DOFFI, Iacopo
Nacque a Firenze l'8 nov. 1464 da Leonardo di ser Piero di ser Ludovico e da Iacopa di Iacopo di Antonio di Lapaccio, nel quartiere Santa Croce, gonfalone "bue".
La famiglia non apparteneva alla cerchia delle potenti famiglie cittadine ma a quella intraprendente "piccola borghesia" di mercanti, lanaioli e notai che, tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo, riuscirono a raggiungere una discreta posizione economica e l'onore di qualche carica pubblica. Il primo ad adire il priorato - dopo aver ottenuto l'immatricolazione all'arte "maggiore" di Calimala - fu Francesco di Giovannino (1° sett. 1393). Tre volte ricoprì questa alta carica anche Bernardo di ser Ludovico, "lanaiolo" (1° nov. 1417, 1° genn. 1427 e 1° marzo 1430), mentre il fratello Piero fu notaio della Signoria nel 1420, 1424 e 1433. Nel 1434 la famiglia venne coinvolta nella reazione contro gli antimedicci (forse anche per i legami di parentela con la più importante famiglia dei Castellani) e Bernardo fu condannato all'esilio. Leonardo di ser Piero, padre del Q., risulta iscritto all'arte di Por S. Maria come "ritagliator" - cioè venditore di stoffe al minuto - dal 1466 e le due successive "portate" al catasto del 1469 e del 1480 ne registrano la modesta condizione economica.
Appena quindicenne, il D., insieme con il fratello Piero, di lui maggiore di un anno, fece le prime esperienze di mercatura e cambio presso il banco della famiglia Martelli dove, a detta del padre, erano stati impiegati "senza salario, nella speranza che li prendano fuori in qualche luogo" (Arch. di Stato di Firenze, Catasto 1004, c. 81). All'esperienza in patria dovette effettivamente seguire, come spesso accadeva per i dipendenti più capaci ed intraprendenti, l'invio presso qualche filiale o fondaco all'estero. Nel 1506 il D., di ritorno dalla Germania, veniva infatti ricevuto dai Dieci di guardia e balia, interessati a tutto ciò che potesse informarli sui movimenti dell'imperatore Massimiliano che, da Innsbruck, premeva minacciosamente su Venezia. Biagio Buonaccorsi, cancelliere della Repubblica fiorentina, in una lettera del 6 settembre inviata a Niccolò Machiavelli, allora in legazione presso Giulio II, dava notizia di questo incontro giudicando il D. "homo sensato et di bonissimo cervello" poiché, senza avere alcun incarico ufficiale, aveva riferito con precisione e ricchezza di dettagli sulla consistenza e la dislocazione dell'esercito imperiale.
L'attività mercantile - non sappiamo se in proprio o presso qualche compagnia - risultò comunque abbastanza redditizia, come attestano le dichiarazioni alla "decima" del 1498 (dove il D., insieme con il fratello, venne iscritto per la somma di 5 fiorini) e a quella del 1534 (dove i suoi figli denunciarono un patrimonio immobiliare consistente in cinque poderi e diverse case). Anche le poche cariche pubbliche rivestite dal D. (fu eletto tra i Dodici buonuomini il 15 sett. 1516 e fra i Priori il 1° marzo 1524) e soprattutto l'immatricolazione nell'arte della seta come "setaiolo grosso" avvenuta nel 1525 - mentre il fratello Piero vi rimaneva iscritto come "ritagliator" - confermano la solidità della posizione economica e sociale raggiunta.
Nel 1520 il D. compare tra quei mercanti fiorentini (come Giovambattista Bracci, corrispondente di Machiavelli) creditori di un tal Michele Guinigi di Lucca, la cui insolvenza aveva comportato perfino l'intervento dei rispettivi governi. Niccolò Machiavelli, incaricato dalla Repubblica fiorentina e dal cardinale Giulio de' Medici di recarsi a Lucca per tutelare gli interessi dei Fiorentini, dopo lunga trattativa riuscì ad ottenere dal Consiglio generale di quella città una deliberazione favorevole alla revisione generale dell'amministrazione del Guinigi da parte di tre fidati cittadini indicati dalle parti, in modo da distinguere con chiarezza crediti esigibili e non.
Il D. morì il 19 apr. 1530 a Firenze e venne sepolto in S. Croce.
Dei suoi figli, Damiano, nato il 22 marzo 1517, nel 1534 risulta domiciliato con i fratelli nel "popolo" di S. Iacopo tra Fossi; Leonardo, nato il 16 apr. 1520, è registrato nelle matricole dell'arte della lana dal 7 apr. 1552 e ricoprì anche alcune cariche pubbliche (fu eletto tra i Dodici buonuomini il 12 giugno 1551 e fra i capitani di Orsarimichele nel 1589 e nel 1596); Alessandro, nato il 12 giugno 1526, fu dei Dodici buonuomini nel 1552 e nel 1568, podestà di Palaia nel 1566 e di San Casciano in Val di Pesa nel 1586; Giovanni, indirizzato alla carriera ecclesiastica, divenne canonico della cattedrale fiorentina e in tale dignità morì il 7 febbr. 1605, venendo sepolto nel duomo "con l'arme ai piedi": con lui si estinse anche la famiglia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Catasto, filze 671, 913, 1004; Ibid., Decima repubblicana 1498, filza 43, cc. 317-319; Ibid., Decima granducale 1534, filza 3587, c. 496; Ibid., Carte Strozziane, serie 1, n. 322, c. 151; Ibid., Archivio Ceramelli-Papiani, b. 1775; Ibid., Raccolta Sebregondi, b. 1941; Ibid., Tratte, E 443 bis, c. 88; Ibid., Artedei medici e speziali, filza 251; Ibid., Manoscritti, Matricole delle arti, n. 546, cc. 433, 599, 674; Ibid., Otto di Guardia, f. 224, cc. 21-71; P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi, Firenze 1877, I, p. 630; III, p. 405; D. Marzi, La Cancelleria della Repubblica fiorentina, Rocca San Casciano 1910, pp. 497-499; D. Kent, The rise of the Medici faction in Florence, 1426-1434, Oxford 1978, pp. 145, 158, 165.