AMMANNATI (poi Ammannati Piccolomini), Iacopo
Nato di antica famiglia pesciatina a Lucca l'8 marzo 1422 da Cristoforo, si trasferì ben presto a Pescia, dove compì i primi studi. Passò poi a Ferrara probabilmente all'inizio del 1430 per frequentare la scuola di Guarino veronese e in seguito a Firenze, per apprendervi da Leonardo Bruni e da Carlo Marsuppini la poetica e la retorica. Entrò poi in contatto col mondo umanistico fiorentino e con la Curia romana (si ricordi in proposito che Eugenio IV tra il 1434 ed il 1443 si trattenne, tranne brevi interruzioni, a Firenze) e dopo un periodo di insegnamento al "Ginnasio Fiorentino", entrò al servizio del cardinale Domenico Capranica, seguendolo in alcune ambascerie, tra cui quella presso il re di Napoli.
Assunto nella cancelleria papale da Cailisto III come apostolicorum diploma tum scriptor, nel 1455,mantenne la sua carica anche sotto Pio II, di cui divenne ben presto il consigliere più fidato; fu anzi come secretarius domesticus accolto nella famiglia stessa del pontefice, aggiungendone il cognome al proprio col diritto di cittadinanza senese.
Nel 1458 ottenne dal papa la prioria di S. Apollinare a Firenze; il 18 luglio 1460 fu nominato vescovo di Pavia ed il 18 dic. 1461 fu creato cardinale prete del titolo di S. Crisogono. Assistendo Pio II nella sua ultima malattia ad Ancona, ottenne dal papa morente la commenda del monastero benedettino di S. Andrea in Villeneuve-les-Avignon, di cui tuttavia non poté far uso per l'opposizione di Luigi XI. Messo da parte durante il pontificato di Paolo II, condividendo così la sorte di tutti i senesi e confidenti di Pio II, si dedicò alla cura del suo vescovato e ai prediletti studi umanistici. Nel 1467, dopo molte difficoltà, per l'intervento del re Ferrante di Napoli, riuscì ad avere la commenda di S. Pietro in Ciel d'Oro della città di Pavia. Ben presto però col nuovo duca di Milano Galeazzo Maria Sforza ebbe forti contrasti in seguito alle eccessive tasse che questi impose sui beni del vescovato di Pavia. Quando poi si rifiutò di soddisfare le richieste del duca, questi fece vendere all'asta i mobili della Chiesa pavese e, trovandosi in quel tempo A. a Siena, minacciò di arrestare il suo vicario, che dovette fuggire. Paolo II intervenne allora in favore dell'A. presso il duca, ma non s'impegnò eccessivamente, sicché le persecuzioni nei confronti del vescovo non ebbero una rapida fine. Stabilitosi a Roma, l'A. riunì nella casa, dietro Castel Sant'Angelo, che aveva comprato già dal 1464, i più insigni umanisti del tempo, coi quali fu anche in assidua corrispondenza epistolare.
Alla morte di Paolo II l'A. era indisposto ed entrò perciò in conclave il 7 agosto, con un giorno di ritardo sugli altri cardinali. Dopo molti contrasti venne eletto Francesco Della Rovere, che assunse il nome di Sisto IV, cui l'A. non aveva dato il suo appoggio, temendo in lui un continuatore della politica del precedente pontefice, che non gli era stato certo favorevole. Ma il nuovo pontefice, riconoscendo la grande competenza in affari politici e culturali dell'A., gli affidò compiti importanti. Il 23 sett. del 1471 lo nominò infatti legato dell'Umbria e l'A. si insediò a Perugia, rimanendovi fino al 28 luglio del 1472, quando rinunciò all'incarico per i dissidi dei molti vicariati e soprattutto per la confusa situazione di Todi, oppressa dalle lotte tra i partiti rivali dei guelfi e ghibellini. Partigiano di una crociata antiturca fin dai tempi di Pio II, seguì con grande interesse gli sforzi compiuti in questo senso da Mattia Corvino, il 17 ag. del 1477, conservando il vescovato di Pavia, venne promosso al rango di cardinale vescovo di Tuscolo, e il 24 settembre del medesimo anno ebbe in amministrazione anche il vescovato di Lucca. Morì il 10 sett. del 1479 a S. Lorenzo alle Grotte, presso Bolsena e fu sepolto nella chiesa di S. Agostino a Roma.
Umanista ben noto, scrisse varie opere che sarebbero state di grande interesse per la conoscenza del suo tempo. Solo alcune però sono giunte fino a noi. Andò perduta anche quella che parve opera sua principale, le Vite dei papi. Compose una relazione sul viaggio del cardinale Capranica a Ginevra, alcune omelie, un trattato intitolato De Officio summi pontiflcis et cardinalium e un Diario Concistoriale (ed. in parte da E. Carusi in Rer. Italic. Script., XXXIII, 3, pp. LV-LXV, e 141-150). Continuò in sette libri i Commentarii di Pio Il. Di maggior valore è la sua corrispondenza, raccolta dal segretario, Iacopo da Volterra, in cui molti problemi del tempo sono illustrati con particolare perspicacia.
Bibl.: Su di lui si veda: G. Calamai, Il confidente di Pio II, card. Iacopo Ammannati Piccolomini (1422-1479), con prefazione di A. Sorbelli, 2 voll., Roma 1932, con ricca bibl.; cfr. inoltre: Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., II, coll. 1298 s. (che indica erroneamente il vol. X dell'Arm. XXXIX dell'Archivio Segreto Vaticano, come contenente lettere dell'Ammannati. L'errore è ripetuto dalla Enc. Catr.); Encicl. Ital., II, pp. 985 S. Encicl. Cattolica, I, col. 1079.