Appellativo del pittore Iacopo Negretti o Nigretti (Serina, Bergamo, 1480 circa - Venezia 1528). P. ebbe larga fama tra i contemporanei. Formatosi nell'ambito belliniano, mostrò fin dalle prime opere una maggiore tensione verso le soluzioni di Giorgione e di Tiziano.
Menzionato dal 1510 in documenti veneziani che lo attestano iscritto alla Scuola Grande di S. Rocco e alla Scuola di S. Pietro martire, P. si formò nell'ambito della cultura pittorica belliniana, mostrando tuttavia, fin dalle prime opere, una maggiore tensione e forza espressiva ispirata alle soluzioni di Giorgione e di Tiziano. Fu membro della scuola di San Marco. Fu benestante e la sua casa era governata dalla nipote Margherita; il nome di una sua figlia Violante, presunta modella di molti ritratti suoi e di Tiziano, è invece leggendario.
A Venezia, dove visse fino alla morte, ottenne numerose commissioni ed ebbe larga fama tra i contemporanei, soprattutto per i ritratti femminili, che esaltano una bellezza dolce e patetica (Le tre sorelle, Dresda, Gemäldegalerie; Ritratto di dama, Milano, museo Poldi-Pezzoli; Giuditta, Firenze, Uffizi; S. Barbara, trittico in S. Maria Formosa a Venezia), e per la serie delle Sacre conversazioni (Roma, gall. Borghese; Bergamo, accademia Carrara; Vienna, Kunsthistorisches Museum; Monaco, Alte Pinakothek; ecc.), che rinnovano, con un nuovo impianto monumentale e calde tonalità cromatiche, l'antico tema religioso della conversazione tra la Vergine e i santi. Nonostante le difficoltà di una precisa sistemazione cronologica, accanto alle uniche due opere certe (Madonna col Bambino, Berlino-Dahlem, Gemäldegalerie; Assunzione della Vergine, 1512, Venezia, Gallerie dell'accademia) la critica ha concordemente raccolto un ricco corpus di opere che testimoniano, pur nel costante riferimento all'ideale classico, il passaggio dai toni morbidi e pacati delle prime opere a una maggiore intonazione drammatica dagli accentuati contrasti chiaroscurali (Diana e Callisto, Vienna, Kunsthistorisches Museum; ritratti di Francesco e Paola Querini, Venezia, Fondazione Querini Stampalia). Le sue opere incompiute furono terminate dai seguaci bergamaschi G. Cariani e B. Licinio e dallo scolaro Bonifacio de' Pitati.