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LUPINO, Ida

di Francesca Vatteroni - Enciclopedia del Cinema (2003)
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Lupino, Ida

Francesca Vatteroni

Regista e attrice cinematografica e televisiva inglese, nata a Londra il 4 febbraio 1914 e morta a Burbank (California) il 3 agosto 1995. Come attrice lavorò dapprima in Inghilterra, poi negli Stati Uniti dove, nel corso degli anni Quaranta, fu apprezzata interprete di numerosi noir. Considerata l'unica donna regista in grado di lavorare nel clima repressivo configuratosi a Hollywood negli anni Cinquanta (grazie anche alla casa di produzione fondata con il marito, Collier Young), si cimentò nel genere melodrammatico, ma discostandosi dai modelli tradizionali e concentrando la sua attenzione su temi controversi, quali la bigamia, la malattia fisica, la maternità al di fuori del matrimonio. Dotata di un caustico senso dell'umorismo e di una personalità irriverente, il suo atteggiamento verso le conquiste di libertà e indipendenza femminili talvolta fu accusato di conformismo tradizionalista, mentre in realtà si espresse con grande chiarezza nell'amara saggezza cui giungono le eroine dei suoi film, tanto che le sue opere sono state riesaminate in quest'ottica nell'ambito degli studi del movimento femminista.

Discendente da una storica famiglia inglese di clown, ballerini e attori, il cui capostipite Giorgio Lupino (o Luppino) pare fosse un rifugiato politico italiano, ebbe dal padre Stanley ‒ già affermato interprete di commedie musicali e pantomime ‒ le prime lezioni di recitazione. Frequentò quindi la Royal Academy of Dramatic Arts di Londra e debuttò nel cinema con Her first affair (1932; L'altalena dell'amore) di Allan Dwan in una piccola parte che inizialmente doveva essere affidata alla madre, l'attrice Connie Emerald. In quello stesso anno apparve brevemente in altri film, sempre nel ruolo della ragazza ingenua e spaventata, cui sembrava destinarla il suo fisico minuto e il volto dall'ovale delicato, circondato dai capelli scuri (che diventarono biondi quando la sua carriera prese la direzione degli Stati Uniti, dove fu lanciata come la 'Jean Harlow inglese'). Nel 1934 si trasferì a Hollywood e iniziò a lavorare per la Paramount, praticando i generi più diversi, sotto la direzione dei maggiori registi dell'epoca; ebbe una parte minore nel melodramma fantastico Peter Ibbetson (1935; Sogno di prigioniero) di Henry Hathaway e un anno dopo Rouben Mamoulian le affidò un interessante ruolo in The gay desperado (Notti messicane). Apparve nel musical Anything goes (1936) di Lewis Milestone, interpretato da Bing Crosby, e fu scelta da Raoul Walsh per la commedia Artists and models (1937). Passata alla Warner Bros. recitò al fianco di Humphrey Bogart in High Sierra (1941; Una pallottola per Roy), perfetta commistione tra gangster film e noir, diretta nuovamente da Walsh. La sua interpretazione di Marie, una ballerina che decide di fuggire con un rapinatore condividendone il destino senza futuro, fu particolarmente efficace e le aprì la strada per analoghi ruoli di donne forti ma sfortunate, che si trovano a vivere in contrasto con la legge o in conflitto con sé stesse. Fu quindi Emily Brontë in Devotion (1944; Appassionatamente) di Curtis Bernhardt e fu la protagonista di un altro film diretto da Walsh (in collaborazione con John Maxwell), The man I love (1946; Io amo), nel ruolo di una cantante di nightclub che, tornata a casa per le feste di Natale, riesce a risolvere i problemi familiari ed economici dei suoi fratelli. Conscia della difficoltà di trovare personaggi all'altezza delle sue capacità interpretative e resasi conto della crescente competizione tra attrici per ottenere parti significative, la L. decise dapprima di proporsi come produttrice indipendente, poi di debuttare nella regia. Nel 1949, con il marito C. Young e Anson Bond fondò la Emerald Production; la prima e unica produzione della società fu Not wanted (1949; Non abbandonarmi), film in cui la L. subentrò, non accreditata, a Elmer Clifton nella regia, dopo aver scritto con Paul Jarrico la sceneggiatura, basata sulla storia di una giovane donna che mette al mondo un figlio illegittimo ed è costretta ad affidarlo a un istituto. Pur attenendosi ai codici del melodramma, il film evita ogni giudizio morale sul comportamento della donna e tratteggia la vicenda con una notevole sensibilità. Fu con la nuova società nata dopo la separazione da Bond, The Filmaker, che la L. realizzò i film successivi, spesso condividendo con il marito la produzione o la sceneggiatura. Anche in Outrage (1950; La preda della belva), che segnò il suo debutto ufficiale come regista, riuscì a dare vita a un dramma sociale rigoroso e realistico che punta molto sull'interpretazione degli attori. Per raccontare il superamento del trauma di una violenza carnale, la L. si servì dei meccanismi narrativi del noir che conferiscono uno stile classico alla scabrosa materia del film. Il tema del corpo femminile, legato a quelli dell'agonismo e della carriera, ritorna in Never fear (1950), che ha per protagonista una danzatrice in lotta con la poliomelite, e in Hard, fast, and beautiful (1951), che indaga il complesso rapporto che lega una madre a una figlia campionessa di tennis. Se in linea con le direttive degli studios la positiva soluzione finale non poteva consentire la conciliazione tra matrimonio e carriera, pure l'aspetto più interessante del film da un punto di vista narrativo e sociologico è il risalto dato al ruolo volitivo e determinato svolto dalla madre nella progressiva costruzione del successo sportivo dell'adolescente.

The bigamist (1953; La grande nebbia) fu l'unico caso in cui la L. diresse il film anche interpretandolo; si tratta di un melodramma sul tema dell'adozione che è anche una critica al modello femminile tradizionale, e in cui la regista delinea anche una figura maschile alla ricerca di un difficile equilibrio nella vita sentimentale. Il successivo The hicht-hiker (1953; La belva dell'autostrada), film d'azione teso e coinvolgente, viene per lo più considerato il suo capolavoro: qui, infatti, le figure maschili sono portatrici di istanze irrazionali e di pericolo, con un ribaltamento della prospettiva codificata del noir, che attribuiva tali valenze ai personaggi femminili. Tra le altre interpretazioni della L. da ricordare quella di Mildred Donner in While the city sleeps (1956; Quando la città dorme) di Fritz Lang, che fu anche una delle sue ultime apparizioni sul grande schermo. Negli anni seguenti si dedicò infatti alla televisione realizzando, tra le altre cose, numerosi episodi delle serie The fugitive, The untouchables e Dr Kildare. Abbandonò definitivamente l'attività artistica nel 1978.

Bibliografia

J. Vermilye, Ida Lupino, New York 1977.

L.A. Liggett Stewart, Ida Lupino as film director, 1949-1953: an auteur approach, New York 1980.

G.A. Foster, Women film directors, Westport (CT) 1995, pp. 223-27, con bibl.

W. Donati, Ida Lupino: a biography, Lexington (KY) 1996.

Vedi anche
Fontaine, Joan Nome d'arte dell'attrice statunitense Joan De Havilland (Tokyo 1917 - Carmel-by-the-Sea, California, 2013), sorella di Olivia. Nel cinema dal 1937 (Gunga Din, 1939; The women, 1939), si impose con Rebecca (Rebecca: la prima moglie, 1940). Ottenne l'Oscar nel 1941 con Suspicion e interpretò ancora Jane ... Charles Vidor Vidor ‹vìidoo›, Charles. - Regista cinematografico (Budapest 1900 - Vienna 1959), attivo negli USA; ha diretto numerosi film dei generi più diversi, tra cui si ricordano: The Arizonian (1935); The lady in question (Seduzione, 1940); A song to remember (1944); Gilda (1946); Hans Christian Andersen (1952); ... Raoul Walsh Walsh ‹u̯òolš›, Raoul. - Regista cinematografico (New York 1892 - Hollywood 1981). Attore in teatro, passò nel 1912 al cinema con The birth of a nation, in cui fu anche aiuto-regista di D. W. Griffith, esordendo nella regia nel 1916. Tra i più prolifici registi americani, lavorò con successo in quasi ... Rosalind Russell Attrice (Waterburg 1908 - Hollywood 1976); già conosciuta in teatro, esordì nel cinema nel 1934 in Evelyn Prentice e si affermò interpretando personaggi spigliati, ironici e intraprendenti: Craig's wife (1936); The citadel (1938); The women (1939); His girl friday (1940); Sister Kenny (L'angelo del dolore, ...
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    Enciclopedia on line
    Attrice e regista cinematografica inglese (Londra 1918 - Burbank, Los Angeles, 1995), figlia dell'attore Stanley L. (Londra 1895 - ivi 1942) e nipote di Henry L., in arte Lupino Lane (n. Londra 1892 - m. 1959), a loro volta figli di attori di origine italiana. Studiò alla Royal academy of dramatic art ...
Vocabolario
lupino¹
lupino1 lupino1 agg. [dal lat. lupinus]. – 1. Di lupo, da lupo: fame lupina. In partic.: a. Detto del mantello del cavallo (anche baio l.), indica una varietà del mantello baio. b. Dente l., nella dentatura dei canidi, il piccolo premolare...
lupino²
lupino2 lupino2 s. m. [lat. lupīnus, der. di lupus «lupo», per ragioni non ben chiare]. – 1. Nome delle numerose specie di leguminose papiglionacee del genere Lupinus, comprendente erbe o suffrutici, con legumi compressi e fiori azzurri,...
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