FOSCARINI, Iacopo (Giacomo) Vincenzo
Figlio del nobiluomo Giacomo Angelo e della nobildonna Felicita Cicogna nacque a Venezia l'8 nov. 1783. Compì i suoi primi studi sotto la guida dell'abate A. Venier, insegnante privato fra i più noti della Venezia del tempo, per entrare poi nel 1795 come convittore nel seminario ducale di Castello tenuto dai padri somaschi.
Sposatosi l'11 nov. 1806 con Elena Cornelia Maria Rizzi, anche lei di famiglia già ascritta al patriziato, durante il periodo napoleonico il F. prestò servizio nelle armate del Regno Italico, mantenendo tuttavia, a giudicare almeno da sue successive testimonianze, una posizione fortemente critica nei confronti del nuovo regime. Come molti esponenti del suo ceto egli sembra in effetti aver accolto con sostanziale favore il ritorno di Venezia sotto il dominio austriaco nel 1814.
A lungo privo di cariche, titoli e riconoscimenti ufficiali, eccezion fatta per l'ascrizione alla guardia nobile lombardo-veneta in qualità di semplice milite, e dotato di non rilevanti mezzi economici, il F. partecipò comunque intensamente alla vita mondana e culturale veneziana nell'età della Restaurazione.
Amico di quasi tutti gli esponenti più noti dell'antico patriziato, frequentatore assiduo del salotto della contessa Faustina Venezze Priuli-Bon, lei stessa cultrice di lettere e di poesia, fu, altresì, in stretto contatto con molti dei maggiori uomini di cultura veneziani e veneti del tempo, da I. Crescini a P.A. Paravia, da G.A. Moschini a A. Dalmistro e G. Monico, a L. Carrer. Particolarmente intensi e amichevoli furono i rapporti con il Carrer, rafforzati da scambi e affinità letterarie e culturali basati, soprattutto, sul comune, fortissimo attaccamento alla tradizione poetica e storico-civile di Venezia: indicative in tal senso sono due lettere del 4 e del 23 giugno 1827, nelle quali il Carrer esprime al F. il suo sdegno per la fosca immagine del governo veneziano offerta dalla tragedia Antonio Foscarini di G.B. Niccolini.
Risalgono al 1817 i primi documenti a noi noti dell'attività poetica del Foscarini. In quell'anno pubblicò nella miscellanea Per le faustissime nozze del nobil uomo Leonardo Dolfin colla nobil donna Lucrezia Boldù (edita a Venezia per iniziativa dello stesso F.) sette suoi brevi componimenti (una "canzone" in sestine quinarie, due anacreontiche e quattro sonetti) di gusto nettamente tardosettecentesco. A partire poi dal 1819-20 la produzione letteraria del F., sia edita sia manoscritta, assunse ritmi e proporzioni sempre più notevoli. La maggior parte delle sue poesie vide la luce in pubblicazioni per nozze o altre ricorrenze private e pubbliche, in una chiara continuità, dunque, di genere e forme espressive con la tradizione culturale aristocratica del secolo precedente.
Apparve così nel 1821 a Venezia la raccolta Ad Eugenia sonetti XII, dedicata alla contessa Elena Muzani sposa Bianchini, seguita l'anno dopo, in occasione del matrimonio di Lucrezia Grimani con Alvise Bembo, da Alcune poesie (Venezia 1822, insieme con due canzoni di T. Minotto), sei componimenti non privi invero di accenti più liberi e personali rispetto agli schemi consueti, specie nei due "idilli" echeggianti ritmi e motivi romantici. Nel 1823 il F. partecipò insieme con i maggiori letterati veneti del tempo (L. Pezzoli, Carrer, G. Monico, Dalmistro, Paravia, Crescini, E.A. Cicogna, G. Barbieri) alla redazione della miscellanea In morte di Odorica Casati nata Candido. Il 24 luglio dello stesso anno per i suoi meriti poetici, e grazie all'amicizia del socio (e futuro presidente) conte Leonardo Manin, su proposta dell'abate P. Pasini bibliotecario, il F. venne eletto socio corrispondente dell'Ateneo veneto.
Negli anni seguenti continuarono con regolarità a susseguirsi le sue pubblicazioni. Nel 1825 uscirono a Padova tre raccolte: i versi Per el matrimonio del nobil omo Francesco Bon co la nobil dona Paolina Pisani, i Sonetti marittimi in italiano e i popolareschi Soneti in dialeto venezian, preceduti da una presentazione dell'editore (forse lo stesso Carrer, che dirigeva allora la padovana Stamperia della Minerva che pubblicò l'opuscolo), che esaltava in termini romantici la poesia del F. come rappresentazione dell'animo popolare. L'anno dopo fu la volta del sermone moraleggiante I maritaggi sciagurati e del capitolo satirico in terza rima Le apparenze, stampati entrambi a Padova. Nel 1827 il F. collaborò a due miscellanee poetiche (Versi per la redintegrata salute del dottor Vincenzo Setta, medico personale dell'arciduca Ranieri, e Per la statua di Melchior Cesarotti eretta nel Prato della Valle, edite rispettivamente a Venezia e a Padova) e pubblicò inoltre dei Sonetti pastorali in occasione delle nozze Gambara-Marinelli (Venezia 1827). Nel 1829 apparvero a Venezia un'ottava e dieci suoi sonetti di gusto classicheggiante, con echi danteschi e petrarcheschi, dedicati Alla memoria della signora contessa Elena Zustinian Recanati, nata contessa Tiepolo, e l'opuscolo in versi A Vinegia, scritto in collaborazione con l'amico L. Basso, volto a celebrare, in occasione della concessione del porto franco, il governo austriaco e l'imperatore Francesco I.
Dal punto di vista politico, in effetti, l'aperto conservatorismo del F., decisamente ostile alle moderne idee di progresso e fortemente legato ai valori della tradizione in campo religioso, sociale e politico, si traduceva ancora in questi anni in una sostanziale accettazione del legittimo governo imperial regio, un'accettazione tuttavia venata di non poche riserve, alimentate dalla nostalgia per l'antica Repubblica di S. Marco e per l'autonomo ruolo dirigente svolto dal patriziato. Fu in parte anche la diretta esperienza della pubblica amministrazione, che il F. maturò negli anni Trenta, ad aumentare la sua ostilità per un ordine burocratico-assolutistico che confinava l'aristocrazia veneziana in ruoli sostanzialmente subalterni.
Il 4 marzo 1833, di fatto, il F. venne designato dalla Congregazione municipale di Venezia a ricoprire la carica di assessore municipale per il successivo biennio. Scaduto l'incarico il 25 genn. 1836, continuò a svolgere le funzioni di assessore fino al 7 luglio seguente, avendo il suo successore A. Marcello in un primo tempo rifiutato la nomina. Nel frattempo il 13 apr. 1835 la Congregazione municipale gli aveva conferito anche il posto (messo a concorso il 20 ag. 1834) di vicedirettore del neoistituito Museo Correr.
L'ufficio di vicedirettore, vitalizio e con alloggio gratuito presso il Museo, pur poco gratificante, anche e soprattutto per i continui e prolungati ritardi di pagamento, permise comunque al F. di continuare a dedicarsi con assiduità alla poesia. Nel 1844 uscì a Venezia la sua maggiore e più nota opera a stampa, I canti pel popolo veneziano, raccolta di villotte in dialetto veneziano, volte a illustrare antiche usanze e tradizioni cittadine e fatti memorabili della storia della Repubblica.
Il titolo stesso e la lettera prefatoria di G. Pullè indicavano l'intento di rivolgersi a un pubblico ampio e popolare per diffondervi la memoria e la consapevolezza dell'illustre passato di Venezia. Di là da tali finalità, un po' velleitarie e in parte contraddette dall'ampio apparato di note redatto dal Pullè rielaborando degli appunti dello stesso F., i Canti erano indubbiamente espressione del clima romantico di rinnovato interesse per il mondo popolare mentre, per altro verso, s'inserivano in quella ripresa di attenzione per le memorie storiche della Serenissima che caratterizzava buona parte della cultura veneziana del tempo. Il F., del resto, era in stretto contatto con eruditi e cultori di storia veneta come A. Sagredo e l'inglese Rawdon Brown, che proprio all'amico F. dedicò i suoi Ragguagli sulla vita e le opere di Marin Sanuto detto il juniore (Venezia 1837-39).
Ormai decisamente avverso alla politica assolutistica dell'Austria e partecipe, con qualche cautela, delle speranze neoguelfe, il F., pur contrario alle insurrezioni e ai moti popolari, accolse con entusiasmo la cacciata degli Austriaci e la proclamazione della Repubblica, mettendo la sua musa a disposizione della causa del governo provvisorio e della lotta d'indipendenza (dieci suoi componimenti, pubblicati fra l'aprile e il dicembre del 1848, furono inseriti nella raccolta a stampa degli atti del governo provvisorio). La sua posizione politica durante il 1848-49, quale traspare dai suoi scritti inediti, fu in realtà sostanzialmente quella del partito "moderato" degli ex patrizi. Favorevole a una riedizione aggiornata della vecchia Repubblica aristocratica e nettamente ostile ai democratici, il F. vide in Daniele Manin più che altro un male minore, mostrandosi disposto anche ad accettare l'annessione al Regno sabaudo (pur poco amato) per scongiurare i rischi di una deriva a sinistra.
Eletto il 9 febbr. 1849 all'Assemblea dei rappresentanti, il F., nonostante l'età ormai avanzata lo esonerasse dall'obbligo d'arruolarsi, non mancò di prestare servizio in difesa della Repubblica. Capitano della guardia civica (7ª compagnia, I battaglione, sestiere di Santa Croce) il 22 maggio 1848, il 25 agosto seguente, dopo il riordinamento della civica, venne eletto (e il 28 nominato) comandante del II battaglione della III legione. Il 30 novembre ottenne il brevetto di capitano della fanteria di linea, pur rimanendo in carica come capobattaglione presso la guardia nazionale (o civica). Già mobilitato con la guardia sui forti di Marghera nel gennaio del 1849, il 22 luglio venne trasferito in quanto capitano di fanteria ai corpi combattenti dell'armata veneta.
Al ritorno degli Austriaci il F., come individuo altamente compromesso con la passata esperienza "rivoluzionaria", incorse nelle misure di epurazione degli uffici pubblici previste dal dispaccio governatoriale del 18 sett. 1849. In applicazione di tale normativa, difatti, il 27 dello stesso mese il vicedelegato di polizia intimava l'allontanamento dal Civico Museo del direttore Carrer e del vicedirettore Foscarini. Nonostante il Municipio avesse risposto a questa ordinanza opponendo il carattere privatistico della fondazione Correr, il 9 ottobre il governatore civile e militare confermò le disposizioni punitive nei confronti del F. e del Carrer. Le reiterate proteste della Congregazione municipale e, soprattutto, l'intervento del patriarca cardinal J. Monico convinsero, tuttavia, il governatore ad acconsentire il 15 genn. 1850 alla riammissione nelle rispettive cariche del F. e del Carrer.
Invero negli anni seguenti il F., ammalato di scorbuto e trasferitosi pressoché stabilmente in campagna a Ballò presso Mirano, non svolse che molto saltuariamente le sue funzioni di vicedirettore. La Congregazione municipale, dopo averlo richiamato per il suo assenteismo, non potendolo per altro facilmente licenziare in ragione delle clausole del lascito Correr, finì con l'accordargli, con lettera del 27 maggio 1852, un permesso indeterminato per motivi di salute.
Dedito a rivedere e ampliare la monumentale raccolta delle sue Poesie veneziane, osservatore sempre attento e partecipe della realtà politica del tempo, il F. si spense nella sua villa di Ballò il 20 giugno 1864.
Opere: La massima parte della copiosissima produzione poetica del F. è tuttora inedita. La Biblioteca del Civico Museo Correr di Venezia, oltre a numerose poesie sparse, indirizzate ad amici e conoscenti e inserite nella sua corrispondenza (Mss. P.D. 594 C VI, fascc. 287-304: Lettere e poesie autografe [anni 1823-1847]; ibid., 735 C I 88: Sonetti…; ibid., 586 C LXXXV: Lettera poetica ad A. Diedo [Venezia, 28 febbr. 1826]; ibid., 551 C 90: Lettere autografe 18 a V. Lazzari) conserva diverse raccolte manoscritte, su album, fogli sciolti o in volume, compilate a cura dello stesso Foscarini. Le prime in ordine di tempo sembrano essere quelle intitolate, rispettivamente, Varie (ibid., 811 C) e Canzoni, Anacreontiche, Satire, Capricci, Odi, Epigrammi, Madrigali, Stanze, Ditirambi, Idilli, Inni, Cantate, Brindisi, Capricci, ecc. (ibid., 810 C). Entrambe con versi sia italiani sia veneziani, alcuni dei quali editi o riportati anche in raccolte successive. I dieci fascicoli superstiti delle Varie (nn. VIII, XXX-XXXVI, XXXVIII, XL) contengono, ordinati grosso modo cronologicamente, componimenti (in maggioranza sonetti) scritti tra il settembre del 1819 e i primi anni Trenta. L'altra raccolta, pressoché identica quanto ad estensione temporale, si articola abbastanza nettamente in due parti. I primi nove fascicoli presentano una scelta assai svariata per forme e contenuti della produzione del F. tra il 1819 e il 1825 circa: vi si ritrovano canzonette, madrigali, odicine di gusto settecentesco a carattere erotico-galante, odi classicheggianti, sonetti sacri, satire e ottave scherzose, "idilli" d'ispirazione romantica. Nei rimanenti sette fascicoli (nn. 10-17, con la lacuna del fasc. XIV), successivi al 1825, compaiono in grande prevalenza "ritratti" scherzosi di amici in ottave veneziane.
Il già citato Mss. P.D. 811 C comprende inoltre quindici fascicoli di componimenti, quasi tutti in italiano, risalenti al periodo 1825-30: uno con ottantaquattro sonetti ispirati al libro biblico dei Proverbi, un secondo contenente un poemetto in ottave sul giuoco del "barone" datato 23 luglio 1826, tre di Sonetti berneschi e infine dieci di Capitoli in terza rima, in parte in dialetto, per lo più di tono giocoso e indirizzati ad amici e conoscenti, fra i quali i due maggiori poeti veneziani della precedente generazione P. Buratti e A. Lamberti. Incluse in questo stesso manoscritto ma chiaramente più tarde sono invece le centosessanta Villotte veneziane, prima versione preparatoria dei già citati Canti pel popolo veneziano, e la vera e propria crestomazia intitolata Poesie varie italiane… con scritti selezionati dall'intera produzione foscariniana per un arco di circa quarant'anni fino ai primi anni Sessanta.
Le opere scritte dal F. tra il 1832 e il 1837 (tanto gli inediti che le versioni manoscritte dei testi pubblicati) si trovano in gran parte raccolte sotto il titolo di Capricci, pensieri, facezie, frammenti ed altre poesie, in diciotto fascicoli numerati da III a XX (Mss. P.D. 810 C citato: i primi due fascicoli della serie contengono una scelta, non ordinata cronologicamente, di poesie di anni precedenti a partire dal 1817). Prevalgono all'interno dei Capricci componimenti in endecasillabi (ottave o sonetti) d'ispirazione autobiografica o politico-morale; con maggior frequenza che nelle precedenti raccolte si rintracciano anche, accanto a forme metriche di derivazione settecentesca, ritmi lirico-narrativi di tipo romantico echeggianti le ballate del Carrer.
Contemporanee ai Capricci sono le poesie contenute nei manoscritti segnati rispettivamente P.D. 484 C I (2) (quattro sonetti veneziani in morte di Regina Priuli-Bon sposa Cipolla) e P.D. 741 C III (sei sonetti, sempre in veneziano, in morte di Giustina Renier), oltre naturalmente alle minute utilizzate per la stesura degli stessi Capricci conservate in sei taccuini in Mss. P.D. 17 A (che comprende anche un ulteriore taccuino del F. con versi in dialetto del 1849). Del 1843 è, poi, la serie di duecentocinquantacinque ritratti in ottave di aristocratiche veneziane intitolata Il giardino delle dame (ibid., C 816 4).
La più vasta e organica fra le raccolte poetiche del F. è rappresentata certamente dai ventitré volumi manoscritti delle Poesie veneziane (ibid., 126b-148b). Il F. iniziò a ordinare unitariamente le proprie poesie dialettali edite e inedite a partire probabilmente dagli anni Quaranta e interruppe il lavoro solo poco prima della morte (la più tarda delle Poesie veneziane - ibid., 148b - è datata 21 apr. 1864). A eccezione dei primi due volumi che, in gran parte sulla base delle precedenti raccolte manoscritte, forniscono un'ampia scelta di scritti di anni diversi (dal 1820 al 1839), le Poesie veneziane sono divise per annate consecutive (o in taluni casi per bienni). Alla straordinaria ampiezza della raccolta (in media ogni volume contiene circa trecento componimenti, ma non mancano casi di volumi con oltre ottocento poesie) corrisponde ovviamente una ricca varietà di forme e contenuti: prevalgono, tuttavia, di gran lunga i sonetti e, soprattutto, le strofe in ottava rima spesso indirizzate a se stesso o alla città natale (abbondano i titoli Sora da mi, A Venezia o A la patria), nelle quali il F. esprime le proprie convinzioni politico-morali o commenta, con ritmo quasi quotidiano durante il 1848, le vicende cittadine e nazionali.
Un altro importante nucleo delle Poesie veneziane è costituito dai componimenti d'ispirazione religiosa: sonetti d'invocazione e preghiera a Dio e alla Madonna, traduzioni di salmi e di inni liturgici, strofe di carattere popolaresco per feste e ricorrenze cittadine. A partire, infine, dal volume XII (anni 1849-1851) buona parte della raccolta è occupata dalle voci di un dizionario in versi endecasillabi in ottava rima dal tono alquanto prosastico.
Oltre a quelle già menzionate nel testo e a parte le poesie singole uscite in miscellanee, fogli volanti o giornali, le opere pubblicate a stampa dal F. sono: Quattro anacreontiche e tre sonetti (nozze Pisani - Maldura), Venezia 1823; Sonetti a Dio, ibid. 1829; Sonetti a Maria, ibid. 1830; Versi… in occasione delle… nozze Zustinian Recanati - Baglioni, ibid. 1830; Per le nozze Zustinian Recanati-Donà. Versi veneziani, ibid. 1832; Per le nozze Gradenigo - Muzan. Versi veneziani, ibid. 1834; Per le nozze Nani Mocenigo - Gradenigo. Versi in dialetto veneziano, ibid. 1839; Per le nozze Medin - Maniago. Versi in dialetto veneziano, ibid. 1839; Dell'esser padre, Capitolo, ibid. 1840; Per le… nozze Gidoni - Matiuzzi. Versi veneziani, ibid. 1842; Per le… nozze Saggini - Cromer, ibid. 1842; Per le… nozze Gradenigo - Emo Capo di Lista. Versi del Barcariol, ibid. 1844; Per le… nozze Concina - Gradenigo. Versi del Barcariol, ibid. 1844; Versi del Barcariol per le… nozze… Nicolò conte Bianchini ed Aurelia Agostini, ibid. 1846; Fantasie del Barcariol per… nozze… Cecilia Gradenigo col nob. signore Roberto Baglioni, ibid. 1846; Mazzetto de anacreontiche inedite del Barcariol in dialeto venezian. Per le… nozze Boldù - Calbo Crotta, ibid. 1862; In occasione delle nozze… Giovanni De Scola di Vicenza… Elena Patella. Versi in dialetto veneziano, ibid. 1863. Una scelta postuma di vario materiale foscariniano sono le Poesie in dialetto veneziano pubblicate per le nozze Rebustello - Paolucci, Padova 1864.
Tra le successive edizioni antologiche di versi del F. le più significative sono quelle curate da A. Pilot, costituite pressoché interamente da inediti tratti dalle Poesie veneziane: Venezia nell'Ottocento in dieci sonetti inediti…, Capodistria 1911; Canzonette inedite…, Roma 1912; Venezia dopo la pace di Villafranca…, Venezia 1912; Anacreontiche vernacole inedite…, Roma 1913; L'Italia in alcuni versi inediti…, ibid. 1913; Id., Tre sonetti inediti… in lode del vernacolo veneziano, Venezia 1915.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, reg. 67/XVII, Libro d'oro. Nascite dal 1781 al 1801, c. 164r; Ibid., Governo provvisorio (1848-49), bb. 204 n. 20078-5569, 441 n. 2450, 444 n. 6382, 452 passim; Venezia, Arch. municipale, Atti di ufficio 1835-39, III/1/1, b. 235; Ibid., Atti di ufficio 1850-54, XII/2/4, b. 597; Ibid., Arch. dell'Ateneo veneto, b. 22 (anni 1815-1826), fasc. 24/1; Ibid., Archivio del Civico Museo Correr, b. 1 (anni 1830-1851), fascc. 1, 3, 10; b. 2 (anni 1851-1852), fascc. 295, 297, 302 s.; Ibid., Biblioteca del Civico Museo Correr, Mss. P.D. 547 C 64: L. Carrer, Lettere 71 a J.V. F.; Sunto storico alfabetico e cronologico delle deliberazioni emesse dal Consiglio municipale di Venezia dal 1808 a tutto il 1856, Venezia 1871, pp. 25 s.; Raccolta per ordine cronologico di tutti gli atti, decreti, nomine ecc. del Governo provvisorio della Repubblica veneta…, Venezia 1848, I, 2, pp. 526, 535, 555 s., 569 s., 616; II, pp. 22 s., 46, 58; V, p. 354; G.B. Contarini, Menzioni onorifiche a defunti di Venezia… 1864, Venezia 1864, p. 24; L. Carrer, Alcune lettere inedite (al nob.) J.V. F. 1826-1830, con prefazione e note di M. Barozzi, Venezia 1865; R. Barbiera, Poesie veneziane scelte ed annotate, Firenze 1886, pp. 256 s.; F. Nani Mocenigo, Della letteratura veneziana del sec. XIX…, Venezia 1916, pp. 369, 372-375, 411, 462, 477; A. Pilot, Pio IX e il poeta veneziano J.V. F., in Rass. stor. del Risorgimento, XVI (1929), pp. 904-911; P. Rigobon, Gli eletti alle Assemblee veneziane del 1848-49, Venezia 1950, pp. 105 s.; M. Dazzi, Il fiore della lirica veneziana, III, Venezia 1959, pp. 149-162; F. Schroeder, Rep. genealogico delle famiglie confermate nobili… nelle provincie Venete, Venezia 1831, I, p. 335; II, p. 467; Diz. del Risorg. naz., III, pp. 119 s.