GALLERANI, Iacomo
Figlio di Sigherio e di Maria di Rinaldino Scannaromei dei Maconi, dovette nascere intorno al quarto decennio del sec. XIII, ed è documentato a partire dal 1260, quando compare insieme con altri soci in qualità di creditore della città di Rouen. Non è un caso che il suo nome appaia nella documentazione relativa alla Francia e ai Paesi Bassi: in questi luoghi, infatti, egli trascorse buona parte della sua vita come socio e rappresentante di diverse società bancarie, delle quali divenne in seguito anche il maggiore responsabile.
Nel 1261 nell'ambito di una di queste società - composta oltre che dal G., da Sigherio e Bindo Gallerani, rispettivamente suo padre e suo fratello, nonché da Grugalmonte e Bartolo di Agostino - avvennero importanti mutamenti registrati con atti rogati a Parigi. In tale occasione il G. venne infatti emancipato dal padre, ma dovette promettergli, sotto pena di 1000 marche d'argento, di lasciare la Francia e di non farvi più ritorno se non dopo essersi recato a Siena. Questo allontanamento è stato interpretato dallo Zdekauer (p. 20) come un segno del dissidio che, probabilmente per motivi d'interesse, lacerava la famiglia; il G. in ogni caso non dovette rimettere più piede Oltralpe per quasi 15 anni e in tale periodo risiedette probabilmente in Toscana. Nel 1269 a Montepulciano, sede d'esilio dei Gallerani, famiglia guelfa contraria alla fazione ghibellina imperante in Siena, sposò Raba di Bandinello, dalla quale avrebbe avuto l'unico figlio Ciampolo. Sempre a Montepulciano tra il 1268 e il 1269 furono stilati numerosi atti che sancirono la riconciliazione tra il G. e suo fratello Bindo da una parte e il padre Sigherio dall'altra.
I mutamenti istituzionali avvenuti a Siena nel 1269 con la sconfitta dei ghibellini a Colle Val d'Elsa e il conseguente rientro della fazione guelfa consentirono al G. di rimettere piede nella sua città, dove è attestato nel novembre 1274. Sempre in quell'anno egli doveva aver ripreso a pieno ritmo la sua attività in Francia: nel mese di maggio, infatti, insieme con Gianni di Iacoppo Gallerani, suo cugino, concedeva un prestito a favore di Mathieu de Montmorency, la prima di una serie di operazioni creditizie intercorse tra la società da lui diretta e nobili famiglie francesi e fiamminghe. Nel 1275 la compagnia fece un ingente prestito alla contessa Margherita di Fiandra, a suo figlio Guido di Dampierre, al figlio di questo Roberto conte di Nevers e a sua moglie Iolanda. Il prestito non venne rimborsato: nel 1278 la contessa di Fiandra risultava debitrice per una somma di 8000 lire tornesi, alla quale andavano aggiunti altri 2000 franchi dei quali erano debitori il conte Guido e suo figlio. Nonostante le difficoltà per ottenere il rimborso di questi debiti, il G. e la sua compagnia continuarono comunque l'attività bancaria: nel 1278 veniva infatti concesso un prestito di 6000 lire al duca Giovanni di Brabante, mentre nel 1281 il G. e i suoi soci risultavano nuovamente creditori di Roberto di Nevers per 2000 lire.
I legami tra la Societas Galleranorum e le grandi dinastie francesi si rafforzarono quando esponenti della famiglia dei conti d'Artois scesero in Italia al seguito degli Angioini. Dal 1282 il G. e i suoi soci furono tra i finanziatori di Roberto II conte d'Artois, venuto in Italia al seguito di Carlo I d'Angiò e diventato vicario di Carlo II. I rapporti tra il G. e gli Artois proseguirono per circa un decennio: nel 1290, infatti, lo stesso Roberto II e Carlo Martello d'Angiò eseguirono in suo favore un pagamento di 260 once d'oro. Gli affari si conclusero nel 1292, quando il conte d'Artois, anche a nome di Carlo II, dichiarò di essere debitore verso il G. e i suoi soci della somma di 1910 once d'oro che venne saldata in due diversi momenti nel corso dell'anno. I conti d'Artois non furono in quegli anni gli unici clienti del G.: nel 1287 egli risultava infatti ancora creditore per un debito a suo tempo contratto dal re di Francia Filippo III, dal conte d'Alençon e da sua moglie per una somma non nota, ma per la quale venne infine pagato un saldo di 6750 lire tornesi. Sino agli inizi degli anni '90 continuarono inoltre le transazioni con diversi appartenenti della famiglia dei conti di Fiandra. I finanziamenti concessi dalla compagnia del G. alle grandi dinastie straniere non impedirono che questa concludesse affari anche con le città, come nel caso di Gand, che nel 1292 risulta debitrice di una somma di 1570 lire parigine.
Il G. conservava vivi i suoi legami con Siena. Nel 1281 la sua capacità contributiva, in occasione di una "presta" imposta dal Comune, veniva stimata in 150 lire, una cifra notevolmente alta. Nel 1283 suo fratello Bindo comprò anche a nome del G. la maggior parte del castello, corte e distretto di Campagnatico, uno dei più grandi castelli della Maremma. Proprio la sua importanza fece fallire, però, questo tentativo di costituirsi un grande possesso fondiario nel contado occidentale, poiché il Comune di Siena riacquistò, solo due anni dopo, tutte le pertinenze dei Gallerani. Benché certo non particolarmente interessato a un cursus honorum cittadino, il G. ricoprì anche qualche incarico pubblico: nel primo semestre del 1285 e nel secondo del 1289 fu provveditore di Biccherna, mentre nel 1287 fu console della Mercanzia. Coinvolto nei violenti contrasti tra i guelfi e i ghibellini, precedenti l'instaurazione del governo dei Nove (1287), fu scomunicato dal vescovo di Siena, provvedimento revocato da papa Niccolò IV nell'agosto 1288. In quello stesso anno fece parte di un gruppo di banchieri che prestarono al Comune senese la somma di 5000 lire, con una quota complessiva per la famiglia Gallerani di 1500 lire. Il prestito era garantito sui proventi della gabella, il cui introito sarebbe stato versato ai banchieri finché essi non avessero riavuto il doppio della cifra che avevano prestato. Sempre tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90 sono registrati inoltre vari atti di locazione o vendita di beni immobili da lui posseduti soprattutto nel "popolo" di S. Pellegrino. Nel marzo del 1295 furono stilati una serie di atti che regolavano i rapporti patrimoniali fra il G. e il figlio Ciampolo, ormai emancipato e in grado di affiancarlo negli affari.
L'attività bancaria, perseguita con successo per tutta la vita, pose il G. in contatto con importanti famiglie mercantili: degni di nota sono soprattutto i rapporti con Albizzo (Biccio) e Giovanni Paolo (o Ciampolo) detto Musciatto, Franzesi, noti banchieri fiorentini. Nel 1292, nell'atto già ricordato con il quale il conte d'Artois chiudeva i conti con la società dei Gallerani, si precisava che il pagamento doveva essere curato in contanti da "Bicius" di Firenze, all'epoca ricevitore nella Contea d'Artois. Un rapporto molto più stretto è testimoniato da una petizione avanzata nel 1297 dal G. al Consiglio generale di Siena, con la quale chiedeva che fosse liberato dal Comune - che vi ospitava il capitano del Popolo e altri uffici - il palazzo degli Alessi, da lui stesso acquistato per Ciampolo Franzesi e sua moglie, la senese Tessa di Bernardino Piccioli. Il G. fu quindi tramite dei Franzesi nella loro manovra, completata nel 1301, di comprare proprietà in Siena al fine di acquisirne la cittadinanza per allargare la base del loro potere in Toscana e sfuggire contemporaneamente ai rigori degli ordinamenti di Giustizia fiorentini.
Il suo nome ricompare in un atto del gennaio 1298, con il quale l'abate del monastero benedettino di St-Vaast, nella Contea d'Artois, otteneva l'autorizzazione pontificia per un mutuo di 1600 fiorini d'oro concesso dalla compagnia del Gallerani. Le ultime testimonianze note, riguardanti alcune transazioni finanziarie compiute dal G., ormai anziano, risalgono al 1299. In un documento del giugno 1302 suo figlio Ciampolo si qualifica come "quondam domini Iacobi de Galleranis": in questo arco di tempo deve esserne collocata la morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Diplomatico, Arch. generale dei contratti, 1274 nov. 18, 1277 (= 1278) marzo 19, 1290 luglio 18, 1292 dic. 17, 1294 nov. 18, 1295 marzo 30 (5 pergg.), 1298 ag. 2; 1298 (= 1299) febbr. 18, 1302 giugno 12; Ibid., Arch. Riformagioni, 1283 ott. 13, 1283 ott. 18, 1284 (= 1285) marzo 20; Ibid., S. Agostino, 1290 luglio 18; Ibid., Patrimonio dei resti ecclesiastici (S. Domenico), 1295 marzo 30; Consiglio generale, 51, c. 92rv; Biccherna, 88, c. 1r; 95, c. 100r; 96, c. 20v; 97, c. 66v; 101, c. 1r; 114, c. 219r; Conventi, 162 (Caleffo di S. Galgano, II), cc. 354v-355r, 370r, 420r-426v; Les registres de Nicolas IV, a cura di E. Langlois, Paris 1887-93, n. 7104; C. Enlart, L'abbaye de S. Galgano près Sienne au trezième siècle, in Mélanges d'archéologie et d'histoire. École française de Rome, XI (1891), p. 220; R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, III, Berlin 1901, n. 280; Les registres de Boniface VIII. Recueil des bulles de ce pape, a cura di G. Digard - M. Faucon - A. Thomas, Paris 1907, p. 868; L. Zdekauer, Il mercante senese nel Dugento, Siena 1925, pp. 41 s.; Il libro dell'entrata e dell'uscita di una compagnia mercantile senese del secolo XIII, 1277-1282, a cura di G. Astuti, Torino 1934, pp. 116, 159, 293, 525; Il Caleffo Vecchio del Comune di Siena, a cura di G. Cecchini, III, Siena 1940, pp. 1302, 1317, 1344; Les livres des comptes des Gallerani, a cura di G. Bigwood - A. Grunzweig, II, Bruxelles 1962, pp. 29, 36-38, 41-43, 51-64, 70-73, 78-80, 86, 88, 92, 125, 232 (sono citati nel volume molti documenti sul G. reperibili in archivi francesi e belgi); A. Fanfani, Recenti notizie sull'attività mercantiledei Senesinel XIII e XIV secolo, in Economia e storia, X (1963), p. 549; W.M. Bowsky, Le finanze del Comune di Siena, 1287-1355, Firenze 1976, p. 261; M. Cassandro, La banca senese nei secoli XIII e XIV, in Banchieri e mercanti di Siena, Siena 1987, pp. 146, 155.