IGINO il Bibliotecario
Gaio Giulio Igino probabilmente nacque in Spagna, donde presto passò in Alessandria, per essere più tardi (47 a. C.) condotto da Cesare a Roma. Fu scolaro di Alessandro Polistore, liberto di Augusto; divenne posteriormente prefetto della biblioteca palatina. Ebbe scolaro Giulio Modesto; fu familiarissimo di Ovidio e di Clodio, Licinio, il console suffectus del 4 d. C., identico probabilmente con l'autore delle Res Romanae. E se questi narrava che I. morì in estrema miseria, è lecito supporre che lo scrittore, caduto in disgrazia, fosse stato allontanato dalla direzione della biblioteca.
Scrisse di agronomia due opere, una d'indole più generale: De agricultura, l'altra particolare: De apibus. Del primo scritto sono citati due libri. Columella afferma che in questo campo di studî egli fu maestro di Virgilio, ma è anche certo che compilava da autori, specialmente greci. Scrisse un commento filologico al Propempticon di Asinio Pollione, composto da Elvio Cinna (opera d'un poeta erudito, che abbisognava di dilucidazioni), e inoltre commenti a Virgilio, nei quali riprendeva perfino la dizione virgiliana e trovava errori, che giustificava per la mancanza del limae labor. Delle opere storiche e geografiche si ha ricordo di un De vita rebusque inlustrium virorum in almeno sei libri (dei quali forse fu compilato un estratto in due libri); di Exempla, nella quale opera (che aveva precedente, come la prima, in Cornelio Nepote) doveva essere esposto quanto nelle più diverse opere gli era parso interessante e istruttivo; di un De familiis Troianis, ove si parlava di quelle famiglie romane che si vantavano di discendere da Enea (argomento già trattato da Varrone); e di un De origine et situ urbium italicarum. I. scrisse anche di antichità sacre (De proprietatibus deorum e De dis Penatibus), avendo a precedenti Varrone e Nigidio Figulo.
I. il Bibliotecario fu un semplice erudito, un compilatore non originale, non diverso dal suo maestro Alessandro Polistore. La mancanza di originalitä dovette contribuire a far perdere le sue opere.
Si è in generale d'accordo, per quanto manchino prove esteriori, nel tener distinto questo I. dall'Igino autore del manuale astronomico e del mitologico (v. sopra).
Bibl.: M. Schanz, Gesch. der röm. Lit., 3ª ed., II, i, Monaco 1911, p. 511 segg.; Tolkiehn, in Pauly-Wissowa, Real-Encyckl., X, col. 628 segg.