ḤUSAYN, Ibn Ṭalāl
(App. III, I, p. 819; IV, II, p. 140)
Dalla fine degli anni Settanta la politica di Ḥ. non ha perso di vista l'obiettivo del recupero dei territori occupati. Per questo, incontratosi con Y. ῾Arafāt il 19 settembre 1979, si impegnò a trovare con l'OLP un'intesa che, delineando una congiunta azione diplomatica giordanopalestinese, potesse più efficacemente operare nel negoziato con Israele. Fu un disegno non facile, che portò Ḥ. a viaggi in URSS e in Europa occidentale, oltre che negli Stati Uniti, ma che ricevette ulteriore impulso dall'individuazione di un terreno comune con l'OLP nel sostegno all'῾Irāq durante il conflitto con l'Iran.
Specie nella fase che seguì l'invasione israeliana (1982) in Libano e il ridimensionamento della presenza palestinese a Beirut, il confronto con ῾Arafāt parve giungere a un esito positivo; ma l'accordo fu conseguito solo nel febbraio 1985 con l'accantonamento dell'ipotesi di stato palestinese indipendente e della partecipazione autonoma dell'OLP a eventuali trattative. A questo punto, però, il raccordo con le posizioni statunitensi venne meno, insieme alle speranze di appoggio sostanziale da parte di Washington alla strategia di Ḥ. e ῾Arafāt; e anche per le opposizioni all'interno dell'OLP, l'intesa venne lasciata cadere. Successivamente, quando la rivolta palestinese iniziata alla fine del 1987 accentuò la scelta indipendentistica, Ḥ. assunse una posizione di rilievo con la rinuncia, il 28 luglio 1988, a rivendicare il controllo giordano sulla Cisgiordania. Per altro, ha continuato a esercitare un certo influsso sui notabili palestinesi e a sollecitare maggiore disponibilità da parte degli Stati Uniti.
Le doti politiche e diplomatiche di Ḥ. trovarono una conferma durante le agitazioni interne causate dall'aumento del costo della vita nella primavera del 1989: alle proteste egli rispose promuovendo nel novembre, a ventidue anni da quella precedente, una consultazione legislativa per il rinnovo del Parlamento.
Durante la crisi tra Stati Uniti e ῾Irāq in seguito all'occupazione del Kuwait Ḥ. optò per un'accorta linea diplomatica. Consapevole che le tendenze della maggioranza della popolazione giordana erano favorevoli all'azione irachena contro gli emiri del piccolo paese del Golfo e contro Israele, ha evitato la contrapposizione con Baghdād, pur sfuggendo a una polemica frontale con i paesi arabi moderati, con Washington e con l'ONU. Ciò gli permise − dopo le tensioni e i combattimenti nel Golfo del 1990-91−, anche grazie alla nomina a primo ministro del moderato Taher al-Masrī, di origine palestinese (giugno 1991), di partecipare attivamente, tramite una delegazione giordanopalestinese, ai negoziati indetti dagli Stati Uniti a Madrid, Washington e Mosca per la soluzione del conflitto tra mondo arabo e Israele.
Bibl.: V. Vance, P. Lauer, Re Hussein: la mia guerra con Israele, Milano 1968; J. Lunt, Hussein of Jordan: a political biography, Londra 1989.