GUICCIARDINI, Iacopo
Ultimo figlio maschio di Piero di Luigi e di Agnola di Andrea Buondelmonti, nacque a Firenze il 23 genn. 1422 (e non nel 1397 come riferito dal Litta). A differenza del fratello Luigi, non vi sono prove che il G. abbia ricevuto un'educazione umanistica, e in effetti nelle Memorie di famiglia, che forniscono una delle migliori fonti per la sua biografia, Francesco Guicciardini lo descrive come "al tutto sanza lettere" (p. 42), sebbene in seguito sia stato amico di Marsilio Ficino e alquanto ammirato da lui. Come per il fratello, l'attività militare del padre sembra essere stata importante per la sua formazione. Il G. fu in gioventù un famoso giostratore e vinse la giostra disputata in piazza S. Maria Novella nel 1446.
A differenza di Luigi, il G. ebbe interessi commerciali, alimentati dalla sostanziosa dote di 3500 ducati, in contanti, di Guglielmetta di Francesco de' Nerli, che sposò nel 1440 all'età di 18 anni. Il denaro fu investito in una bottega di arte della seta di cui mantenne il controllo per tutta la vita e che poi passò al figlio Piero. Questi interessi commerciali possono anche spiegare il suo coinvolgimento nelle imprese marittime fiorentine di metà secolo, sebbene i viaggi in Levante e in altre parti del Mediterraneo, in Inghilterra e nelle Fiandre, attraessero molti giovani fiorentini in cerca di avventure. Il primo viaggio del G. avvenne nel 1442-43 quando si recò nelle Fiandre con alcune galee in compagnia di Iacopo de' Pazzi, al quale restò vicino nel corso di tutta la vita. Forse viaggiò per mare ancora nel 1457, quando fu nominato comandante di una delle galee di Levante, ma non vi sono prove certe che questa flotta abbia mai effettivamente preso il largo. Tuttavia, è verosimile che abbia avuto qualche precedente esperienza in ruoli di comando sulle navi prima di essere nominato capitano della flotta di tre galee che salparono per le Fiandre e l'Inghilterra nell'ottobre 1462. Queste galee erano ancora a Southampton nel marzo 1463 e probabilmente ritornarono a Porto Pisano alla fine dell'estate. Oltre a questa esperienza pratica e alle opportunità di viaggiare fuori dall'Italia, il G. fu due volte membro dei Consoli del mare, nel 1465 e 1469, avendo quindi un ruolo anche nell'amministrazione delle imprese commerciali di Firenze.
Forse per il suo coinvolgimento nelle imprese marittime il G. entrò piuttosto tardi nella vita politica e amministrativa dello Stato fiorentino. Nel 1452 fu eletto per la prima volta nella Balia e nel novembre 1454 per la prima volta entrò nel priorato; entrambe queste cariche erano naturali nella carriera di un giovane membro di una famiglia filomedicea come i Guicciardini. Il G. aveva già avuto modo di conoscere il mondo in cui vivevano i responsabili della vita politica fiorentina quando aveva accompagnato il padre nella sua ultima missione in Lombardia nel 1441. Ma fu solo nel 1459 che egli occupò la sua prima importante carica nello Stato fiorentino come capitano di Borgo San Sepolcro. A differenza del fratello Luigi, il G. non dedicò molto tempo all'amministrazione di città e territori dello Stato fiorentino, presumibilmente perché preso dai suoi interessi mercantili.
Il G. fu priore di nuovo nel gennaio-febbraio 1461 e, per una terza volta, nel 1481. Fu inoltre vicario di Anghiari nel 1466, capitano di Arezzo nel 1467, capitano di Pisa nel 1471 e vicario di Valdarno superiore nel 1472. Fu pure eletto commissario militare speciale per la guerra di Volterra, per la guerra successiva alla congiura dei Pazzi, per la guerra di Ferrara e per le campagne di Pietrasanta e Sarzana.
Negli anni Sessanta del Quattrocento il G. si dedicò completamente alla diplomazia. La sua prima importante missione fu a Napoli nell'estate del 1465, quando fu mandato a rappresentare Firenze al matrimonio di Alfonso d'Aragona con Ippolita Sforza. In questa circostanza gli fu data istruzione di congratularsi con il re Ferdinando I per il modo in cui aveva risolto il difficile caso di Iacopo Piccinino e di esortarlo a mantenere la pace in Italia. Tale pace fu minacciata nell'autunno 1466 dalle azioni dei fuorusciti fiorentini e dai loro intrighi con Bartolomeo Colleoni; il G. fu mandato con Tommaso Soderini a Venezia e poi a Milano per cercare di evitare la crisi. Quando la minaccia si concretizzò nel 1467, fu nominato commissario per organizzare l'arrivo e dare le necessarie istruzioni alle truppe napoletane inviate in aiuto di Firenze. Nel 1468 ritornò a Milano per portare le condoglianze fiorentine al duca per la morte di sua madre, Bianca Maria Visconti, e in luglio si trovava a Livorno con Lorenzo de' Medici per accogliere Ippolita Sforza sulla via del ritorno verso Napoli dopo sei mesi trascorsi in Lombardia. Nell'anno seguente l'Italia fu colpita dalla cosiddetta crisi di Rimini seguita alla morte di Sigismondo Malatesta il 9 ott. 1468. Il 7 luglio 1469, avendo completato da poco un semestre di ufficio come gonfaloniere di Giustizia, il G. partì da Firenze con Otto Niccolini e due inviati milanesi per andare a Roma e giustificare di fronte a Paolo II la difesa di Rimini da parte della lega tra Firenze, Milano e Napoli contro le mire papali. Il G., come suo fratello Luigi, era considerato filomilanese e in questa missione gli inviati milanesi espressero grande fiducia in lui, mentre del Niccolini non si fidavano.
Il G. era ancora a Roma quando Piero de' Medici morì il 2 dic. 1469; in questa circostanza scrisse una lettera di condoglianze a Lorenzo con il quale avrebbe mantenuto uno stretto rapporto di collaborazione nel corso dei due successivi decenni.
Il G. tornò a Firenze all'inizio del gennaio 1470 e il 27 luglio fu prescelto, con Pierfrancesco de' Medici, per andare a Napoli, ma subito dopo la morte di Otto Niccolini, avvenuta a Roma alla fine di settembre, gli fu ordinato di recarsi a Roma dove erano ormai avviati alla conclusione i negoziati per risolvere la crisi riminese. Secondo il pronipote del G., Francesco, il G. guadagnò un considerevole credito per le capacità diplomatiche mostrate durante questi difficili negoziati, sebbene si lamentasse della mancanza di chiare istruzioni da Firenze, cosa che spesso lo mise in una difficile posizione.
Nel 1472 commissario durante la guerra di Volterra; era sua responsabilità organizzare le fasi iniziali dell'assedio della città ribelle prima dell'arrivo di Federico da Montefeltro, che assunse il comando militare. Il G. si occupò quindi di assicurare i rifornimenti all'esercito e di consigliare Federico durante le trattative per la resa di Volterra. Il grado del suo coinvolgimento nella decisione di autorizzare il sacco della città non è comunque chiaro.
Seguirono tre anni relativamente tranquilli per il G. prima che fosse ancora una volta in viaggio, stavolta come ambasciatore a Milano per otto mesi nel 1476, durante la crisi internazionale creata dalle campagne del duca di Borgogna, Carlo il Temerario. Il suo compito principale era persuadere Galeazzo Maria Sforza a evitare annessioni straniere con Carlo o con Luigi XI. Il G. fece ritorno a Firenze da questa missione il 29 sett. 1476 e nel marzo 1477 ancora una volta assunse l'ufficio di gonfaloniere di Giustizia. Fu allora che furono emanate le leggi che escludevano la successione ab intestato delle figlie che fecero infuriare i Pazzi. Si dice che il G. si sia opposto alle nuove leggi e che in seguito abbia cercato di ammorbidire la violenta ostilità di Lorenzo de' Medici verso la famiglia Pazzi. Si guadagnò così in questo periodo una buona reputazione per la sua moderazione e tolleranza, che avrebbe costituito una parte importante della influenza che avrebbe continuato a esercitare durante gli ultimi anni di vita.
La congiura dei Pazzi, l'assassinio di Giuliano de' Medici e la conseguente caccia ai Pazzi lasciarono tuttavia poco spazio per la moderazione e il G. trascorse gran parte degli anni 1478 e 1479 sui campi di battaglia come commissario degli eserciti della lega fra Firenze, Milano e Venezia. Inizialmente si trovò in Lunigiana, dove negoziò la presa fiorentina di Fivizzano, e nel contado di Pisa; dall'autunno del 1478 e nel corso della campagna del 1479 rimase con l'esercito in Val di Chiana e Machiavelli gli attribuì il merito per la vittoria sulle forze napoletano-papali nella battaglia del lago Trasimeno. Questo fu, tuttavia, un isolato successo fiorentino e dopo poche settimane il G. si dava da fare con la riorganizzazione dell'esercito dopo la perdita di Poggibonsi e Colle di Val d'Elsa.
Al suo ritorno a Firenze, fu coinvolto, durante il soggiorno di Lorenzo a Napoli, nella difesa del regime mediceo contro i suoi avversari. Fu da questo momento che la sua influenza a Firenze raggiunse il suo punto più alto. Durante l'assenza del fratello maggiore, Luigi, che si trovava a Venezia all'inizio del 1480, il G. divenne un membro del nuovo Consiglio dei settanta e fu scelto come uno dei primi membri degli Otto di pratica che si assunsero la completa responsabilità della direzione degli affari esteri e della difesa dello Stato. Successivamente, nello stesso anno, fu dei Diciassette riformatori eletti per rinnovare le istituzioni finanziarie e commerciali fiorentine. Con lo scoppio della guerra di Ferrara, nel maggio 1482, il G. si trovò direttamente coinvolto sia nei piani strategici della guerra sia nella supervisione diretta dei contingenti militari fiorentini in campo. Nell'autunno era in Romagna con l'esercito e, dopo il ritorno di Lorenzo dalla Dieta di Cremona nel febbraio-marzo 1483, fu inviato a Ferrara per continuare il dialogo sui piani di guerra e nominato commissario presso le truppe fiorentine. Tuttavia, a metà estate del 1483, lasciò la zona di guerra, lamentandosi che stava diventando troppo vecchio per un servizio così attivo.
Nel gennaio 1484, il G. fu con Bernardo Buongirolami, ambasciatore a Milano, in una Dieta fra i capi della lega per discutere i piani militari per il nuovo anno.
Molti dei suoi rapporti scritti durante queste missioni, che denunciavano le inadeguatezze dell'esercito e descrivevano le attitudini degli altri capi, sono stati conservati e danno l'impressione di un politico con un grande senso della realtà e di un attento negoziatore. È da queste circostanze che si giustifica l'affermazione di Francesco Guicciardini secondo la quale a metà degli anni Ottanta il G. era il secondo uomo nel regime dopo Lorenzo.
Dopo la pace di Bagnolo, che concluse la guerra di Ferrara il 7 ag. 1484, Firenze si mise rapidamente in moto per recuperare Sarzana, ceduta ai Fregoso durante la guerra dei Pazzi. Il G. fu eletto commissario generale dell'esercito e inviato per questa missione, e fu direttamente responsabile della decisione di conquistare Pietrasanta come primo passo necessario nella campagna. Dopo la caduta di Pietrasanta il 10 nov. 1484, il G. trascorse gran parte dell'anno successivo nella zona di Pisa affrontando i Genovesi che tentavano di scalzare la difesa fiorentina. Alla fine del 1485 la crescente crisi causata dalla rivolta dei baroni napoletani contro re Ferdinando I rese necessaria la presenza di un influente ambasciatore fiorentino a Milano, e il 21 dic. 1485 fu prescelto proprio il Guicciardini. Egli rimase a Milano fino alla fine del settembre 1486 e fu lui a persuadere il riluttante Ludovico Sforza a fare la sua parte in difesa degli Aragonesi. Dopo la soluzione di questa crisi il G. ritornò alla questione di Sarzana, ed era commissario, con Piero Vettori, al momento della resa finale della città il 22 giugno 1487. Le ostilità contro i Genovesi continuarono fino al 1489 e il G. vi fu frequentemente coinvolto come commissario delle truppe fiorentine.
Egli rimase tuttavia molto influente a Firenze e si alleò con Pierfilippo Pandolfini nel 1489 per persuadere Lorenzo e altri autorevoli capi fiorentini a inserire il giovane Piero di Lorenzo nella vita pubblica attiva come preparazione per un'eventuale successione a Lorenzo. Poco tempo prima, con il Pandolfini e Piero de' Medici, il G. aveva formalmente accolto a Livorno e accompagnato a Genova Isabella d'Aragona neo sposa di Gian Galeazzo Maria Sforza.
Il G. morì a Firenze il 17 maggio 1490.
La sua morte è descritta da Ugolino Verino come "dannosa non solo a' parenti et amici ma ancora a tutta la patria fiorentina […] ancora era utile ad governo della repubblica" (Brown, 1992, p. 180 n.). Egli era conosciuto come uno dei pochi uomini che non esitavano a dire la propria opinione a Lorenzo de' Medici e che erano in grado di esercitare una diretta influenza su di lui. Francesco Guicciardini lo descrive nelle Memorie di famiglia come "uomo degnissimo e molto bene dotato de' beni dello animo, natura e fortuna, e' quali quando si congiungono in uno lo fanno felice" (p. 41). Per quanto si sapesse che non aveva una buona conoscenza del latino, fu ammirato da Marsilio Ficino, che gli dedicò i suoi Sermonimorali della stultitia et miseria degli huomini con una lettera del 28 giugno 1478.
Francesco Guicciardini provò grande rispetto e affetto anche per la bisnonna Guglielmetta, che descrive come intelligente, colta e con un forte interesse per la politica. L'unico figlio del G., Piero, nacque nel 1454 e continuò ad amministrare il commercio di seta avviato dal padre così come a svolgere un ruolo politico nella città; il G. ebbe anche una figlia, Maddalena, sposata a Bernardo di Francesco Vettori. Si disse che il G. avesse gestito i propri affari fino alla morte e non avesse lasciato un testamento, ma solo delle dettagliate istruzioni a Piero. Morì piuttosto ricco, avendo acquistato un palazzo a Firenze nel 1482 e possedendo anche proprietà in Val di Pesa e ad Ancisa.
Fonti e Bibl.: Per un minutario del G. relativo agli anni 1470-71 si veda R. Ridolfi, L'Archivio della famiglia Guicciardini, in La Bibliofilia, XXX (1928), p. 464; per un copialettere relativo agli anni 1483-86, ibid., XXXI (1929), p. 36; per una collezione particolarmente ricca di lettere indirizzate al G. nel corso di varie missioni per conto della Repubblica, ibid., pp. 14-36; per le lettere ai Medici: Archivio Mediceo avanti il principato. Inventario, II, Roma-Firenze 1955, ad ind.; III, ibid. 1957, ad indicem. Informazioni sugli uffici da lui ricoperti si trovano in Arch. di Stato di Firenze, Tratte, Uffici intrinseci, 902, 903, 904; Tratte, Uffici estrinseci, 984, 985, 986; per la data di nascita del G.: Tratte, Libri d'età, 79, c. 20v; Istorie di G. Cambi cittadino fiorentino, in Delizie degli eruditi toscani, XX-XXIII (1785-86); F. Guicciardini, Storie fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di R. Palmarocchi, Bari 1931, ad ind.; Id., Memorie di famiglia, in Id., Scritti autobiografici e rari, a cura di R. Palmarocchi, Bari 1936, ad ind.; N. Machiavelli, Istoriefiorentine, in Id., Opere, a cura di M. Bonfantini, Verona 1954, VIII, capp. 15, 30, 33; Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-74, 1477-92, a cura di M. Del Piazzo, Firenze 1956, ad ind.; Lorenzo de' Medici, Lettere, I-VIII, a cura di R. Fubini et al., Firenze 1977-2001, ad ind.; M. Parenti, Ricordi storici 1464-67, a cura di M. Doni Garfagnini, Firenze 2001, pp. 84, 86, 91, 139; A. Della Torre, Storia dell'Accademia platonica di Firenze, Firenze 1902, p. 610; R. Palmarocchi, La politica italiana di Lorenzo de' Medici: Firenze nella guerra contro Innocenzo VIII, Firenze 1933, ad ind.; P.O. Kristeller, Supplementum Ficinianum, I, Firenze 1937, p. 72; E. Fiumi, L'impresa di Lorenzo de' Medici contro Volterra, 1472, Firenze 1948, ad ind.; Storia di Milano, VII, Milano 1956, pp. 304 s., 380 s.; A. Rochon, La jeunesse de Laurent de Médicis 1449-78, Paris 1963, ad ind.; M.E. Mallett, The Florentine galleys in the fifteenth century, Oxford 1967, pp. 89 n., 94, 163, 166; R.A. Goldthwaite, Private wealth in Renaissance Florence, Princeton, NJ, 1968, pp. 117-125; A. Brown, Bartolomeo Scala, 1430-97, chancellor of Florence; the humanist as bureaucrat, Princeton, NJ, 1979, ad ind.; J. Hook, Lorenzo de' Medici, London 1984, p. 57; P.C. Clarke, The Soderini and the Medici: power and patronage in fifteenth-century Florence, Oxford 1991, pp. 155-158; A. Brown, The Medici in Florence: the exercise and language of power, Firenze 1992, ad ind.; M. Martelli, La cultura letteraria nell'età di Lorenzo, in Lorenzo il Magnifico e il suo tempo, a cura di G.C. Garfagnini, Firenze 1992, p. 63; A. Brown, Lorenzo e Guicciardini, in Lorenzo the Magnificent: culture and politics, a cura di M. Mallett - N. Mann, London 1996, pp. 281-296; N. Rubinstein, Il governo di Firenze sotto i Medici (1434-94), a cura di G. Ciappelli, Firenze 1999, ad ind.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Guicciardini di Firenze.