IBN TAIMIYYAH, Taqī ad-Dīn Abū 'l-‛Abbās Aḥmad ibn ‛Abd al-Ḥalīm
Il più illustre teologo della scuola musulmana ḥanbalita dopo il caposcuola Aḥmad ibn Ḥanbal (v., II, p. 19) e cultore anche di diritto, nato nel 661 èg., 1263 d. C., a Ḥarrān, morto a Damasco nel 728 èg., 1328 d. C.
Scrittore inesauribile e polemista violentissimo, compose circa 500 fra libri e opuscoli, nei quali molto spesso si ripete, soprattutto per purgare l'islamismo da quelle ch'egli riteneva innovazioni biasimevoli, deviazioni dalle credenze genuine, concessioni a pratiche superstiziose popolari, non esitando a bollare di kāfir (miscredente) gli avversarî; combatté la mistica (ṣūfismo) non meno che le dottrine filosofiche e l'uso di queste nella teologia dogmatica; polemizzò acremente contro gli ebrei e soprattutto contro i cristiani, mostrando una conoscenza profonda della Bíbbia. Nel campo del diritto teorico e pratico manifestò indipendenza di spirito, non ammettendo che l'iǵtiḥad (ossia attività del giurista rispetto alle opinioni accolte nella scuola) dovesse ritenersi ormai cessato, affermando lecito, in casi particolari, di andare contro anche all'iǵmā o consenso unanime dei dottori e quindi sostenendo alcune sue opinioni personali su qualche punto di diritto, come appare dalla raccolta delle sue Ikhtiyārāt. Le sue dottrine sono la base del movimento wahhābita, sorto nella prima metà del sec. XVIII e perdurante ai nostri giorni (v. wahhābiti). La violenza polemica d'I. T. in Siria ed Egitto gli procurò accaniti avversarî e anche la prigionia, quale suscitatore di torbidi; esaltato dagli uni, fu da altri accusato di eresia. Uno dei suoi libri contro i cristiani fu fatto conoscere in lunghissimi estratti, con traduzione latina, da L. Marracci nel Prodromus ad refutationem Alcorani (Roma 1691; 2ª ed., Padova 1698); d'un libro analogo diede un buon riassunto I. Di Matteo, Ibn Taymiyyah o riassunto della sua opera..., Palermo 1912.
Bibl.: M. Schreiner, Beiträge zur Geschichte der theolog. Bewegungen im Islâm, V, in Zeitschr. d. deutschen morgenländischen Gesellschaft, LII (1898), pp. 540-563, e LIII (1899), pp. 51-61; Moh. Ben Cheneb, art. Ibn Taimīya, in Encyclopédie de l'Islām, ed. franc., II (1919), pp. 447-449.