IDAS
(῎Ιδας). − Figlio di Afareo e di Arene, discendente dalla stirpe di Perieres (o Oibalos, re di Sparta).
Suoi fratelli erano Linceo e Pisos; cugini Castore e Polluce per parte di Tindaro, e Hilaeira, Phoibe, Arsinoe per parte di Leucippo. Sposò Marpessa, dopo una contesa con Apollo che l'aveva rapita. Ne ebbe Cleopatra Alcionea, che andò sposa a Meleagro. Regnò sulla Messenia. Con il fratello Linceo partecipò all'impresa di Giasone e fu tra coloro che cacciarono il cinghiale calidonio. Al centro del mito sta il dissidio con i cugini Castore e Polluce. Se ne conoscono due episodî: a) lotta per la spartizione del bottino comune fatto in Arcadia, vendetta dei Dioscuri contro la ingiusta spartizione compiuta dagli Afaridi con il ratto degli armenti di Messenia, reazione di Linceo e I.; b) ratto delle Leucippidi ad opera dei Dioscuri, nonostante esse (Hilaeira e Phoibe) fossero già promesse agli Afaridi, inseguimento da parte di costoro. In entrambi gli episodî l'esito della lotta è abbastanza simile: Linceo uccide Castore, Polluce uccide Linceo, Zeus fulmina I., mentre si accinge ad abbattere Polluce.
Il mito ebbe tale favore presso gli antichi che ogni episodio è stato oggetto di rappresentazioni figurate. In una metopa del Tesoro dei Sicionî a Delfi, compaiono Polluce, Castore, I., in atto di trascinare seco i buoi rapiti in Arcadia. In una lastra del lato N dell'altare di Zeus a Pergamo è stata descritta la lotta fra gli Afaridi e i Dioscuri appoggiati da Afrodite, Dione ed Eros (v. fig. 109). Il fregio del lato N dello Heroon di Giölbashi-Trysa (museo di Vienna) mostra la scena del ratto delle Leucippidi e l'inseguimento da parte degli Afaridi.
Ricordiamo fra le rappresentazioni vascolari del mito: a) anfora a figure nere di Amasis al museo di Berlino (n. 1688), con Hermes fra Apollo e I.; b) psyktèr a figure rosse del Pittore di Pan, da Agrigento, a Monaco (n. 2417), con un fregio continuo di otto personaggi: I., Euenos, Marpessa, Apollo, Artemide, Zeus, Hermes, Hera (o Letò); c) kàlpis àpula della Collezione Jatta di Ruvo (n. 1418), con rappresentazione della caccia al cinghiale calidonio, cui prendono parte i Dioscuri e gli Afarindi.
Bibl.: Ch. Picard, Manuel, I, Parigi 1935, p. 480, fig. 147; p. 484; II, 2, 1939, p. 885; H. Kähler, Pergamon, Berlino 1949, fig. 9; G. Niemann, Das Hesroôn von Giölbaschi-Trysa, in Jahrbuch des Hallerh. Kaiserhauses, 1889, p. 1 ss.; J. D. Beazley, Black-fig., p. 150, n. 9; S. Papaspiridi Karousou, The Amaisis Painter, Oxford 1956, p. 5, n. 8; J. C. Hoppin, A Handbook of Attic Red-figured Vases, Cambridge 1919, II, p. 315, n. 28; J. D. Beazley, Der Pan-Maler, Berlino 1931, pp. 15, 24; G. Jatta, Catalogo del Museo Jatta, Napoli 1869, p. 678 ss.