DEL TORSO, Iacopino
Figlio di Giovanni (Zanni) e probabilmente della moglie Caterussia de Ottacini (sposata nel 1355), nacque ad Udine intorno alla metà del sec. XIV, da nobile famiglia, e nella città natale iniziò giovanissimo gli studi. Si recò quindi a Bologna dove il 17 giugno 1387 conseguì la laurea in medicina.
Molto apprezzato dal Consiglio udinese, come è testimoniato dall'elogio registrato negli Annali della città (cit. in Liruti, p. 2), ottenne nel 1390 la carica di medico cittadino. Cominciava allora a farsi conoscere sia per la sua abilità di medico sia per le sue capacità diplomatiche. Già il 30 ag. 1388, infatti, il Consiglio lo aveva eletto deputato di Udine, carica che gli venne confermata negli anni successivi. Incarichi di maggiore importanza tuttavia lo attendevano. Nel 1391 fece parte di una ambasceria inviata a Roma presso il papa Bonifacio IX. Alla metà di ottobre del 1394 morì assassinato il patriarca di Aquileia Giovanni III Sobieslav, che era stato molto ostile agli Udinesi. Il D. venne prescelto, insieme a ser Nicolò de Soldanieri, per recarsi dal papa Bonifacio IX e supplicarlo di scegliere per Aquileia un patriarca più giusto, che facesse dimenticare le prevaricazioni di quello da poco scomparso. Il pontefice esaudì le loro richieste, nominando patriarca nel febbraio dell'anno successivo Antonio Caetani, uomo di indole opposta a quella dei suo predecessore. In queste circostanze fu probabilmente decisiva per il futuro del D. la presenza in Curia del cardinale Pileo da Prata, che quasi sicuramente elogiò le doti del medico udinese di fronte al pontefice.
Preso a benvolere da Bonifacio IX, il D. abbandonò la vita secolare, per abbracciare quella ecclesiastica. Ordinato sacerdote nel 1395, venne nominato canonico di Aquileia nel 1396 ed infine protonotario apostolico, decano e "familiare" del pontefice nel 1397. Nel giro di pochi anni ricevette diversi benefici: il 7 giugno 1398 Bonifacio IX gli concesse in commenda la badia di S. Martino della Belligna presso Aquileia, sottraendola al monastero benedettino dei Ss. Gervaso e Protasio di Udine; nello stesso anno, alla morte del canonico udinese don Leonardo Satana, il D. venne scelto come suo successore ed ottenne quindi l'investitura della pieve di Buia; divenuto nel 1400 decano dei canonici di Udine, ottenne la pieve di Tricesimo che era unita al decanato di Udine. Una bolla papale del 4 dic. 1401 gli accordò il canonicato e la prebenda della chiesa di S. Maria in Cividale.
L'accumularsi di tutti questi benefici non avvenne però senza ostacoli. Per l'acquisto della pieve di Tricesimo, infatti, ci fu una aspra contesa tra il D. e Nicolò de Rugis, scrittore apostolico e canonico di S. Maria in Cividale. quest'ultimo rivendicava il diritto alla successione alla pieve di Tricesimo "in Romana Curia vacante, per resignationein Magistri Felicis de Neapoli" in virtù di una bolla pontificia del 9 apr. 1400. Ma la disputa, probabilmente grazie all'amicizia esistente tra il D. ed il patriarca di Aquileia, autorità indiscussa presso Bonifacio IX, si risolse a favore del Del Torso.
Nel 1402, alla fine del patriarcato del Caetani, creato cardinale dal papa BonifaCio IX (27 febbraio), il D. presentò la propria candidatura alla sede di Aquileia in opposizione a quelle di Ludovico duca di Teck e di Antonio Panciera. Quest'ultimo, nominato patriarca già il 27 febbraio, tentò di spogliare il D. di tutti i suoi benefici ecclesiastici, compresa la pieve di Tricesimo, ma un breve papale del 27 ott. 1403 cassò i provvedimenti presi dal Panciera, ordinando la restituzione al D. di tutto ciò di cui lo si era ingiustamente privato. I contrasti tra il Panciera e il D. proseguirono anche negli anni successivi, nonostante i tentativi di mediazione del Consiglio udinese che - secondo il Capodagli - avrebbero portato ad una soluzione definitiva della questione il 22 luglio 1406.
Il D. rimase in questi anni a Roma, mantenendo ottimi rapporti coi pontefici Bonifacio IX ed Innocenzo VII. Dopo il breve pontificato di quest'ultimo, il 30 nov. 1406 salì al soglio pontificio il veneziano Angelo Correr, col nome di Gregorio XII. Amico da anni del D., il nuovo papa lo trattenne presso di sé, nominandolo auditore di Rota. Fu proprio durante il pontificato di Gregorio XII che si intensificò l'attività diplomatica del D., soprattutto in connessione con le difficili trattative per la risoluzione del grande scisma. Dopo la stipulazione del trattato di Marsiglia tra Gregorio XII e l'antipapa Benedetto XIII (21 apr. 1407), che prevedeva un colloquio tra i due per il giorno 29 sett. 1407 o, al più tardi, per il 1º nov., Gregorio XII si recò a Siena con la sua corte e da lì inviò il D. presso l'antipapa col compito di convincerlo a spostare il luogo di incontro da Savona - città che Gregorio XII non considerava sufficientemente sicura - ad una località "in Italiae partibus de obedientia nostra" . Il D. raggiunse un compromesso temporaneo che prevedeva che Benedetto XIII si sarebbe recato a Portovenere e Gregorio XII a Pietrasanta. Ma Gregorio XII non accettò la scelta di Pietrasanta, località sotto il dominio di Paolo Guinigi, signore di Lucca, dal pontefice non ritenuto un sicuro alleato, ed il 26 marzo 1408 rilasciò un nuovo salvacondotto al D., affidando a quest'ultimo l'incarico di incontrare di nuovo l'antipapa. Oltre al D. vennero scelti come legati in questa missione l'arcivescovo di Ragusa in Dalmazia, Giovanni Dominici, e Bartolino Zamboni.
Le trattative non portarono ad alcun risultato positivo. Sentendo di non godere più dell'appoggio di gran parte del Collegio cardinalizio, tra cui sempre più numerosi divenivano i fautori di un concilio che ponesse termine allo scisma, Gregorio XII si risolse il 9 maggio 1408 a creare quattro nuovi cardinali, che scelse tra i suoi più fedeli sostenitori: il fratello Antonio Correr, vescovo di Bologna, il D., Gabriele Condulmer, vescovo di Siena, il domenicano Giovanni Dominici. Divenuto in tale modo cardinale diacono del titolo di S. Maria Nova, il D. seguì Gregorio XII a Cividale del Friuli, dove il papa aveva cercato rifugio contando nella protezione dell'imperatore, e dove., il 6 giugno, aprì il concilio da lui riunito per la soluzione dello scisma e per la riforma della Chiesa.
Nello stesso tempo si stava concludendo, a Pisa, il concilio convocato dai cardinali dissidenti dopo il fallimento delle trattative tra Gregorio XII e Benedetto XIII. Non riconosciuto come legittimo da questi ultimi, si era aperto il 25 marzo 1409, aveva dichiarato scismatici sia il papa romano, sia quello avignonese, e li aveva deposti (5 giugno); i provvedimenti da loro presi nel corso dell'ultimo anno erano stati proclamati nulli. I cardinali presenti avevano quindi eletto un nuovo papa nella persona di Pietro Filargo, che assunse il nome di Alessandro V (20 giugno), provvide a ratificare gli atti conciliari e chiuse i lavorì dell'assemblea (7 agosto).
Il D. venne privato subito di tutti i benefici di cui godeva dal patriarca Panciera, passato all'obbedienza pisana, in esecuzione di una delle numerose bolle che il nuovo antipapa Alessandro V si era affrettato a lanciare contro i seguaci di Gregorio XII e di Benedetto XIII. In risposta ai provvedimenti del patriarca di Aquileia, il D. si vide conferire da Gregorio XII, in data 20 ott. 1410, il priorato di S. Polo di Madeno nella diocesi di Chiusi con il diritto di riscuotere le rendite e goderne i benefici e la nomina ad abate di Balnaria nella diocesi di Messina. Nell'agosto del 1414 fu scelto da Gregorio XII come suo legato a Venezia.
Durante il viaggio verso la città lagunare il D. si ammalò, contagiato da una malattia epidemica che infieriva allora in Romagna. Morì a Rimini, ignoriamo esattamente quando, ma con ogni probabilità poco dopo il 29 ag. 1414, giorno in cui dettò il suo testamento. Il suo corpo venne sepolto nella chiesa di S. Giovanni Evangelista dei padri eremitani di S. Agostino.
Fonti e Bibl.: G. C. Capodagli, Udine illustrata, Udine 1665, pp. 275-278; E. Liruti, Letterati friulani, Venezia 1830, IV, pp. 1-13; L. Zanutto, L'itinerario del pontefice Gregorio XII..., Udine 1910, pp. 40, 48, 113, 120;G. B. Romano, Il card. Giacomo D., Udine 1902; L. Zanutto, Il protonotario I. D. e le sue legaz. nel tempo del grande Scisma (1407-1408), Udine 1903; Id., Collana storica delle famiglie nobili del Friuli, I, Del Torso, Bologna 1915, pp. 49-60; Id., J. D. pievano di Tricesimo e Nicola de Rugis suo competitore, Udine 1915; P. Paschini, Prelati friulani in Curia romana durante il grande scisma, in Memorie storiche forogiuliesi, XLI (1954-55), pp. 95-113; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, p. 21.