IDRARÎ
. Ordine d'Idrozoi (v.) che presentano soltanto forme fisse, polipoidi. Tali polipi si riproducono asessualmente per gemmazione, senza dar luogo a colonie permanenti, e sessualmente per cellule germinali maschili e femminili, che si originano nella parete del corpo del polipo stesso, talora ermafrodita. Il corpo del polipo, sempre nudo, ossia senza periderma, ha per lo più forma di tubo o di sacco allungato, fissato a un'estremità, espansa in un disco pedale, libero all'estremità opposta, ove si apre la bocca quasi sempre circondata da tentacoli cavi, nei quali cioè si continua la cavità celenterica.
Vivono in maggioranza fissati su oggetti sommersi, ad esempio sulle foglie di piante acquatiche, nelle acque dolci, come le specie del genere Hydra (v. idra), altri nelle acque marine, come la Protohydra, notevole per la mancanza di tentacoli intorno alla bocca. Agl'Idrarî fu dubitativamente riferito il Polypodium hydriforme Ussow, del quale fu descritto uno stadio polipoide a vita libera, munito di 24 tentacoli cavi, vivente sul fondo fangoso dei fiumi, e uno stadio parassita delle uova di uno storione del Volga l'Acipenser ruthenus, rappresentato da uno stolone con molte gemme chiuso a spirale nell'uovo; le gemme sono capaci di dare, dopo uscite dall'uovo, ciascuna un polipo libero; ma più recenti osservazioni sulla generazione sessuale, prima sconosciuta, porterebbero, se confermate, a collocare questa forma tra gli Scifozoi o Acalefe.