ALTOVITI, Iacopo
Nacque nel 1604, a Firenze, e frequentò il seminario romano, uscito dal quale ebbe la ventura di legarsi in intima amicizia con Fabio Chigi, allora ai primi passi della carriera che doveva condurlo al pontificato col nome di Alessandro VII. Alla familiarità col Chigi l'A. dovette il suo successo, che, d'altronde, egli si procurò con le proprie innegabili doti di abile negoziatore e di astuto maestro di maneggi. Dopo aver seguito il Chigi a Ferrara quando questi vi fu nominato vicelegato da Urbano VIII, e a Malta, allorché il suo amico e protettore vi fu inviato come inquisitore e visitatore apostolico (1635), ebbe parte nella sua nomina al cardinalato (1652),adoperando la propria influenza presso il cugino cardinale Sacchetti, che del resto aveva già avuto modo di apprezzare le doti del Chigi e di concepire per lui una stima profonda. Nè fu estraneo alle trattative che condussero all'elezione a pontefice del Chigi nel lungo e difficile conclave seguito alla morte di Innocenzo X. Nominato prelato domestico dal nuovo papa pochi giorni dopo la sua esaltazione, per ottenere una carica che fosse all'altezza delle sue capacità dovette attendere sino al 1658 quando fu nominato nunzio a Venezia, non potendoglisi affidare altre legazioni per la posizione da lui assunta durante il conclave nel quale Francia, Austria e Spagna avevano operato per battere il Chigi.
A reggere la nunziatura di Venezia rimase sino al 1666, e durante questo periodo dovette trattare negozi di non lieve importanza. Spiegò la sua opera specialmente per risolvere il problema dell' Inquisizione, nella quale trattativa dovette cedere dinanzi all'intransigenza veneziana che non volle abdicare alle prerogative dello stato di intervenire nei processi del Sant'Offizio e di legiferare in materia di stampa senza alcuna intromissione dell'autorità ecclesiastica.
Già creato arcivescovo d'Atene il 29 luglio 1658, al ritorno da Venezia fu promosso patriarca d'Antiochia il 18 apr. 1667. Il suo gusto per i maneggi, che lo aveva condotto tanto innanzi, fu per lui anche causa di amarezze. Forse per una vendetta di Lorenzo Colonna, tutore di Luisa Cesarini, della quale l'A. aveva procurato e celebrato le nozze con Federico Sforza, nel 1672 ebbe a subire una feroce aggressione dalla quale si rimise a stento. Nel 1686 era sul punto d'essere creato cardinale, ma, svanita ogni speranza, si ritirò, dopo aver rinunziato a tutti gli uffici, nell'eremo di Camaldoli, donde però, trascorsi solo pochi giorni, si trasferì in una villa che possedeva nel Valdarno superiore, ove venne a morte nel 1693.
La foltissima sua corrispondenza (in originali e in copie) a noi pervenuta, nella quale sono particolarmente notevoli il carteggio con Fabio Chigi e i dispacci della nunziatura veneziana, è conservata nell'Archivio Segreto Vaticano e nella Biblioteca Apostolica Vaticana, nonché nel fondo magliabechiano della Biblioteca Nazionale di Firenze.
Fonti e Bibl.: Sforza Pallavicino, Della vita di Alessandro VII,Prato 1839, II, pp. 211-217; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Altoviti,Firenze 187.1, pp. 82-87; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., II, col. 844.