IDOLO (lat. idülum; gr. εἴδωλον, diminutivo di εἶδος, e quindi "piccola immagine", "immagine")
Nello stadio naturistico della religione il divino, fosse esso concepito come forza impersonale inanimata (il mana) ovvero personale e animata (demone, spirito), si credeva risiedere ed essere quasi incorporato in qualche oggetto naturale, una pietra, un metallo, un legno e anche un determinato animale. Quando poi alla divinità si attribuì una forma e natura simile a quella dell'uomo (antropomorfismo; v.) essa fu rappresentata in figura umana; la quale, rozza al principio, col crescere della civiltà si fece sempre più fine, tanto da toccare le più alte vette nell'arte greca, che seppe esprimere plasticamente le diverse proprietà e caratteristiche dei singoli numi.
A una tale figura è stato attribuito un valore non puramente rappresentativo, ma, come prima a oggetti non rappresentativi, realistico, di sede e organo della divinità rappresentata, che così era concepita realmente presente nel suo idolo. Perciò in senso più largo idolo fu detto qualsiasi oggetto in cui si credeva presente un nume, anche quando, secondo l'uso più antico, esso non aveva forma umana. Una forma intermedia tra l'idolo aniconico e quello iconico era p. es. l'erma (v.). Altre volte l'idolo aveva forma animale, o in parte animale e in parte umana, come spesso in Egitto, ovvero forma umana sovrapposta a un animale, come si vede nei monumenti babilonesi. V. anche feticismo.
Filosofia. - Come termine filosofico il nome idolo ha avuto due distinti significati. Il primo è quello che esso ebbe nella gnoseologia dell'atomismo antico. Già Democrito aveva concepito-la sensazione come prodotta da una sorta di emanazione, mediante la quale gli oggetti colpissero gli organi di senso. Nel caso della visione, questi efflussi dovevano presentarsi come sottili copie delle cose da cui derivavano: di qui il loro nome di εἴδωλα, "piccole immagini". Epicuro, riprendendo la concezione democritea, la estese anche al campo della fantasia, considerando la sensazione come provocata da un continuato e costante efflusso di idoli, e l'immaginazione come risultante dall'azione di singoli idoli dispersi, in vario modo combinantisi tra loro e penetranti nel cuore umano, sede della coscienza, non attraverso gli organi di senso bensì attraverso i pori della pelle. Il secondo significato del termine è quello che gli attribuì Francesco Bacone quando, designando con esso le erronee credenze degli uomini, che la nuova filosofia doveva nel suo compito negativo eliminare, distinse le quattro classi degli idola tribus, specus, fori e theatri.