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BONFADIO, Iacopo

di Rossana Urbani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)
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BONFADIO, Iacopo

Rossana Urbani

Nacque a Gazano, sul Garda, prima del 1509, da una famiglia esercitante l'arte del fabbro. Compì i primi studi a Verona e a Padova e prese, in data non nota, gli ordini minori. Dal 1532 visse tra Roma e Napoli, servendo in qualità di segretario eminenti personaggi ecclesiastici, dai cardinali S. G. De Merinis e G. Ghinucci al vescovo di Conza T. Gesualdo. A questo periodo risalgono anche alcune sue amicizie letterarie, con Nicolò Franco, con Paolo Manuzio, con Marcantonio Flaminio. Ottenuta, per opera di quest'ultimo e per l'autorevole intercessione del cardinale Rodolfo Pio, una modesta provvisione sul vescovato di Vicenza - che però gli fu presto revocata, nonostante le sue proteste e l'intervento in suo favore di Annibal Caro - nel 1540 si trasferì nuovamente a Padova (una sua sosta, durante il viaggio, a Firenze, presso Pietro Carnesecchi, non fu probabilmente senza influenza sui suoi orientamenti religiosi).

A Padova il B. visse quattro anni, conseguendovi il dottorato in diritto civile. Suo protettore in questo periodo fu Pietro Bembo, che lo incaricò dell'educazione del figlio Torquato e che certo lo incoraggiò nei suoi tentativi letterari. In effetti ben presto la notorietà letteraria del B. fu sufficiente a liberarlo dalla condizione servile: particolarmente apprezzate erano le sue "lettere familiari" - un genere coltivato, in realtà, con qualche merito - di cui il Manuzio diede alle stampe alcuni saggi nella raccolta Lettere volgari di nobilissimi huomini et eccellentissimi ingegni, scritte in diverse materie, Vinegia 1543, cc. 31-39, 75 77, 86 ss., 95 s., più volte ristampata (numerose anche edizioni postume delle lettere, in pubblicazioni separate o in appen. agli Annali, o in antologie, sino all'ultima, Lettere del Cinquecento, a cura di G. Guido Ferrero, Torino 1948, pp. 343-360). Largamente note erano anche le rime del B., sebbene non fossero mai pubblicate lui vivente (apparvero nelle antologie cinquecentesche di L. Dolce, C. Zobeta, G. M. Toscano, nonché in varie raccolte dei secc. XVII-XVIII).

Nel 1544 il B. ricevette ed accettò l'offerta di una cattedra di filosofia presso lo Studio di Genova e nel novembre dello stesso anno ottenne anche la carica di storiografo ufficiale della Repubblica, col compito di continuare gli Annali del Partenopeo, il quale lo aveva preceduto nell'incarico. Gli Annalium Genuensium ab anno 1528 recuperatae libertatis usque ad annum 1550... libri quinque, pubblicati postumi a Pavia nel 1586 (altre edizioni: Leida 1725, Brescia 1747, 1759) da Bartolomeo Paschetti, autore anche di una traduzione italiana edita a Genova nello stesso anno (ristampe: Genova 1597, 1870; Canton Ticino 1836), vanno ricordati per il tentativo del B. - peraltro poco apprezzato dal committente - di prescindere dai moduli encomiastici e dalla esposizione cronachistica dei predecessori, in particolare Agostino Giustiniani e il Partenopeo - in nome della dignità storiografica e di una puntigliosa ricerca stilistica di ispirazione classicistica. Esemplare delle preferenze letterarie del B. è la coeva versione in volgare dell'Orazione di Cicerone in difesa di Milone, anch'essa pubblicata postuma (Vinegia 1553) e poi variamente ristampata.

Le benemerenze letterarie del B. non valsero a risparmiargli una tragica fine. Fu infatti accusato di sodomia e giustiziato a Genova il 9 luglio 1550.

Le circostanze dell'episodio (pare che gli fosse risparmiato il rogo, previsto per il delitto di cui era imputato e che fosse decapitato in carcere e poi pubblicamente bruciato), la data stessa della morte (alcuni contemporanei la fissano al 1551, al 1560 e addirittura al 1582), soprattutto le ragioni della condanna appaiono tuttora poco chiare. Se numerosi storici - e tra i contemporanei Paolo Manuzio, che conosceva bene il B. - ritennero del tutto credibile l'accusa ufficiale, già Traiano Boccalini dava per certo che il B. fosse rimasto vittima del risentimento di importanti famiglie genovesi per alcuni incauti giudizi degli Annali. Più credibile, peraltro, appare l'ipotesi che l'imputazione di sodomia occultasse quella di eresia, abitualmente evitata dalle autorità genovesi: in effetti essa sembrerebbe suffragata dai rapporti del B. col Camesecchi e da quelli, anch'essi accertati, col Valdés; da alcune testimonianze, come quella di O. Pantagato, che in una lettera al Manuzio definiva il B. "molto heretico" (Lettere di Paolo Manuzio copiate sugli autografi esistenti nella Biblioteca Ambrosiana, Parigi 1834, pp. 351 s.); dal catalogo stesso della sua biblioteca, che testimonia tra le sue letture alcuni testi significativi dell'irenismo tardo rinascimentale, come Erasmo, il Sadoleto e Cornelio Agrippa.

Fonti e Bibl.: Lettere, rime ed altre opere mss. del B. in Salò, Biblioteca, Sez. A, Mss. di Giuseppe Brunati, 7 (A-7), 101 (C. 23), 106 (C.28), 119 (C.41), 123 (C. 45); Miscellanea, fasc. 5, 162 (1). 8); Bassano del Grappa, Bibl. Civica, ms. 38, Rime raccolte da diversi autori;Vicenza, Bibl. Bertoliana, ms. 639 (4, 4; 8-13); Bologna, Bibl. Com. dell'Archiginnasio, mss. 85, D. 29; A. 437, A. 2429; Pistoia, Bibl. Forteguerri, ms. 130 (13. 175); Firenze, Bibl. Naz. Centr., mss. IV, 533 (Magl. Cl. VIII, n. 1359); VII, 129; Roma, Bibl. Angelica, (Mss., 645, pp. 82; 1072, pp. 1-43; 1972, 1, p); Tre lettere inedite di I. B., a cura di F. Nicolini, in Giorn. stor. d. lett. ital., LXXIV (1919), n. 2, p. 81; A. Caro, Lettere familiari, a cura di A. Greco, I, Firenze 1947, p. 298; Inedite manuziane, a cura di E. Pastorello, Firenze 1960, pp. 23-25; G. Ghilini, Teatro d'huomini letterati, Venezia 1647, pp. 70 s.; T. Boccalini, De' ragguagli di Parnaso, Venezia 1650, centuria I, ragguaglio 35, pp. 108 s.; G. M. Mazzuchelli, Lettere in cui si tratta della patria di G. B. …, Brescia 1748; Id., Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1602 s.; N. Giuliani-L. Belgrano, Dei tipografi e delle loro imprese, in Atti della Società ligure di storia patria, IX (1869), pp. 390 s.; A. Neri, Il processo di I. B., in Giornale ligustico, XI (1884), pp. 275-282; Id., P. Partenopeo, in Giorn. stor. letter. d. Liguria, II (1901), p. 402; P. Celesia, Y. B., in Rivista contemporanea, XIX (1889), p. 61; M. Rosi, Riforma religiosa in Liguria e l'eretico umbro Bartolomeo Bartoccio, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXIV (1902), pp. 556 s.; Id., La morte di I. B., ibid., XXVII (1902), pp. 208 s.; L. M. Levati, Dogi biennali di Genova, I, Genova 1930, p. 62; B.Croce, Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento, I, Bari 1945, pp. 229-43; A. Greco, Ritratto di J. B., Roma 1950; G. G. Musso, La cultura genovese tra il Quattro e il Cinquecento, in Miscellanea di storia ligure, Genova 1958, pp. 123-173.

Vedi anche
Pietro Carnesécchi Carnesécchi ‹-s-›, Pietro. - Riformatore (Firenze 1508 - Roma 1567). Figlio di un alto funzionario di casa Medici, avviato alla carriera ecclesiastica, si recò giovanissimo a Roma, accolto in casa dello zio materno, il card. Bibbiena. E il card. Giulio de' Medici, che ne aveva grande stima, quando fu ... Varchi, Benedetto Letterato (Firenze 1503 - ivi 1565). Il Varchi, Benedetto è una delle figure tipiche del Cinquecento italiano. Fu uomo d'ingegno vivace anche se non profondo, di cultura vasta sebbene superficiale. La sua opera più importante è la Storia fiorentina, scritta per incarico del duca Cosimo I: essa va, in ... Aretino, Pietro Letterato (Arezzo 1492 - Venezia 1556). Commentatore mordace di uomini ed eventi, nonostante i nemici che inevitabilmente si fece riuscì a mantenere salda la sua posizione. Fu autore di rime, di commedie (tra cui La Cortigiana, 1525), di sei libri di Lettere (1537-57) e dei celebri dialoghi tra prostitute ... Giùlio III papa Giùlio III papa. - Giovan Maria de' Ciocchi del Monte (Roma 1487 - ivi 1555), dopo aver partecipato ai lavori del concilio, come legato pontificio, a Trento e a Bologna, fu eletto a successore di Paolo III l'8 febbr. 1550. Fu nepotista, ma, politicamente preparato e alieno dall'estremismo antifrancese ...
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    Umanista, storico e poeta (Gazzane, presso Salò, prima del 1509 - Genova 1550). Nel 1544 fu chiamato a insegnare filosofia nell'univ. di Genova. Lasciò versi latini e italiani e lettere, tra le migliori del '500; la sua fama è però legata agli efficaci e ancor oggi utilissimi 5 libri degli Annales Genuenses, ...
  • BONFADIO, Iacopo
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Iacopo di Giovanni Bonfadio nacque prima del 1509 a Gazzane presso Salò e fu decapitato a Genova il 19 luglio 1550, sotto l'accusa di sodomia. Fatti gli studî di lettere a Verona e a Padova, fu segretario di due cardinali, Stefano Gabriele Merino, arcivescovo di Bari (1532-35), e Girolamo Ghinucci (1535-38). ...
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