IACOPO da Tradate
Scultore lombardo, operoso, a partire dal 1401, fra gli artisti italiani e stranieri, venuti d'ogni parte a decorare il duomo di Milano. Dopo di aver atteso a varie statue per i piloni - vedi, fra l'altre, quella di S. Babila - nel 1407 è fatto capo e maestro dei lapicidi; nel 1415 è nominato a vita scultore della Fabbrica con una motivazione ove si dichiara che un artista del suo valore, se non fosse esistito in patria, si sarebbe dovuto rintracciare nel mondo intero e pagarlo a qualsiasi prezzo. La statua di Martino V nel duomo, da lui eseguita nel 1421, paragonata con i lavori dei maestri contemporanei, mostra al vivo le nuove tendenze della scultura in questo periodo. Mentre la testa del pontefice è espressiva e nobilissima, nel panneggio alla semplicità anteriore è sostituito un sentimento pittorico che si risolve in un esagerato manierismo gotico. Nel 1440 I. fu chiamato a Mantova dai Gonzaga e ivi morì.
Bibl.: B. C. K., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XVIII, Lipsia 1925 (con la bibl. precedente); vedi inoltre: P. Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia, Milano 1912, p. 431.