FINZI, Ida
Nata a Trieste il 1° sett. 1867 da Giuseppe e da Anna Clerle, in una famiglia benestante di origine ebrea emigrata dall'area veneta. Appena sedicenne, ancora allieva delle magistrali, scrisse una novella che F. Martini nel 1883 pubblicò nel Fanfulla della Domenica. Nello stesso anno iniziò l'attività giornalistica collaborando al quotidiano triestino L'Indipendente. Poi scrisse per altri giornali triestini, principalmente per Il Piccolo, la più importante testata cittadina, dove si occupò della cronaca mondana e delle prime teatrali, e di cui divenne per un certo periodo redattrice; ma anche per Il Piccolo della sera, per L'Era nuova - di cui assunse la direzione - e per La Sera.
Uscì dall'ambiente cittadino nel 1889 quando l'editore Emilio Treves, anch'egli triestino, la chiamò a collaborare a L'Illustrazione popolare e, più tardi, alla prestigiosa Illustrazione italiana, su cui la F. si firmerà "La signora in grigio". Parallelamente all'attività giornalistica sviluppò quella di scrittrice, affidata prevalentemente ai concorsi letterari. La novella Quintetto (in Novelle e poemetti, Torino 1895) aveva vinto nel 1895 quello indetto dalla casa editrice Vallardi, e un altro suo racconto, intitolato Per un concorso, aveva ottenuto una menzione speciale. Nel 1896, col racconto Il Ritorno (Torino 1898), si aggiudicò il primo premio del concorso promosso dal giornale Roma letteraria. Ancora nel 1904 vinse il concorso della Rassegna internazionale di Roma, riservato ad opere drammatiche, con il dramma Per te, ottenendo un lusinghiero giudizio da parte della giuria. Complessivamente, la F. partecipò a quindici concorsi letterari vincendone la maggior parte. Uno dei più importanti fu certamente il primo concorso nazionale per un romanzo indetto dalla Società italiana degli autori ed editori nel 1912, in cui il suo romanzo Faustina Bon (Milano 1914) ottenne il secondo premio.
La F. non ebbe mai fastidi da parte della censura austriaca, neanche quando, in una manifestazione a favore dei disoccupati svoltasi a Trieste nel novembre 194, recitò una sua poesia intitolata Primavera (poi edita in Vita triestina avanti e durante la guerra, Milano 1916), dove i riferimenti irredentisti, pur tra le righe, riuscirono comprensibili a tutti suscitando clamorosi consensi.
All'ingresso dell'Italia nel conflitto mondiale, lasciò Trieste trasferendosi a Milano, ove trovò un impiego nella redazione della casa editrice Treves; ciò le permise di continuare a pubblicare romanzi ed a scrivere articoli sull'italianità di Trieste: Bimbi di Trieste (Firenze 1916) e La passione di Trieste (ibid. 1918) erano incentrati esclusivamente su questo tema.
Quanto ai temi dei suoi romanzi fonte d'ispirazione erano talvolta le sue esperienze, come ad esempio nella Vita di Doretta Cisano (Milano 1933), che descrive difficoltà e soddisfazioni connesse con l'attività giornalistica della protagonista. In altri romanzi vi è la ripresa in chiave femminile di note opere letterarie: il già citato Faustina Bon s'ispirava al personaggio del Faust; Allieve di quarta (Firenze 1927) ricalcava Cuore di E. De Amicis; il romanzo giallo-rosa La signorina di Montecristo era una riproposta dell'opera di A. Dumas. Quest'ultimo fu pubblicato a puntate nel 1924 sul settimanale - fondato e diretto dalla F. - La sera della domenica, di cui uscirono, tutti in quell'anno, solo pochi numeri.
Ad una particolare condizione femminile, il rapporto madre-figlio, era dedicata l'antologia Il libro della mamma e del bambino (Trieste 1934), che vinse il primo prernio del concorso Fusinato. La F. vi raccolse testi suoi e di altri autori sul ruolo sociale di madre - così come era concepito dall'ideologia fascista -, che si eleva dal semplice rapporto col proprio figlio a colonna portante della società nazionale.
La F. coltivò anche altri generi letterari. Per il teatro si ricordano alcune commedie in dialetto, come Barba Mamolo e Annie e Pantalon spiritista, entrambe rappresentate a Milano nel 1915. Si può anche ricordare il libretto d'opera Aura, del 1910, leggenda orientale musicata da A. Zanella e rappresentata a Pesaro nello stesso anno; il già citato dramma Per te fu rappresentato a Roma nel 1904-05 dalla compagnia Andò-Di Lorenzo. Per l'infanzia compose racconti brevi e novelle, raccolti in volumi quali Paolo Landi (Milano 1889), Gli amici di Lucia (ibid. 1890), Novelle e poemetti, Racconti di Natale (ibid. 1908), Recitiamo (Trieste 1927), assumendo lo pseudonimo di "Haydèe", preso da un personaggio del Don Giovanni byroniano.
Gli ultimi anni furono funestati dalle persecuzioni razziali, acuite in Italia dopo l'8 sett. 1943, in seguito alle quali la sua famiglia fu decimata. La F. riuscì a sfuggire alla deportazione rifugiandosi a Portogruaro, dove rimase nascosta. I disagi sofferti minarono la sua fragile fibra: ammalatasi di polmonite, morì a Portogruaro (Venezia) il 23 genn. 1946.
Oltre gli scritti citati si ricordano Dalla vita, Bologna 1903, e Le quasi artiste, Milano 1925.
Bibl.: A. De Gubematis, Piccolo diz. dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 395; G. Picciola, Poeti dell'Italia redenta, Firenze 1919, p. 237; G. Abbatessa, Le aspirazioni ital. nei canti dei paesi irredenti, in Arch. stor. sicil., n.s., XLIII (1920), pp. 31 s.; A. Gruber Benco, Haydée, in La Porta orientale, XX (1950), 1-2, pp. 101-105; N. Gnoli Fuzzi, La signora in grigio, in Il Piccolo, 17 ag. 1972, p. 3; M. Grillandi, Treves, Torino 1977, p. 502; R. Derossi, Vecchio cuore di scolaretta, in Il Piccolo, 3 nov. 1984, p. 3.