COCCHI, Igino
Nacque ad Aulla in provincia di Massa e Carrara il 27 ottobre del 1827 da Giuseppe e da Anna Vico. Compì gli studi universitari a Pisa, d0ve si laureò nell'anno 1852. La sua passione per le scienze naturali lo distinse tra gli allievi di P. Savi, che lo volle come suo aiuto nell'insegnamento della zoologia. Il C. volse ben presto la propria attenzione alla geologia e alla paleontologia, e divenne amico di G. Meneghini, dal 1849 docente di mineralogia e di geologia all'ateneo pisano. L'insegnamento del Meneghini, profondo conoscitore della geologia e paleontologia europea, traduttore e seguace del geologo inglese sir R. I. Murchison, ebbe grande influenza sulla formazione scientifica del C. e di una schiera di giovani naturalisti da C. D'Ancona a D. Pantanelli e A. Issel.
La scuola pisana rappresentava intorno agli anni Cinquanta uno dei pochi centri vitali di studi paleontologici e geologici in Italia. Fu dietro suggerimento del Meneghini che il C. intraprese, appena laureato, un lungo viaggio di studi a Parigi e a Londra. La visita alla Société géologique de France, ma ancor più i contatti con la Geological Society di Londra e la School of Mines della capitale inglese, lo convinsero che solo una solida base istituzionale poteva garantire il rifiorire della grande tradizione di studi geologici italiani. Il C. constatava inoltre che l'Italia era l'unico grande paese europeo di cui mancasse una carta geologica. Il problema della scienza nazionale - un punto su cui insisteva spesso il patriota Meneghini, suo maestro - e di come soddisfare il proprio interesse per la ricerca geologica si fece più acuto dopo l'unificazione del paese; il C., unitamente ad esponenti della scuola naturalistica piemontese quali Q. Sella e F. Giordano, esercitò pressioni per ottenere dallo Stato finanziamenti e supporto. Il progetto di realizzare una carta geologica del Regno d'Italia divenne la leva con cui il C. e i geologi italiani cercarono in varie riprese, ma con scarso successo di risultati, di convincere le autorità governative a farsi promotrici della ricerca geologica. La storia della costituzione del Comitato geologico d'Italia, di cui il C. fu ispiratore e primo presidente, illustra in modo esemplare l'opportunismo politico che ispirava l'azione governativa a sostegno delle scienze naturali. Il C. ed il Giordano riuscirono infatti a più riprese ad ottenere decreti a favore delle ricerche geologiche, ma solo in occasione di avvenimenti quali l'Esposizione internazionale di Firenze, o di Parigi e di Londra, allorché le autorità italiane, sperando di richiamare investimenti stranieri in Italia per la costruzione di strade e ferrovie, volevano offrire una immagine promettente della ricerca geologica. Così, in vista dell'Esposizione internazionale di Londra del 1862 il ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio emanava il 28 luglio 1861 un decreto che istituiva una giunta consultiva per la preparazione della carta geologica. La giunta tenne la sua prima riunione a Firenze, in occasione dell'apertura dell'Esposizione internazionale nella nuova capitale del regno. Il Sella fu incaricato di visitare le società geologiche e gli istituti cartografici europei per approfondire la conoscenza dei metodi adottati nei centri di ricerca più avanzati. Il rapporto del Sella convinse il ministro F. Cordova a decretare nel dicembre l'avvio dei lavori per la carta geologica. Tuttavia, come disse il C., uno degli ispiratori della giunta, il decreto "non venne posto in esecuzione perché, sia che paresse spesa soverchia, sia per tutt'altra causa, la somma relativa non venne posta nel bilancio dello Stato" (Brevi cenni..., p. 81). L'arretratezza della geologia italiana rispetto alle grandi imprese cartografiche francesi, belghe, austriache e britanniche fu drammaticamente evidente all'Esposizione internazionale di Londra del 1862.
I preparativi per l'Esposizione internazionale di Parigi del 1866 riaccesero le speranze del C. e dei suoi colleghi. Il 18 apr. 1866 il ministro dell'Agricoltura D. Berti istituiva una sezione geologica nel Consiglio delle miniere, di cui chiamava a far parte il C., il Meneghini e G. Scarabelli. Nel novembre la R. Commissione per l'Esposizione di Parigi sollecitava il ministro a riprendere il progetto per la carta geologica. Il C. fu nominato presidente della sezione geologica, con l'incarico di dirigere i preparativi per la carta. Il tempo a disposizione per presentare i primi fogli era pochissimo. Il C. riuscì tuttavia a raccogliere il materiale cartografico frutto di precedenti lavori di prospezione, e ne riportò i risultati, uniformando simboli, colori e denominazioni stratigrafiche, sulla carta edita nel 1864 dallo Stato Maggiore dell'esercito. Mancavano quasi completamente informazioni sui terreni dell'Italia meridionale ed insulare, così che vennero esposte solo le carte, molto semplificate, dell'Italia centrale e settentrionale. La carta così esposta non fu però mai pubblicata.
La ricerca e la faticosa collazione dei dati convinsero il C. dell'arretratezza della ricerca geologica italiana; egli ebbe parole di critica anche nei confronti della grande tradizione di studi geologici italiani del secolo precedente. A suo vedere, "il carattere della geologia italiana, volta principalmente ai concetti astratti e a formular teorie, non si era di buon'ora piegata a lavori descrittivi, lunghi, accurati... Non è perciò da stupire se i lavori per la esatta conoscenza del suolo, non sono proporzionali alla quantità di tempo o alla potenza degli ingegni che a questi studii si dedicarono" (Brevi cenni..., p. 23). Il faticoso lavoro del C., servì almeno a sottolineare l'urgenza di misure adeguate. Il 15 dic. 1867 il ministro dell'Agricoltura E. Broglio decise di istituire il Comitato geologico di Italia, presieduto dal C., e composto da G. Meneghini, F. Giordano, L. Pasini e B. Gastaldi, Tuttavia, ancora una volta le buone intenzioni non ebbero seguito: nel 1869 il Comitato ebbe un segretario, nel 1873 un archivio cartografico e la biblioteca. Solo nel 1877 si giunse alla costituzione del primo gruppo di ingegneri rilevatori. Il C. fu presidente del Comitato dal 1867 al 1873, anno in cui, col trasferimento della capitale a Roma, al Comitato vennero assegnati alcuni locali nel palazzo del ministero dell'Agricoltura. Dal 1860 il C. era professore ordinario di geologia presso l'istituto di studi superiori di perfezionamento di Firenze, e curatore della collezione di paleontologia del Museo di fisica e storia naturale di Firenze; nel 1873 lasciò la presidenza del Comitato geologico e l'insegnamento, convinto che il suo sogno di vedere realizzata in Italia una istituzione scientifica statale di dignità pari alle consorelle inglesi, francesi e tedesche non poteva realizzarsi. Egli assunse la direzione della Società marmifera d'Arni, istituita per migliorare con contributi scientifici lo sfruttamento dei marmi delle Alpi Apuane.
Il C. rimase tuttavia legato alle vicende della geologia italiana. La riluttanza dello Stato nell'intraprendere un'opera di seria promozione delle scienze naturali convinse i geologi italiani - riuniti nel secondo congresso internazionale di geologia a Bologna - a costituire la Società geologica italiana, ufficialmente inaugurata con la seduta del 30 sett. 1881. Le vicende dei primi decenni di vita della società fanno sospettare che le carenze delle scienze naturali italiane non dipendessero solo dalla scarsa sensibilità dei governi nei confronti delle scienze. Il 31 marzo 1889 la Società geologica italiana annunciava il tema delprimo premio Molon, "Storia dei progressi della geologia in Italia negli ultimi venticinque anni (1860-1885)". È significativo che nessun geologo abbia presentato una memoria. Il C. fu presidente della Società geologica nel 1887 e nel 1895. Nei due discorsi sullo stato della ricerca geologica in Italia rivolti all'assemblea dei soci, il C. lamentava la scarsa vitalità istituzionale della geologia italiana. La pubblicazione delle due riviste della Società, il Bollettino e le Memorie, era saltuaria, la situazione finanziaria disastrosa, e la concessione di "uno stanzino" presso la sede del Comitato geologico in Roma forniva strumenti istituzionali e scientifici "al di sotto delle più modeste esigenze individuali, non che di quelle di una società" (in Discorso inaugurale del presidente, p. 10). Nella relazione ai soci del 1895, il C. ripeteva le amare riflessioni del 1887, e li invitava a contare solo sulle loro forze per rendere la Società vitale e scientificamente aggiornata. È tuttavia significativo che il C. volse sempre più la sua attenzione alla geologia applicata, contribuendo alle propezioni tecniche per la costruzione del nuovo acquedotto fiorentino, e pubblicando memorie di propaganda scientifica per varie società di acque termali. La ricerca geologica avanzata richiedeva strutture e finanziamenti cui la buona volontà di singoli amatori non poteva supplire. Negli ultimi anni della sua carriera il C. si ritirò nella fattoria agricola che possedeva in provincia di Arezzo, e si dedicò con entusiasmo a questioni di agricoltura sperimentale.
Morì a Livorno il 18 ag. 1913.
Il contributo originale del C. alla geologia descrittiva è concentrato nei primi anni della sua carriera, ed è limitato allo studio dei terreni toscani. Nel 1855 il C. presentò una memoria di un certo interesse sulle Roches ignées et sédimentaires de la Toscane dans leur succession géologique (in Bull. de la Soc. géol. de France, XIII [1855-56], pp. 220-300).
Il C. passò poi allo studio della Val di Magra e delle Alpi Apuane. Con l'aiuto delle pur scarse risorse del Comitato geologico, intraprese uno studio sistematico dell'isola di Elba, che pubblicò nel 1870 (Cenni sui terreni stratificati dell'Isola d'Elba, in Boll. del R. Com. geol. d'Italia, I [1870], pp. 39-55). Valido fu anche il contributo dato agli studi paleontologici. Nel 1864 pubblicò uno studio tassonomico su di una Nuova famiglia di Pesci Labroidi. Studi paleontologici (Firenze 1864), ed intervenne più volte nel dibattito sull'antichità dell'uomo, e sulla determinazione dell'epoca geologica dei reperti fossili che accompagnavano i resti umani. Riprendendo i lavori di J. Boucher de Crèvecoeur de Perthes del 1847, E Lartet esprimeva nel 1860 la convinzione che i reperti umani ritrovati in Francia dovessero assegnarsi a strati geologici di considerevole antichità, ad una epoca in cui Francia ed Inghilterra erano ancora unite. Il C. rispose alle osservazioni del Lartet in un opuscolo (Sulla supposta antichità delle società umane nell'Italia Centrale. Lettera a E. Lartet, Firenze 1864) che raccoglieva una serie di interventi pubblicati sul giornale fiorentino La Nazione. In una successiva memoria del 1865 (Di alcuni resti umani e degli oggetti di umana industria preistorici raccolti in Toscana, in Mem. d. Soc. it. di sc. nat., I [1865], 1, pp. 3-32), Poi ampliata nel volume L'uomo fossile dell'Italia Centrale. Studi paleoetnologici (Firenze 1867), il C. affermava di essersi dedicato allo studio dell'antropologia fisica fossile perché preoccupato dai risultati raggiunti dal Boucher de Perthes e dal Lartet. I ritrovamenti della Val d'Arno - l'unica regione da lui esplorata con metodo rigoroso - e lo studio delle argille della località L'Olmo, in cui aveva trovato un cranio fossile, gli permettevano di concludere che l'uomo fossile toscano "non poteva invecchiarsi oltre l'ultima deposizione dell'argilla quaternaria". Al pari di molti naturalisti impegnati direttamente in ricerche sul campo, il C. non prese parte al dibattito sul darwinismo, e fu riluttante ad esprimere la sua opinione su questioni di geologia teorica benché non nascondesse la propria simpatia per le idee del geologo Charles Lyell, e di sir R. I. Murchison. L'interesse per le acque termali e la climatologia che caratterizzò gli ultimi anni dell'attività scientifica del C. produsse una serie di memorie sulle sorgenti di San Gemini ed una Proposta di una carta idrologica e climatologica d'Italia (in Atti del V Congresso di idrologia e climatologia, Parma 1898).
Nel 1902 il C. intraprese un viaggio in Finlandia. Il vecchio naturalista divenne un ammiratore della cultura e della società finnica, tanto da dedicare gli ultimi anni della sua vita allo studio di quella lingua e della tradizione letteraria finnica. Nel 1909 pubblicò la prima traduzione italiana del poema epico Kalevala (I-II, Firenze 1909). Le sue ricerche geologiche e paleontologiche e il suo impegno per lo sviluppo delle ricerche scientifiche in Italia rappresentano un punto di riferimento importante nello sviluppo delle scienze naturali italiane nella seconda metà del diciannovesimo secolo.
Tra le opere del C. si ricordano: Mappe e carte. Combustibili,fossili,sali,solfo,marmi ed altri prodotti litoidi, Torino 1865; Sulla geologia dell'alta Val di Magra, in Mem. della Soc. italiana di sc. nat., II (1866), 5, pp. 3-17; L'uomo fossile dell'Italia centrale,ibid. 7, pp. 3-80; Proprietà ed uso dei combustibili fossili. Lezione popolare pronunciata nel R. Museo di fisica e storia naturale di Firenze il 17 marzo 1867, Firenze 1867; La misura del tempo in geologia, ibid. 1867; Del granito di Val di Magra, in Boll. del R. Com. geol. d'Italia, I (1870), pp. 229-35; Di un lembo di terreno tettonico in Val di Magra,ibid., pp. 235-48; Note geologiche sopra Cosa,Orbetello e Monte Argentario nella provincia di Grosseto,ibid., pp. 277-309; Su due scimmie fossili italiane,ibid., III (1872), pp. 59-71, Del terreno glaciale delle Alpi Apuane,ibid., pp. 187-97; Brevi cenni sui principali istituti e comitati geologici e sul R. Comitato geologico d'Italia,per servire di introduzione al I volume delle Memorie, in Mem. del R. Com. geol. d'Italia, I (1871), pp. 3-33; Cataloghi della collezione centrale italiana di paleontologia. Raccolta degli oggetti de' così detti tempi preistorici, Firenze 1872; Solenne commemorazione di Quintino Sella nell'Accademia Petrarca di Arezzo, Firenze 1884, pp. 7-24; Discorso inaugurale del presidente, in Boll. della Soc. geol. it., VI (1887), pp. 424-31, 465 s.; Discorso di apertura della XIV adunanza estiva tenuta in Lucca dal15 al 19 sett. 1895) ibid., XIV (1895), pp. 265-75; Di uno scheletro di Elephas Antiquus trovato presso Arezzo,ibid., pp. 276 s.; Commissione per lo studio di un nuovo acquedotto fiorentino. Esperimento di colorazione artificiale delle acque della Turrite secca, Firenze 1894; Discorso per l'inaugurazione del monumento al prof. G. Meneghini, Pisa 1900.
Fonti e Bibl.: La Bibl. dell'ist. di geologia dell'università di Firenze possiede la collez. completa delle opere del C., e una importante collez. di estratti su temi di geologia, paleontologia, paleoetnologia e idrologia raccolti dallo stesso C. nel corso della sua carriera. Non si hanno notizie di fondi manoscritti. Necr. in Boll. del R. Com. geol. d'Italia, IV (1913-14), pp. 1-7; in Boll. della Soc. geol. it., XXXII (1913), pp. XCIX-CII; A. Tellini, La società geolog. italiana. Origine e sviluppo, in Rass. delle scienze geol., II (1892), pp. 90-103.