IERODULO (gr. ἱεροδοῦλος, da ἱερός "sacro" e δοῦλος "schiavo")
Nome dato nell'antichità agli schiavi, divenuti tali per compra o conquista, ovvero volontariamente per l'adempimento di un voto, i quali compivano i diversi servizî nei templi.
La stessa parola greca "ierodulía" si usò anche a designare un istituto, in origine proprio delle religioni semitiche e in ispecie della Cananea: furon dette ieroduli le persone di ambo i sessi (in ebr. qedheshim o qedheshoth), che esercitavano la prostituzione tanto all'aperto sugli "alti luoghi" quanto entro locali annessi ai templi, in onore dei Baalim, per il culto dei quali si spendeva il prezzo che se ne ricavava (cfr. Deuteronomio, XXIII, 18). L'istituzione bene s'accordava con l'indole delle religioni Iiaturalistiche, per le quali la generazione era una palese manifestazione della potenza misteriosa e divina della natura. Si diffuse anche tra gli Ebrei, dopo il loro stabilimento in Palestina, eccitando la reazione dei devoti a Jahvè e soprattutto dei profeti (cfr. p. es. Genesi, XXXVIII; Amos, II, 7; Osea, IV, 13); e dalla Fenicia si diffuse pure in Occidente. V. anche Prostituzione.
Bibl.: W. R. Smith, Lectures on the Religion of the Semites, Londra 1889-1901; W. Nowack, Lehrbuch der hebr. Archäologie, Friburgo in B. 1894.