli - D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 41; M. Trompetto, Storia del santuario di Oropa, Biella 1978, ad indicem; U. Bertagna, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861 (catal.), a cura di E. Castelnuovo - M. Rosci, Torino 1980, III, pp. 1037 s.; G.C. Sciolla, Il Biellese dal Medioevo all'Ottocento, Torino 1980, pp. 229 s., 258; P. San Martino, La cappella dell'ospedale di Filippo Castelli: Roma e Parigi per un moderno tempio "all'antica", in Studi piemontesi, XVI (1987), pp. 302, 304, 306 s.; A. Peyrot, in Acque, ruote e mulini di Torino, a cura di G. Bracco, Torino 1988, II, p. 177; M.G. Vinardi, I restauri del duomo di Biella, in Antichità ed arte nel Biellese, Atti… Biella... 1989, in Boll. della Società piemontese di archeologia e belle arti, n.s., XLIV (1990-91), pp. 394, 396-400, 402; F. Bosio, Cronistoria di Borgo d'Ale, Santhià 1997, p. 255.