Iesi
Tutte le fonti concordano nell'indicare Iesi come città natale di Federico II e nel fissare la data dell'evento "in festo Sancti Stephani", come riportano il Chronicon di Riccardo di San Germano e il Breve Chronicon de rebus Siculis, o "nocte quae praecedit dormitionem Johannis Evangelistae", come annota Alberto di Stavelot.
La scelta di Iesi, città fortificata ubicata su un terrazzo elevato un centinaio di metri sulla piana alluvionale alla sinistra del bacino idrografico dell'Esino, era stata dettata, oltre che da ragioni contingenti legate verosimilmente al compimento dei giorni del parto, da motivi di sicurezza ‒ come peraltro era avvenuto con la diversificazione del percorso rispetto a quello del consorte Enrico VI nell'attraversamento dell'Italia di ritorno dalla Germania ‒ che fecero preferire a Costanza e al seguito la costa adriatica e da precise circostanze politiche, tenuto conto che Iesi era città fedele all'Impero e che il territorio iesino era un importante nodo di comunicazione tra Matelica e Ancona.
Nessuna testimonianza ci attesta che la nascita fosse avvenuta nella piazza antistante la cattedrale, la Platea Sancti Floriani, il centro politico-amministrativo e religioso della città, e la stessa presenza al parto di quindici tra vescovi e cardinali riferita da Alberto di Stavelot parrebbe più un espediente per enfatizzare l'evento che una realtà. Comunque che la nascita di colui a cui fu imposto inizialmente il nome di Costantino destasse qualche sospetto per l'età avanzata della madre, ormai quarantenne e per di più primipara, non sembra da escludersi. Infatti ciò che accadde a Iesi il 26 dicembre 1194 venne in maniera colorita e pittoresca raccontato da Salimbene de Adam che, oltre al dato inconfutabile della nascita nella città marchigiana ("[…] est autem Esium civitas in qua Fridericus imperator natus fuit"), racconta la diceria che Costantino-Federico fosse figlio di un beccaio e che, essendo "molto anziana", Costanza avesse simulato la gravidanza ricorrendo alla messinscena di nascondere il bambino appena ricevuto dal "padre vero sotto le vesti per farlo credere partorito da lei". A suffragare questa insinuazione Salimbene riporta tre testimonianze: innanzitutto il fatto che "succedeva facilmente che le donne si comportassero in questo modo"; inoltre che Merlino avesse scritto a proposito di Federico "di nascita insperata e miracolosa", forse memore delle parole dello stesso Federico contenute nella lettera indirizzata agli iesini nell'agosto 1239: "per illud miraculum quo mater mea genuit me"; infine il ricordo di un diverbio intercorso tra Federico e il suocero Giovanni di Brienne quando quest'ultimo lo aveva apostrofato "nel suo francese […] figlio di un beccaio". "E l'imperatore s'intimidì e non osò dire parola", aggiunge Salimbene.
Comunque all'avvenimento e al luogo della sua nascita Federico non disdegnava di attribuire un significato biblico-messianico in una lettera indirizzata agli abitanti di Iesi nell'agosto del 1239, in un momento di forti tensioni con il papato, con l'intento di far della sua città natale nel territorio della Marca uno dei capisaldi della sua politica antipapale.
Dopo una lunga e articolata arenga sull'importanza che assume il luogo nativo nella storia personale di ogni uomo, l'imperatore dichiarava per questo di amare Iesi, "nobile città della Marca, insigne principio della nostra vita, terra ove la nostra culla assurse a particolare splendore". Di qui era del tutto naturale che Federico richiamasse il paragone di Iesi con Betlemme ("la nostra Betlemme") e le attribuisse la pericope biblico-evangelica (Mt. 2,6): "E tu Betlemme, città della Marca, non sei la più piccola tra le città della nostra stirpe. Da te infatti è uscito il principe dell'Impero romano chiamato a reggere e proteggere il tuo popolo e a non permettere che tu debba essere ancora sottoposta ad un governo nemico. Sorgi, dunque, prima genitrice e scuoti l'angusta oppressione". Attribuita a Pier della Vigna, questa lettera non solo si caricava di significati messianici, ma con l'attribuzione a Costanza d'Altavilla del titolo di "diva mater" esaltava le tradizioni imperiali proprie della sua dinastia. Del resto questa coscienza imperiale aveva dimostrato Costanza con la scelta del nome Costantino per il figlio, cui furono aggiunti quelli dei nonni Federico e Ruggero al momento del battesimo. Dove avvenisse il rito liturgico le fonti non dicono: è da ritenere che il luogo naturale della cerimonia fosse la cattedrale di S. Floriano dove era collocato il fonte battesimale. È stato ipotizzato in proposito che a Iesi si fosse svolto solo il rito della infusione dell'acqua mentre tutti gli altri adempimenti rituali, l'abrenuntiatio diaboli, la professio fidei, l'aperitio degli occhi e delle orecchie, ecc., avessero avuto luogo nella cattedrale di Palermo; ciò per conciliare quanto riportato dall'autore dei Gesta Innocentii III che afferma Federico non essere ancora battezzato ("necdum etiam baptizatum") al momento dell'incoronazione quale re dei Romani avvenuta nel 1196 quando aveva due anni.
Documenti successivi riguardanti i rapporti di Federico II con Iesi non sono in numero tale da confermare questo legame esaltato con accenti enfatici dall'imperatore con la lettera dell'agosto 1239. Nell'ottobre dello stesso anno re Enzo, figlio di Federico II, legato imperiale per l'Italia, concedeva all'"universitas civitatis Esii […] totum et integrum comitatum Esinum cum castris, villis, castellanis, villanis eius et foris habitantibus, etc." con la clausola che non sarebbe intervenuto nessun accordo con la Chiesa prima che questo privilegio fosse ratificato (Historia diplomatica, V, pp. 463-464).
Con questo atto Iesi entrava a pieno titolo nel novero dei territori appartenenti al demanio imperiale, anzi con la revoca del bando contro la città da parte di re Enzo, il 30 gennaio 1240, Iesi assunse una funzione di assoluta preminenza nei confronti del contado (Carte diplomatiche Jesine, 1884, nr. XLII). E non fu solo un ruolo economico quello esercitato dalla città natale di Federico, ma anche politico con il predominio della fazione ghibellina e l'adesione incondizionata alla causa dell'imperatore. Né valse l'intervento di Innocenzo IV del 2 luglio 1246 a favore della fazione guelfa a ristabilire la pace nella città (Bullarum Collectio, nr. 6) che, invece, fu raggiunta all'inizio del 1248, dopo la sconfitta subita da Federico a Parma, con l'arrivo a Iesi del cardinale Raniero del titolo di S. Maria in Cosmedin, vicario del papa per la Tuscia, il ducato di Spoleto e la Marca anconetana. Il cardinale Raniero il 13 febbraio 1248 confermò agli uomini di Iesi i loro beni ampliando i privilegi di re Enzo e li assolse dalle offese arrecate alla Chiesa (Historia diplomatica, VI, p. 754). Ma la mancata conferma del privilegio di Raniero da parte del papa riattestò gli iesini di nuovo sul fronte imperiale. Un nuovo cambiamento di fronte si ebbe nel 1250 quando l'11 marzo Iesi sottoscriveva a Fabriano insieme ad Ancona e Acervia un'alleanza che proibiva ogni accordo separato con i ribelli della Chiesa, ma la sconfitta delle forze filopapali nell'estate dello stesso anno e la fuga del nuovo rettore della Marca, il cardinale Pietro, fecero ritornare Iesi alla sua primigenia tradizione ghibellina. Nell'autunno del 1250 su richiesta dell'imperatore venne chiamato come podestà di Iesi Pietro di Aversa che risulta nell'esercizio delle sue funzioni il 2 dicembre 1250 (Carte diplomatiche Jesine, 1884, nr. CIX), dieci giorni prima che Federico cessasse di vivere.
fonti e bibliografia
Iesi, Archivio Capitolare, Bullarum Collectio.
Alberto di Stade, AnnalesStadenses, in M.G.H., Scriptores, XVI, a cura di J.J. Lappenberg, 1859, p. 199.
Riccardo di San Germano, Chronicon, in Cronisti e scrittori sincroni napoletani editi ed inediti, II, Storia della monarchia: Svevi, a cura di G. del Re, Napoli 1868, p. 13.
Breve Chronicon de rebus Siculis, in Historia diplomatica Friderici secundi, I, 2, pp. 1, 2, 4, 889, 891.
Historia diplomatica, V, pp. 463-464; VI, p. 754.
Gesta Innocentii III papae, in J.-P. Migne, Patrologia Latina, CCXIV, Parisiis 1855, coll. 17-228.
Carte diplomatiche Jesine trascritte ed annotate da A. Gianandrea, in Collezione di documenti storici antichi, inediti ed editi, rari delle città e terre marchigiane, a cura di C. Ciavarini, V, Ancona 1884.
W. Hagemann, Jesi im Zeitalter Friedrichs II., "Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken", 36, 1956, pp. 138-187.
Salimbene de Adam, Chronica, a cura di G. Scalia, Bari 1966.
W. Hagemann, Jesi nel periodo di Federico II, in Atti del convegno di studi su Federico II, Jesi, 28-29 maggio 1966, Jesi 1976, pp. 19-72.
H.M. Schaller, La lettera di Federico II a Jesi, ibid., pp. 83-89; Federico II e le Marche, catalogo della mostra, a cura di M.V. Biondi, Ancona 1998.
R. Bigliardi, Federico II e la sua città natale. La storia, la leggenda, il mito, ibid., pp. 69-76.
F. Bonasera, La città di Jesi al tempo di Federico II, in Federico II e le Marche. Atti del Convegno di studi, Jesi, Palazzo della Signoria, 2-4 dicembre 1994, a cura di C.D. Fonseca, Roma 2000, pp. 243-246.
C. Urieli, Federico II e la Chiesa di Jesi, ibid., pp. 17-84.