RIGHETTI, Igino
RIGHETTI, Igino. – Nacque il 3 marzo 1904 a Riccione, da Vincenzo e da Silvia Sanchini, secondogenito di sei figli tutti maschi.
La famiglia si trasferì a Rimini, per seguire il padre nel lavoro in banca. Dopo aver frequentato il ginnasio Carducci, nel 1919 passò al liceo Luigi Galvani di Bologna, dove si diplomò tre anni dopo con una votazione alta, per iscriversi alla facoltà di giurisprudenza dell’Alma Mater. In questo periodo manifestò un interesse sentimentale più che dottrinario nei confronti del movimento nazionalista, dal quale si immunizzò attraverso la lettura dei classici della tradizione cristiana e delle opere di Giuseppe Toniolo. Nel 1921 fu coinvolto a Rimini nella riapertura dell’Università popolare, impegnandosi come segretario per offrire una proposta culturale alla città. La risposta fu inattesa: come si ricava da un suo consuntivo redatto per il bollettino Ariminum, nel 1923 si registrarono 400 iscritti e si tennero 34 conferenze, seguite in media da 150 partecipanti (Grassi, 1978, p. 51). Passato all’Università di Roma, per proseguire gli studi giuridici in un clima più adatto alla sua salute, nel 1924 fu nominato segretario della giunta diocesana dell’Azione cattolica riminese. Il giovane sviluppò una severa disanima della violenza fascista, denunciando l’«arbitrio» dilagante, a cui occorreva opporre il «comandamento evangelico dell’amore», nel quadro, peraltro, di uno Stato di diritto, per comporre «nella legge i contrasti che si formano nella realtà sociale» (L’Ausa, 26 settembre 1924). Alla dura reazione del periodico La Prora, Righetti replicò che i «moschetti», se potevano «seminare nuovi lutti», non avrebbero potuto «soffocare per sempre i principi di libertà e di giustizia» (6 dicembre 1924). Nel corso della polemica a distanza si celebrò l’assemblea dell’associazione, nella quale il segretario espose una relazione su L’odierno compito dei cattolici, condensato «in due termini precisi: preghiera e studio» (18 ottobre 1924). Pur in filigrana, Righetti delineava le prospettive dell’Azione cattolica, dopo la riforma di Pio XI, di fronte al processo di fascistizzazione, su cui si sarebbe misurato ancora nel 1927, accettando di reggere per pochi mesi la presidenza della giunta diocesana.
A Roma entrò in contatto con padre Giovanni Genocchi, che lo introdusse nel locale circolo aderente alla Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI), di cui divenne vicepresidente nel 1925. In questa veste, prese parte al Congresso federale celebrato a Bologna nello stesso anno, che indusse la S. Sede, prendendo a pretesto un incidente diplomatico, al ricambio dei vertici: come assistente e presidente furono nominati direttamente dal papa Giovanni Battista Montini e Righetti, in un legame di più stretta dipendenza dalla gerarchia ecclesiastica.
Il binomio, tuttavia, si mosse in una linea di continuità con la tradizione fucina, reinterpretata e arricchita nel contesto del confronto anche concorrenziale con il regime. La Federazione universitaria cattolica italiana, infatti, cercò di salvaguardare le realtà periferiche dalla pressione esercitata dai Gruppi universitari fascisti, sollecitando i soci a non aderirvi, in modo da non compromettere l’autonomia del movimento.
Sul piano formativo, fu ripresa la mozione presentata da Righetti al Congresso bolognese, che richiamava la «necessità che l’azione culturale dei circoli, diretta ad approfondire lo studio e la conoscenza della dottrina cristiana, si svolga nell’atmosfera di una profonda vita spirituale, con ritmo sempre più intenso, con un costante e continuo controllo dell’insegnamento universitario, in intima relazione con i problemi della moderna cultura» (Fanello Marcucci, 1971, p. 112).
Su questo asse, la proposta rivolta agli universitari – per riprendere i termini più significativi dei titoli degli articoli di Righetti – fu imperniata sull’affinamento della «coscienza», come spazio di maturazione di una «vocazione» che portasse all’assunzione di una «responsabilità» nel «mondo», superando, attraverso il confronto con la cultura contemporanea, lo schema duale di contrapposizione alle espressioni della modernità.
Per conseguire più efficacemente questo obiettivo, fu spostata a Roma la rivista Studium, a cui si affiancò nel 1928 Azione fucina con un taglio più snello, per lasciare più spazio nel mensile al dibattito culturale non solo nazionale. La produzione editoriale fu sostenuta attraverso la Società Studium, costituita nel 1927. La FUCI di Righetti si caratterizzò per una serie di iniziative che furono lanciate nel corso del suo mandato con cadenza annuale: nel 1926 fu promossa la Giornata fucina per i circoli aderenti; nel 1928 fu caldeggiata la Settimana di studio rivolta ai presidenti delle realtà periferiche; nel 1930 fu avviata la Pasqua universitaria. L’organizzazione fu poi sollecitata ad affrontare un tema comune, che veniva approfondito nei convegni di zona, per poi essere ripreso nell’assise nazionale celebrata all’inizio di ogni anno accademico. Un’incisiva rappresentazione di questa tensione fu resa nella Prefazione del presidente al quaderno di Montini Coscienza universitaria (Roma 1930).
Il consolidamento organizzativo mise in allarme il regime, che nel maggio del 1931 procedette alla chiusura forzata dei circoli giovanili cattolici, riaperti a settembre, dopo una faticosa mediazione, in seguito a un accordo che comportava per la FUCI, anche se solo formalmente, il superamento del modello federale. In questo periodo, Righetti, che nel momento più acuto del conflitto si rifugiò in Vaticano, conseguì la laurea, discutendo una tesi sul Diritto naturale in S. Tommaso, di cui fu pubblicato un estratto su Studium dopo la morte. La fuoriuscita dalla crisi spinse la FUCI ad accentuare la linea che è stata efficacemente definita di «afascismo» (Moro, 1975).
Al Congresso di Cagliari del 1932 fu approvata la proposta di Righetti di costituire il Movimento laureati di Azione cattolica, per prolungare l’esperienza maturata durante gli studi universitari anche nella realtà delle professioni. Nel 1934, dopo aver assunto l’insegnamento di diritto costituzionale all’Ateneo del pontificio seminario romano, il giovane romagnolo sposò Maria Faina, dalla quale ebbe due figli: Francesco (1935) e Giovanni Battista (1939).
Nominato segretario centrale, Righetti impresse al neonato movimento i tratti genetici della FUCI, che fissò nel volumetto Appunti per l’azione dei laureati (Roma 1934). Fu perfezionato lo sforzo di «una conciliazione» tra le «forme» della «modernità» e l’«insegnamento della verità» (Itinerari, 1959, pp. 77 s.), attraverso un’apertura più decisa alla riflessione teologica e filosofica soprattutto di matrice francese e tedesca. La Settimana di cultura religiosa di Camaldoli, istituita nel 1936, costituì lo spazio privilegiato per innervare la proposta formativa dei Laureati cattolici, che nel 1933 ereditarono dalla FUCI Studium, come canale di animazione culturale, e nel 1935 lanciarono il Bollettino di Studium, per curare i collegamenti con i gruppi periferici. In linea con l’articolazione delle attività fucine, sempre a partire dal 1936 iniziò la tradizione dei convegni annuali.
La formazione di una élite cattolica, secondo il peculiare modello dei movimenti intellettuali dell’Azione cattolica, ebbe un notevole influsso nella formazione della classe dirigente che nel dopoguerra assunse un ruolo di rilievo alla guida del Paese.
Morì a Roma il 17 marzo 1939 per l’acuirsi della malattia che l’aveva afflitto fin da giovane e non riuscì a cogliere i frutti dell’intenso lavoro profuso.
Opere. Un’antologia di scritti è raccolta in Itinerari, Roma 1959. Gli articoli del periodo riminese, dopo essere stati proposti in Antifascismo cattolico, a cura di L. Bedeschi - P. Grassi, Vicenza 1965, sono riprodotti in appendice a P. Grassi, Dagli intransigenti ai popolari. Il movimento cattolico a Rimini (1870-1926), Rimini 1978.
Fonti e Bibl.: Materiale documentario relativo a Righetti si trova nel fondo Fuci della Biblioteca apostolica Vaticana e negli archivi della FUCI e del Movimento laureati dell’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI. Di notevole interesse è il carteggio pubblicato in N. Antonetti, La Fuci di Montini e Righetti. Lettere di I. R. ad Angela Gotelli (1928-1933), Roma 1979.
L’unico profilo sistematico rimane A. Baroni, I. R., Roma 1948, a cui si può aggiungere il numero monografico Per la biografia di R. di Studium, LXXXI (1985), 1, e I. R. Una «giovinezza pensante» (1904-1939), a cura di G. Benzi - N. Valentini, Roma 2006. Numerosi riferimenti al suo impegno nell’associazionismo cattolico sono contenuti in G. Fanello Marcucci, Storia della Fuci, Roma 1971; R. Moro, Afascismo e antifascismo nei movimenti intellettuali di Azione cattolica dopo il ’31, in Storia contemporanea, VI (1975), 4, pp. 619-934; R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologna 1979, passim; Chiesa, Azione cattolica e fascismo nell’Italia settentrionale durante il pontificato di Pio XI (1922-1939), a cura di P. Pecorari, Milano 1979, passim; In ascolto della storia. L’itinerario dei «Laureati cattolici» 1932-1982, Roma 1984, passim; Fuci, coscienza universitaria, fatica del pensare, intelligenza della fede. Una ricerca lunga 100 anni, Cinisello Balsamo 1996, passim; M.C. Giuntella, La Fuci tra modernismo, Partito popolare e fascismo, Roma 2000, passim.