IBN ‛ARABĪ, Muḥyī ad-Dīn Abū Bakr Muḥammad ibn ‛Alī
Celebre corifeo dell'indirizzo più spinto, quasi panteistico, della mistica arabo-musulmana, nato a Murcia in Spagna nel 560 èg., 1165 d. C., trasferitosi in varî paesi d'oriente nel 598 èg., 1201-1202 d. C., e morto a Damasco nel 658 èg., 1240.
Seguace, nel rituale, della rigorosa scuola ẓāhirita e fedele alle pratiche del culto, fu tuttavia portato dalla sua esaltazione mistica a formulare per primo una dottrina monistica, per la quale l'esistenza di tutte le cose create sarebbe l'esistenza stessa del Creatore, e a fondere i concetti neoplatonici del Logos e delle emanazioni digradanti con le più strane interpretazioni allegoriche di vocaboli e frasi coranici, sì da costruire uno dei più bizzarri sistemi cosmologici. La conoscenza razionale, per lui, è poca cosa rispetto all'illuminazione mistica. Scrittore fecondissimo, sa analizzare con molta finezza gli stati psicologici del mistico; ma nel campo dottrinale la sua nebulosità è veramente eccessiva. La sua opera maggiore si intitola al-Futūḥāt al-makkiyyah (Le rivelazioni meccane"), ed è sostanzialmente un trattato di ascetico-mistica. Le sue opere sembrano aver avuto influsso su Raimondo Lullo; non si può accogliere l'affermazione dello spagnolo Asín (1919), che il suo commento ad alcune sue poesie allegoriche abbia servito di modello alla Vita nuova di Dante.
I. ‛A. non va confuso con l'autorevole giurista di scuola mālikita Ibn al-‛Arabī (Abū Bakr Muḥammad ibn ‛Abd Allāh) nato a Siviglia nel 468 èg., 1076 d. C., e morto a Fez nel 543 èg., 1148.
Bibl.: M. Schreiner, in Zeitschr. d. d. morgenl. Ges., LII (1898), pp. 516-527; H. S. Nyberg, Kleinere Schriften d. Ibn al ‛Arabī, Leida 1919, pp. 7-160; M. Asín Palacios, La psicologia según Mohidín Abenarabi, in Actes du XIVe Congrès intern. des Orient., III, Parigi 1907, pp. 79-191; id., El místico marciano Abenarabi, Madrid 1925-1928 (dal Boletín de la Acad. de la Hist.); id., El Islam cristianizado, Madrid 1931 (biog. e raffronti con dottrine cristiane).