DEL BENE, Iacopo
Figura di mercante avventuriero, dei figli di Francesco di Iacopo e di Dora di Domenico Guidalotti il D. fu quello che accusò con maggior gravità le incerte vicissitudini in cui la famiglia venne a trovarsi nell'ultimo quarto del Trecento. Non se ne conosce la data esatta di nascita: dalle lettere della madre a Francesco, vicario in Val di Nievole, del 1381, si ricava che il D. era a quell'epoca ancora fanciullo e al seguito del padre a Pescia. Fin dalle prime testimonianze egli si presenta dedito all'attività mercantile di cambiatore. Il padre stesso dovette indirizzarlo a questo settore se nel 1382, all'atto della fondazione di una compagnia di merciai con sede a Firenze e a Roma, aveva posto le condizioni per l'inserimento di alcuni suoi figli in qualità di dipendenti della filiale romana. Nel 1383 il D. risulta già svolgere una operazione di cambio a Firenze, e l'anno successivo una ricordanza di Francesco lo indica come "mercante fiorentino".
Durante l'esilio del padre, anche il D. si allontanò da Firenze: nel 1386 fu a Bologna, nel 1387 a Venezia finché nel marzo 1388 decise di partire per nove o dieci mesi alla volta di Tana, porto sul mare d'Azov, alla foce del Don. Là, a contatto di mercanti veneziani, pare esercitasse prestiti a carovanieri e traffici vari; non è escluso che si occupasse anche del commercio di schiave.
Alla fine di dicembre di quell'anno era di nuovo a Venezia ripromettendosi di tornare sulle rive del mar Nero con pannilani da vendere a Tana; non risulta però che questo secondo viaggio sia stato effettuato. Il periodo successivo è caratterizzato da continui spostamenti tra Firenze (dove per conto della famiglia aveva l'incarico di amministrare parte del patrimonio paterno, compiti che però svolse con scarsa diligenza tanto da indurre Francesco ad affidarsi interamente all'altro figlio, più responsabile, Ricciardo), Venezia, Roma. Fu a Capodistria alla fine del 1390, dedito a cambiare monete e anche qui interessato al traffico di schiavi.
Nel 1391 fondò insieme con il fratello Borgognone e con Salvi di Giovanni Lippi una compagnia bancaria con sede a Padova, durata pochi anni. Le operazioni di cambio e di prestito della compagnia erano svolte principalmente sulle piazze di Venezia (il padre del D., ivi residente, dovette esercitare un qualche ruolo in tale attività), Ferrara, Bologna e Firenze. La compagnia trattò anche numerosi finanziamenti a capitani di ventura: in particolare il D. fa riferimento nelle sue lettere a transazioni monetarie per conto di uno di questi, il "conte Ugo de Monfort da Soavia" effettuate anche dopo la chiusura del banco padovano. I guadagni realizzati in tale maniera, e la vita sregolata che conduceva furono spesso criticati dagli altri componenti della famiglia.
Nel 1393 e '94 la presenza del D. è attestata a Firenze, anche se numerosi interessi lo richiamavano fuori della città, finché nel settembre 1395 fu imprigionato a Faenza e trattenuto fino al pagamento di una cauzione il 22 febbraio dell'anno successivo, forse a causa di alcune questioni finanziarie riguardanti il conte Ugo. Per le sue imprese spesso sconsiderate e l'esistenza errabonda il D. tendeva sempre più a distaccarsi da quelle che finirono per imporsi come le attitudini fondamentali della famiglia Del Bene dopo la traumatica esperienza dell'esilio: una vita modesta e irreprensibile da condurre in città o in contado nell'esercizio di professioni liberali o nell'amministrazione del patrimonio fondiario.
Il D. si sposò tra il 1396 e il 1400. I fratelli speravano di potergli procurare un partito vantaggioso, almeno quanto quello di Ricciardo che ebbe in sposa Filippa di ser Niccolò Guasconi, ma anche in questo egli probabilmente deluse le aspettative familiari: di sua moglie si sa solo che si chiamava Lena e che, nata nel 1382 circa, morì tra il 1427 e il 1428. Forse proprio a causa della condotta del D. si arrivò nell'agosto 1400 alla prima divisione dei beni di Francesco tra i vari eredi, allo scopo di rendere ciascuno indipendente nelle proprie disponibilità economiche. La seconda divisione avvenne nel 1405. Al D. toccarono alcuni possedimenti nel popolo di S. Biagio a Petriolo, nei sobborghi di Firenze, e soprattutto denari investiti nel Monte e in prestanze varie.
Non si conoscono le idee politiche del D., ma sappiamo che nell'anno 1400 partecipò a una congiura volta a riportare a Firenze alcuni dei fuorusciti residenti a Bologna, Faenza e Venezia e che per questo motivo fu condannato all'esilio l'11 dicembre dello stesso anno. Il bando non fu mai revocato ed il D. non fece mai più ritorno a Firenze. Si rifugiò a Roma e lì parve in certa misura assestarsi nell'ambiente dei finanzieri fiorentini alla corte papale. Tra il 1401 ed il 1403 fu agente del banco di Matteo Ricci, e, finalmente, nel 1411 fu nominato, insieme con Francesco di Ghiachinotto Boscoli, depositario della Camera apostolica.
I due banchieri dovevano restare in carica per due anni a partire dal 13 marzo, rinnovabili per altri tre a loro piacimento, ed erano tenuti a versare subito a titolo di prestito alla Camera 10.000 fiorini per l'ufficio da svolgere, più altri 10.000 che avrebbero recuperato a rate mensili di 1.000 fiorini dai proventi della Camera stessa. Erano tenuti altresì a seguire la Curia nei suoi spostamenti, ad amministrare un banco a spese della Camera e a stendere dei rendiconti mensili insieme con gli ufficiali della Camera. In cambio di tali servizi erano conferite loro importanti concessioni nell'ambito della gestione delle finanze papali.
La nomina a depositario fu senz'altro il miglior risultato raggiunto dal D. nella sua vita di mercante, ed è con questa qualifica che egli viene ricordato nelle genealogie familiari dei secoli XVII e XVIII. Tuttavia, il D. ed il Boscoli non costituivano in realtà che delle figure schermo, nascondendo con la loro presenza le reali controparti del contratto col pontefice: alcune famiglie fiorentine (i Medici soprattutto), che videro in tale modo sancita una posizione di privilegio tra i finanziatori del papa. Dei 20.000 fiorini totali anticipati, solo 1.666 provenivano dal Del Bene. L'incarico alla scadenza dei primi due anni non fu rinnovato.
Scarse sono le ulteriori notizie sul D.: sappiamo solo che già nel 1405 egli si era separato dalla moglie e dai figli (di cui uno nascituro, Giovanni) Mattea, Oretta, Bartolomeo e Borgognone, tornati definitivamente a Firenze, e che nel 1417 fu a Narni a trattare con Braccio da Montone, in qualità di rappresentante del cardinale Isolani legato apostolico.
Non si conosce neppure la data della sua morte, sicuramente antecedente il 1427, poiché nel catasto fiorentino di quell'anno i figli Borgognone e Giovanni e la moglie Lena, dichiarata vedova, figurano come suoi eredi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Del Bene, nn. 19, 21, 36, 47, 48, 49, 51, 52, 53; Ibid., Acquisti e Doni, n. 301, ins. 6, cc. 43, 46, 47, 66; Ibid., Diplomatico, Acquisto Caprini; Ibid., Manoscritto, n. 374 (Carte Dei, VIII), n. 42; Ibid., n. 350 (Carte dell'Ancisa, CC), c. 811v; Ibid., n. 593 (Carte Pucci, II), ins. 47; Ibid., Raccolta Sebregondi, 569; Ibid., Manoscritto, n. 248 (Priorista Fiorentino Mariani, I), c. 67; Ibid., Mediceo avanti il Principato, n. 99, c. 42; Ibid., Atti del podestà, n. 3763, cc. 51v, 52; Ibid., Provvisioni, n. 87, c. 62v; G. A. Campano, Braccii Perusini vita et gesta, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XIX, 4, a cura di R. Valentini, p. 121 n.; G. Brucker, Florentine politics and society (1343-78), Princeton, N. J., 1962, p. 341 n.; H. Hoshino, Francesco di Iacopo Del Bene cittadino fiorentino del Trecento, in Annuario dello Istituto giapponese di cultura, IV (1966-67), pp. 64, 68; G. Holmes, How the Medici became the Pope's bankers, in Florentine Studies, a cura di N. Rubinstein, London 1968, pp. 361, 366-368; G. Brucker, The civic world of early Renaissance Florence, Princeton, N. J., 1977, pp. 89 n., 259 n., 365.