Architetto e scultore (Firenze 1486 - Venezia 1570), allievo di Andrea Contucci, detto il S., dal quale ereditò anche il toponimico. Seguito il maestro a Roma (1505 circa), partecipò ai lavori iniziali per il monumento funebre del card. G. Michiel a S. Marcello al Corso, strinse contatti con G. da Sangallo (col quale Andrea d'altronde aveva già collaborato a Firenze), presso la cui abitazione in Borgo pare fosse alloggiato, familiarizzando anche con l'architettura di Bramante e Raffaello. Nel S. Iacopo Apostolo (Firenze, Duomo) o nel S. Giacomo di Compostella (Roma, S. Maria di Monserrato) persistono tracce della lezione scultorea di Andrea Sansovino, per quanto inizi a trasparire una decisa influenza michelangiolesca: è il Bacco (1514 circa, Firenze, Museo Nazionale) a tradire decisamente questa tendenza, accentuata dal soggiorno fiorentino degli anni 1511-17. La tensione verso forme classiche, permeate da un gusto pittorico rivelato dai contrasti luministici, è ribadita nella cosiddetta Madonna del parto (Roma, S. Agostino, 1518 circa), eseguita dopo il suo ritorno a Roma. Rifugiatosi a Venezia, dopo il sacco del 1527, vi si stabilì divenendo in breve "proto" della basilica di S. Marco. L'ambiente veneto, vivacizzato da Tiziano e l'Aretino con i quali strinse rapporti di amicizia, ne acuì la sensibilità pittorica che seppe fondere con il sottofondo culturale romano, dando vita agli originali contrasti di luce che caratterizzano opere come la Madonna con bambino dell'Arsenale (1534) o i rilievi plastici della Miracolosa guarigione della giovane Caprilla (1535, Padova, basilica del Santo). Sensibilità linguistiche chiaroscurali emergono anche nelle fabbriche veneziane del S., primo grande protagonista dell'introduzione, nella Serenissima, del cosiddetto classicismo romano a cui si ispirerà anche l'opera veneziana di M. Sanmicheli. I suoi esordî come architetto risalgono, tuttavia, a Firenze, con l'apparato effimero per la facciata del Duomo, eretto per l'ingresso di Leone X nella città (1514, in collaborazione con Andrea del Sarto); con il modello ligneo della facciata del Duomo; con il progetto per la facciata di S. Lorenzo e, a Roma, con il progetto per S. Giovanni dei Fiorentini, per cui vinse il concorso (1519) proponendo uno schema a pianta centrale, poi non realizzato. Il trionfo, a Venezia, dell'architettura rinascimentale romana si deve particolarmente alla ricostruzione della Piazzetta di S. Marco, dove il S. stabilì un armonioso dialogo con le architetture preesistenti riuscendo a soddisfare l'esigenza veneziana del periodo, orientata a ostentare la coesistenza di linguaggi diversi. Il completamento delle Procuratie vecchie (dal 1529 circa in avanti), la costruzione della Zecca (1535-47 circa), della Loggetta di S. Marco con statue e bassorilievi e della Libreria Marciana (1536-60 circa, completata da V. Scamozzi nel 1591) danno vita a raffinati e codificati usi rinascimentali degli ordini, confrontandoli con blocchi di pietra grezza e bugnati di matrice bramantesca. L'imponente palazzo Corner della Ca' Grande (1533 circa-1566), le più composte fabbriche nuove a Rialto (1554-57 circa) o la chiesa ovale nell'Ospedale degli Incurabili (1565-68 circa) mostrano la sapiente versatilità del Sansovino. I lavori in Palazzo Ducale (Scala d'Oro, 1557-58, con M. Sanmicheli) e in San Marco (porta della Sagrestia, stalli del coro, pergola del presbiterio, fonte battesimale, ecc.) hanno, sulla terraferma, il loro contraltare nella Villa Garzoni a Pontecasale (1530-40 circa). Quest'ultima sembra evocare, dall'esterno, le tipologie in uso nel Quattrocento toscano. Una loggia centrale con ordini sovrapposti, inseriti nel compatto fronte principale, completa in realtà una rievocazione dell'antico, sperimentalmente e costantemente rivisitato da una delle figure centrali dell'architettura veneziana del Cinquecento.