IACOPO da Varazze (Iacobus de Voragine)
Agiografo, nato a Varazze (Genova) verso il 1228-1230, morto a Genova il 14 luglio 1298. Nel 1244 vestì l'abito domenicano; e presto si distinse per lo zelo con cui insegnava teologia nel suo ordine e per la calda eloquenza della sua predicazione nelle varie città d'Italia. Priore del suo convento verso il 1265, fu eletto provinciale della Lombardia dal 1267 al 1285, finché volle esserne esonerato.
Nel 1288 rifiutò la sede vescovile di Genova, che fu costretto ad accettare nel 1292, esercitando la sua missione con abnegazione, sollecito della vita spirituale e della pace civile dei suoi fedeli.
La maggior parte dei suoi Sermoni porta il segno della parola scritta, pensata nella solitudine, con molto studio. Sono prediche sulla quaresima, su Maria vergine, sulle feste religiose, improntate a semplice bonomia, ma in uno stile scarno soprattutto preoccupato dei fini scolastici e parenetici. E l'interesse moralistico e didattico è presente nel suo Chronicon Ianuense, che va dalla fondazione al 1295, distinto in 12 parti con un numero variabile di capitoli: egli vuole ricordare gli avvenimenti della sua città, ma intende anche ammaestrare i suoi cittadini alla vita familiare, religiosa e sociale. Procede dapprima a grandi linee, inserendo una serie di ammaestramenti civili, politici, etici; poi, avvicinandosi alla sua età, distingue i fatti secondo i varî vescovi di Genova. Ma l'opera che ne diffuse il nome è la Legenda sanctorum, detta anche Legenda aurea, composta, per alcuni, non più tardi del 1255, per altri, intorno al 1266. Comunque è l'opera della giovinezza, fatta di fede e di poesia. C'è una sensibilità ingenua, credente e credula, ma di fantasia libera e fortemente rappresentativa. Quel mondo di purissima perfezione che arrideva alla pietà del suo spirito, gli pare di attuarlo nella realtà agiografica, accettando il miracoloso, il leggendario, ora con immaginazione infantile e briosa, ora con l'animo esaltato dal desiderio di imitare, insegnare, penetrare il segreto di questi eroi della santità. La Legenda diventò testo di cristiana edificazione, diffuso in tutto l'occidente, tradotto nelle varie lingue volgari, edito più volte durante i secoli XV-XVII. La versione italiana del Trecento rende schiettamente l'originale con la sua fluente semplicità e lo stupore della leggenda e del prodigio.
Ediz.: Il Chronicon, in L.A. Muratori, Rerum Ital. scriptores, IX, pp. 5-56; Due opuscoli inediti di I. da V., a cura di R.A. vignor, in Atti dclla Società ligure di storia patria, X, Genova 1874; per le ediz., traduz., ecc., cfr. A. Potthast, Wegweiser durch die Geschichts-Werke des Eur. Mittelalters, 2ª ed., Berlino 1896, p. 635, e F. Zambrini, Opere volgari, Bologna 1866, pp. 584-87,578-84. Il volgarizzamento toscano della Leggenda aurea, ed. A. Levasti, voll. 3, Firenze s. a.
Bibl.: P. Meyer, La traduction provençale de la Légende dorée, in Romania, XXVII (1898), pp. 93-137; J. C. Broussole, introduz. alla sua ediz., Parigi 1907; T. de Wyzewa, introd. alla sua tard., Parigi 1913; per la bibl. v. A. Levasti, op. cit., I, introd. (con la data del 1924).