CASSIANO, Iacopo
Nato a Cremona attorno al 1400, si avviò alla carriera ecclesiastica, in cui risulta già entrato verso il 1435, quando ottenne da Eugenio IV il permesso di stabilirsi alla scuola di Vittorino da Feltre. Alla morte di questo ultimo (1446) il C. ne ereditò la direzione della scuola, la biblioteca e l'incarico di educare i figli del marchese Ludovico Gonzaga. Dopo tre anni preferì trasferirsi a Roma, dove le prospettive di carriera e di studio dovevano sembrargli migliori, ed in questa occasione il Gonzaga scrisse per lui, in data 7 giugno 1449, una lettera di presentazione molto calorosa a Niccolò V.
Alla corte romana il C. si distinse come grecista e traduttore. Di lui si conoscono le versioni in latino del corpus di Archimede (che fece su incarico dello stesso papa Niccolò V) e di otto libri di Diodoro Siculo. La prima, che è la sola rimastaci, fu condotta sul testo del cod. A, che appartenne poi al Valla e sparì nel corso del sec. XVI. I contemporanei, che ignoravano quella duecentesca, senz'altro peggiore, del domenicano Guglielmo di Moerbeke, accolsero con interesse la versione del Cassiano. Se ne servirono tra gli altri il Cusano ed il Regiomontano, e il secondo la trascrisse in vista di una propria più accurata traduzione. Servendosi appunto di questa copia (oggi codice Cent. V 15 della Stadtbibliothek di Norimberga), portata dal Regiomontano in Germania intorno al 1468, Thomas Gechauff "Venato rius" pubblicò la traduzione nell'editio princeps (Basilcae 1544)del corpus di Archimede (Opera, quae quidem extant, omnia..., Basileae 1544). L'opera denuncia comunque, particolarmente nella resa dei passi più complessi, limiti evidenti, dovuti forse più all'approssimativa preparazione tecnica del traduttore che ad un'imperfetta conoscenza del greco. È anche possibile che la versione non avesse ancora raggiunto, lo stadio definitivo alla morte del Cassiano. Il nome del C. appare più volte nella corrispondenza di personaggi famosi come il Filelfo e l'Aurispa. L'immagine che ne risulta è quella, non inconsueta per l'epoca, di un cacciatore di manoscritti, molto più pronto ad esigere i propri che a restituire gli altrui. Fu anche protagonista di una polemica col Trapezunzio, che l'accusò di ignoranza in una lettera a Niccolò V per aver criticato la sua traduzione dell'Almagesto di Tolomeo.
L'ultima notizia documentata relativa al C. è una lettera all'Aurispa dell'11 genn. 1452; il C. morì comunque prima de 1 dicembre 1456, termine ante quem per la composizione del De viris illustribus di Bartolomeo Facio in cui risulta già scomparso.
Fonti e Bibl.: Altri manoscritti noti della versione di Archimede sono: Bibl. Apost. Vaticana, cod. Urb. lat. 261; Venezia, Bibl. Marciana, cod. Lat. XI, 1; Firenze, Biblioteca Riccardiana, cod. 106; Ibid., Bibl. nazionale, cod. Magliabech. XI. 50. Cfr. inoltre sulC.: F. Filelfo, Epistolarum familiarium libri XXXVII, Venetiis 1502, pp. 26v, 27r, 29r, 48v; B. Facio, De viris illustribus, a cura di L. Melius, Florentiae 1745, pp. XIII s., XXXIII s., 27; R. Sabbadini, Carteggio di Giovanni Aurispa, Roma 1931, pp. 128 s.; F. Arisi, Cremona liter., I, Parmae 1702, pp. 253 s.; II, ibid. 1706, p. 185; III, Cremonae 1745, pp. 358 s.; Giorn. de' letter. d'Italia, XIII (1713), p. 252; G. M. Mazzuchelli, Notizie istor. e critiche intorno alla vita, alle invenzioni, ed agli scritti di Archimede sirac., Brescia 1737, pp. 95-100; G. Torelli, in Archimedis quae supersunt opera omnia, Oxonii 1792, pp. XIII s., XVI s.; C. de' Rosmini, Idea dell'ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre e de' suoi discepoli, Bassano 1801, pp. 200, 237 n., 380-388; G. Tiraboschi, Storia della letter. italiana, III, Milano 1833, p. 226; F. Prendilacqua, Intorno alla vita di Vittorino da Feltre, a cura di G. Brambilla, Como 1871, pp. 44, 56; R. Sabbadini, Biografia documentata di Giovanni Aurispa, Noto 1890, pp. 118 s.; M. Cantor, Vorlesungen über Gesch. der Mathematik, II, Leipzig 1913, pp. 209 s., 259, 261; J. L. Heiberg, in Archimedis op. omia cuni commentariis Eutocii, III, Lipsiae 1915, pp. XI s., XXIII s., XLIV, LXIX-LXXX; E. J. Dijksterhuis, Archimedes, Copenhagen 1956, pp. 39, 41; L. v. Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1958, p. 548; C. Mugier, in Archimède, Oeuvres, I, Paris 1970, pp. XXVI-XXVIII.