BONFADIO, Iacopo
Nacque a Gazano, sul Garda, prima del 1509, da una famiglia esercitante l'arte del fabbro. Compì i primi studi a Verona e a Padova e prese, in data non nota, gli ordini minori. Dal 1532 visse tra Roma e Napoli, servendo in qualità di segretario eminenti personaggi ecclesiastici, dai cardinali S. G. De Merinis e G. Ghinucci al vescovo di Conza T. Gesualdo. A questo periodo risalgono anche alcune sue amicizie letterarie, con Nicolò Franco, con Paolo Manuzio, con Marcantonio Flaminio. Ottenuta, per opera di quest'ultimo e per l'autorevole intercessione del cardinale Rodolfo Pio, una modesta provvisione sul vescovato di Vicenza - che però gli fu presto revocata, nonostante le sue proteste e l'intervento in suo favore di Annibal Caro - nel 1540 si trasferì nuovamente a Padova (una sua sosta, durante il viaggio, a Firenze, presso Pietro Carnesecchi, non fu probabilmente senza influenza sui suoi orientamenti religiosi).
A Padova il B. visse quattro anni, conseguendovi il dottorato in diritto civile. Suo protettore in questo periodo fu Pietro Bembo, che lo incaricò dell'educazione del figlio Torquato e che certo lo incoraggiò nei suoi tentativi letterari. In effetti ben presto la notorietà letteraria del B. fu sufficiente a liberarlo dalla condizione servile: particolarmente apprezzate erano le sue "lettere familiari" - un genere coltivato, in realtà, con qualche merito - di cui il Manuzio diede alle stampe alcuni saggi nella raccolta Lettere volgari di nobilissimi huomini et eccellentissimi ingegni, scritte in diverse materie, Vinegia 1543, cc. 31-39, 75 77, 86 ss., 95 s., più volte ristampata (numerose anche edizioni postume delle lettere, in pubblicazioni separate o in appen. agli Annali, o in antologie, sino all'ultima, Lettere del Cinquecento, a cura di G. Guido Ferrero, Torino 1948, pp. 343-360). Largamente note erano anche le rime del B., sebbene non fossero mai pubblicate lui vivente (apparvero nelle antologie cinquecentesche di L. Dolce, C. Zobeta, G. M. Toscano, nonché in varie raccolte dei secc. XVII-XVIII).
Nel 1544 il B. ricevette ed accettò l'offerta di una cattedra di filosofia presso lo Studio di Genova e nel novembre dello stesso anno ottenne anche la carica di storiografo ufficiale della Repubblica, col compito di continuare gli Annali del Partenopeo, il quale lo aveva preceduto nell'incarico. Gli Annalium Genuensium ab anno 1528 recuperatae libertatis usque ad annum 1550... libri quinque, pubblicati postumi a Pavia nel 1586 (altre edizioni: Leida 1725, Brescia 1747, 1759) da Bartolomeo Paschetti, autore anche di una traduzione italiana edita a Genova nello stesso anno (ristampe: Genova 1597, 1870; Canton Ticino 1836), vanno ricordati per il tentativo del B. - peraltro poco apprezzato dal committente - di prescindere dai moduli encomiastici e dalla esposizione cronachistica dei predecessori, in particolare Agostino Giustiniani e il Partenopeo - in nome della dignità storiografica e di una puntigliosa ricerca stilistica di ispirazione classicistica. Esemplare delle preferenze letterarie del B. è la coeva versione in volgare dell'Orazione di Cicerone in difesa di Milone, anch'essa pubblicata postuma (Vinegia 1553) e poi variamente ristampata.
Le benemerenze letterarie del B. non valsero a risparmiargli una tragica fine. Fu infatti accusato di sodomia e giustiziato a Genova il 9 luglio 1550.
Le circostanze dell'episodio (pare che gli fosse risparmiato il rogo, previsto per il delitto di cui era imputato e che fosse decapitato in carcere e poi pubblicamente bruciato), la data stessa della morte (alcuni contemporanei la fissano al 1551, al 1560 e addirittura al 1582), soprattutto le ragioni della condanna appaiono tuttora poco chiare. Se numerosi storici - e tra i contemporanei Paolo Manuzio, che conosceva bene il B. - ritennero del tutto credibile l'accusa ufficiale, già Traiano Boccalini dava per certo che il B. fosse rimasto vittima del risentimento di importanti famiglie genovesi per alcuni incauti giudizi degli Annali. Più credibile, peraltro, appare l'ipotesi che l'imputazione di sodomia occultasse quella di eresia, abitualmente evitata dalle autorità genovesi: in effetti essa sembrerebbe suffragata dai rapporti del B. col Camesecchi e da quelli, anch'essi accertati, col Valdés; da alcune testimonianze, come quella di O. Pantagato, che in una lettera al Manuzio definiva il B. "molto heretico" (Lettere di Paolo Manuzio copiate sugli autografi esistenti nella Biblioteca Ambrosiana, Parigi 1834, pp. 351 s.); dal catalogo stesso della sua biblioteca, che testimonia tra le sue letture alcuni testi significativi dell'irenismo tardo rinascimentale, come Erasmo, il Sadoleto e Cornelio Agrippa.
Fonti e Bibl.: Lettere, rime ed altre opere mss. del B. in Salò, Biblioteca, Sez. A, Mss. di Giuseppe Brunati, 7 (A-7), 101 (C. 23), 106 (C.28), 119 (C.41), 123 (C. 45); Miscellanea, fasc. 5, 162 (1). 8); Bassano del Grappa, Bibl. Civica, ms. 38, Rime raccolte da diversi autori;Vicenza, Bibl. Bertoliana, ms. 639 (4, 4; 8-13); Bologna, Bibl. Com. dell'Archiginnasio, mss. 85, D. 29; A. 437, A. 2429; Pistoia, Bibl. Forteguerri, ms. 130 (13. 175); Firenze, Bibl. Naz. Centr., mss. IV, 533 (Magl. Cl. VIII, n. 1359); VII, 129; Roma, Bibl. Angelica, (Mss., 645, pp. 82; 1072, pp. 1-43; 1972, 1, p); Tre lettere inedite di I. B., a cura di F. Nicolini, in Giorn. stor. d. lett. ital., LXXIV (1919), n. 2, p. 81; A. Caro, Lettere familiari, a cura di A. Greco, I, Firenze 1947, p. 298; Inedite manuziane, a cura di E. Pastorello, Firenze 1960, pp. 23-25; G. Ghilini, Teatro d'huomini letterati, Venezia 1647, pp. 70 s.; T. Boccalini, De' ragguagli di Parnaso, Venezia 1650, centuria I, ragguaglio 35, pp. 108 s.; G. M. Mazzuchelli, Lettere in cui si tratta della patria di G. B. …, Brescia 1748; Id., Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1602 s.; N. Giuliani-L. Belgrano, Dei tipografi e delle loro imprese, in Atti della Società ligure di storia patria, IX (1869), pp. 390 s.; A. Neri, Il processo di I. B., in Giornale ligustico, XI (1884), pp. 275-282; Id., P. Partenopeo, in Giorn. stor. letter. d. Liguria, II (1901), p. 402; P. Celesia, Y. B., in Rivista contemporanea, XIX (1889), p. 61; M. Rosi, Riforma religiosa in Liguria e l'eretico umbro Bartolomeo Bartoccio, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXIV (1902), pp. 556 s.; Id., La morte di I. B., ibid., XXVII (1902), pp. 208 s.; L. M. Levati, Dogi biennali di Genova, I, Genova 1930, p. 62; B.Croce, Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento, I, Bari 1945, pp. 229-43; A. Greco, Ritratto di J. B., Roma 1950; G. G. Musso, La cultura genovese tra il Quattro e il Cinquecento, in Miscellanea di storia ligure, Genova 1958, pp. 123-173.