I traffici marittimi e i porti
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
L’Europa che si affaccia sul nuovo millennio vive una rinascita commerciale che si lega indissolubilmente allo sviluppo dei centri urbani e di una nuova cultura cittadina. La ripresa dei traffici viene favorita sia dalle iniziative di riconquista del Mediterraneo da parte di Pisa e Genova sia dal ruolo di mediazione che Venezia e Amalfi hanno con il mondo bizantino e con quello musulmano.
L’Europa che si affaccia sul nuovo millennio è economicamente in forte ripresa. Nei due secoli precedenti all’anno Mille vengono stabilite le basi per una crescita che si intensificherà qualitativamente e quantitativamente, tanto da indurre alcuni storici a definire il fenomeno una vera e propria “rivoluzione commerciale”. Questa si realizza grazie alla contemporanea fioritura delle città nell’XI secolo e poi cresce con un ritmo più rapido e si amplia a livello geografico nel corso del XII. È proprio in questo periodo che si affaccia sulla scena commerciale una nuova categoria di mercanti liberi, che abitano i nuovi agglomerati urbani.
La così detta rinascita dell’Europa viene favorita da un insieme di condizioni favorevoli: la crescita demografica, il moltiplicarsi dei centri urbani, l’introduzione di nuove tecniche agricole che generano maggiori rendimenti e rendono possibile la commercializzazione delle eccedenze, le innovazioni tecniche che coinvolgono anche altri settori e favoriscono la specializzazione in mestieri, l’esplosione religiosa che fa proliferare l’attività creditizia, la rimessa in circolazione dei beni ecclesiastici nell’ambito della lotta per le investiture. Una parte importante dei commerci è relativa all’approvvigionamento dei centri urbani, per il conseguente aumento della domanda di beni di consumo. Questi nuovi nuclei sono abitati da artigiani specializzati nella lavorazione delle materie prime, che vengono trasformate in prodotti finiti o semifiniti da rimettere sul mercato regionale e internazionale. Un aspetto importante della rivoluzione commerciale è costituito dalla ricchezza proveniente dalle periferie e dalle ripercussioni che sul commercio hanno l’organizzazione curtense e signorile.
Il periodo compreso tra il 1000 e il 1200 costituisce una fase di grande crescita in tutta Europa e nell’area mediterranea dal punto di vista del commercio, della vita urbana e della cultura cittadina. Alcune città acquistano un ruolo di rilievo perché si trovano all’incrocio di rotte e cammini o perché fungono da centri di redistribuzione delle merci. In Italia, nella Francia meridionale e nella regione della Loira le città che sono rimaste centri amministrativi, ecclesiastici o di commercio tornano a fiorire. È d’altra parte rilevante lo sviluppo delle città nell’Italia settentrionale e nell’area del Mare del Nord, dalle Fiandre, alla Manica e al Reno. Se fino a questo momento le aree commercialmente più sviluppate erano le coste del Sud del Mediterraneo e il Levante, in questi secoli l’Europa si riempie di città, di mercanti, di manifatture, sviluppando un’ideologia e una cultura della vita cittadina.
La città si caratterizza quindi come uno spazio abitato da uomini liberi e da mercanti, idealmente e fisicamente delimitato dalle mura. Gli insediamenti differiscono tra loro per grandezza, per importanza geografica e politica e per specializzazione, ma la caratteristica principale che li accomuna è la presenza di un mercato, di botteghe artigianali e mercantili. Il moltiplicarsi dei mercati periodici posti vicino a questi centri urbani favorisce sia l’attività delle zecche sia il ripristino delle vie di comunicazione stradali e soprattutto fluviali, che semplificano i trasporti anche su lunghissime tratte. Il Reno, il Rodano, la Senna, il Po e il Danubio sono ormai costellati di approdi e di ponti. Gli stessi poteri politici – regi, signorili, ecclesiastici – per facilitare la crescita di città e mercati promuovono periodi di pace, offrono protezione ai mercanti, regolano l’attività delle zecche. D’altra parte corti e centri monastici o amministrativi danno ancora luogo a un’importante domanda di beni di lusso. Il commercio si svolge grazie all’operato di mercanti itineranti che confluiscono periodicamente in questi mercati. Singoli o legati in associazioni, i mercanti seguono personalmente il traffico delle merci da un porto a un altro assumendosi il rischio dell’impresa e decidendo liberamente come e quando operare.
Le prime crociate hanno un’influenza rilevante sui traffici marittimi nel Mediterraneo. La nascita degli stati crociati porta a un movimento migratorio, con la conseguente creazione di nuove colonie mercantili e la rimessa in circolazione di ricchezze, stimolando anche l’attività delle zecche e lo svolgimento, da parte di Pisa, Genova, Amalfi e Venezia di servizi di trasporto e di credito. In Siria e in Palestina le maggiori potenze marittime occidentali ottengono forti concessioni dai re di Gerusalemme e dai signori latini, assicurandosi basi operative in cambio della protezione marittima e del mantenimento dei collegamenti con l’Occidente. Anche a seguito della riconquista di Gerusalemme da parte di Saladino, Pisani e Genovesi sono capaci di negoziare nuovi privilegi per le loro comunità in porti come Tiro, Acri e Giaffa. In Egitto i Pisani trattano per autorizzare la presenza di un fondaco pisano al Cairo e ad Alessandria e, nel corso del XII secolo, consolidano la propria presenza anche nel Sud della Spagna, in Sicilia e nel Nord dell’Africa a Ceuta, Orano, Bugia e Tunisi garantendosi la possibilità di aprire fondachi in tutte le terre dell’Ifriqya e a Costantinopoli, dove Veneziani, Amalfitani e Genovesi sono pure presenti. Tra XI e XII secolo gli scambi sono regolamentati dalla redazione di trattati che tutelano la presenza pur temporanea delle comunità mercantili latine nelle terre islamiche e bizantine.
La forte ripresa dell’economia e dei commerci è stimolata dalle iniziative dell’Occidente cristiano per riconquistare spazi ai nemici. L’XI secolo vede anche l’inizio della Reconquista cristiana nella penisola iberica, che porta alla nascita di numerose città. Secondo un geografo arabo del X secolo sono adesso i latini ad avere il controllo sulla navigazione del Mediterraneo. L’incremento dei traffici è favorito dalle innovazioni tecniche nella marineria, introdotte grazie ai continui scambi fra Venezia, il mondo bizantino, l’area musulmana e città come Pisa e Genova. La dimensione dei navigli comincia a crescere portando alla diffusione delle navi tonde, il cui scafo può ospitare una sempre maggiore quantità di merci.
Tra XI e XII secolo sono Pisa e Genova a controllare le iniziative sul Mediterraneo occidentale. In occasione della spedizione per la riconquista delle Baleari (1113-1115) avviene il primo scontro tra di loro di quella che sarà una vera e propria lotta secolare per la supremazia sul mare. Soltanto a seguito della battaglia della Meloria (1284), Genova strappa a Pisa la supremazia sul Mediterraneo occidentale. La città ligure si afferma commercialmente nel Sud della Francia e controlla la Corsica, mentre più complessa rimane la situazione nella Sardegna prevalentemente dominata dai Pisani. I viaggiatori che passano da Genova vengono colpiti dalle galee e dalle case torri, simbolo di una città pronta a difendersi in periodo di guerra. Tra XI e XII secolo i Genovesi ottengono privilegi per commerciare in Egitto, in Siria, in vari porti della Palestina e controllano il commercio col Mar Nero. Nei territori sottoposti ai Fatimidi la presenza dei mercanti genovesi è tuttavia concessa solo per il tempo di portare a termine le operazioni commerciali. Un’altra area privilegiata dal commercio genovese è l’Andalusia musulmana, terra di esportazione di numerose materie prime e prodotti alimentari come seta e legna, frutta, olio, rivenduti poi nei porti levantini per acquistare beni di lusso.
Per Pisa questi due secoli sono costellati da imprese gloriose, di cui la piazza monumentale del duomo conserva ancora oggi la memoria. La stessa cattedrale viene infatti iniziata a seguito del saccheggio del porto di Palermo, allora in mano agli Arabi (1064). Oltre a commerciare pacificamente e a negoziare con le autorità musulmane, i Pisani e i Genovesi sono pronti a guadagnarsi dei profitti anche attraverso la guerra di corsa e la pirateria. Le fonti arabe di questo periodo li definiscono guerrieri terribili, ma anche viaggiatori e abili commercianti capaci di vendere ai nemici le stesse armi con cui li combattono. A metà del XII secolo Pisa è ricordata dalle fonti arabe come un centro cosmopolita, celebre per i mercati fiorenti, gli ampi orti e i giardini, ma anche come città aggressiva e minacciosa, con una popolazione a capo di navi e cavalli in grado di compiere grandi imprese marittime. A pochi chilometri a sud del porto fluviale sorge Porto Pisano, adatto ad accogliere imbarcazioni più grandi.
Il Mediterraneo torna quindi a essere uno spazio condiviso: non soltanto teatro di scontri tra la cristianità e l’islam, ma anche di frequenti accordi e traffici commerciali, di convivenze e di importanti scambi culturali. Insieme alle merci si spostano gli uomini, pronti a stabilirsi all’estero e a interagire con le autorità e con i mercanti del luogo. Figura centrale per comprendere il contesto di questa koiné mediterranea è quella di Leonardo Fibonacci, poiché la sua opera più celebre – il Liber Abaci – nasce proprio negli spazi in cui si articola il commercio pisano. Il matematico raccoglie in questo testo quanto appreso sui numeri “indiani”, oggi chiamati arabi, durante i suoi viaggi in Egitto, Siria, Grecia, Sicilia e Provenza e racconta di essere giunto a Bugia alla fine del XII secolo per seguire il padre, notaio della dogana per conto della comunità mercantile pisana. La portata di questi scambi culturali è quindi notevole: l’introduzione dello zero in Occidente dà luogo a una vera e propria rivoluzione culturale.
Nell’XI secolo Venezia acquisisce una situazione di assoluto predominio nella mediazione tra Oriente e Occidente. Costantinopoli rimane certamente la città più importante d’Europa per la presenza della corte, per la relativa domanda di beni di lusso che genera e per la ricchezza apportata dai mercati e dalle manifatture. In città come Venezia, Amalfi e la normanna Palermo è sostanziale l’apporto delle maestranze specializzate provenienti da Costantinopoli. Tessalonica è in questo periodo un importante centro di commercio insieme ad alcune città della Macedonia: Tebe, che ospita una forte comunità ebraica, e Corinto, in cui è presente un insediamento veneziano che si caratterizza per l’importazione di tessile, vetro e ceramiche. Il Cairo acquisisce sempre più rilevanza per il collegamento attraverso il Nilo con il porto di Alessandria, aperto sul Mediterraneo.
Nel XII secolo il trasporto delle merci in ambito bizantino è gestito quasi interamente da mercanti italiani, che a Costantinopoli hanno i propri quartieri. Venezia concentra il suo interesse sul Mediterraneo orientale e privilegia i rapporti con l’Impero bizantino, mentre i mercanti amalfitani si specializzano nei traffici fra Costantinopoli e i territori islamici. Gli imperatori bizantini sono riusciti a imporre ai Veneziani delle limitazioni al commercio col mondo arabo: nel 960 viene proibito loro di commerciare gli schiavi, mentre nel 971 di approvvigionare l’islam di merci legate alla produzione bellica come legname e armi. Tuttavia i Veneziani vengono anche supportati dalla politica imperiale ottenendo, alla fine dell’XI secolo, un provvedimento di esenzione da ogni tipo di dazio nei porti di Creta, Cipro e in alcuni porti del Mar Nero.
In Europa centrale ricevono un forte stimolo le attività artigianali legate alla lavorazione di pelli e metalli, che in Sassonia, Boemia, Carinzia e Ungheria sono favorite dalla massiccia presenza delle materie prime e dalla domanda generata dalle attività militari. Un’altra importante produzione artigianale è quella del tessile, soprattutto nelle Fiandre. Se i mercanti italiani interessati al commercio con l’Inghilterra si stabiliscono nei pressi di Calais, Arras diventa uno dei centri specializzati nell’acquisto del tessile, esportato dai Genovesi nei maggiori porti del Mediterraneo.
I centri collocati in punti strategici di confluenza di diverse rotte e vie fluviali convogliano e redistribuiscono i beni: fra questi Magonza, Colonia e altri centri della valle della Mosa, Rouen che controlla il traffico del vino lungo la Senna, Parigi, Londra e Tolosa, che stimola il traffico lungo la Garonna. Più a nord Haithabu, Schleswig e Lubecca godono di una posizione strategica come mediatrici tra il Baltico e il Mare del Nord.
Nelle Fiandre i mercanti Astigiani operano come intermediari commerciali e prestatori per conto dei duchi di Borgogna, da cui ricevono in cambio privilegi. I mercanti iniziano ad acquisire diritti in città diverse da quelle di appartenenza: oltre alle libertà, talvolta viene concesso loro un fondaco composto da un edificio dove alloggiare e da un magazzino dove stivare le merci. Amalfi, Venezia, Pisa, Genova e dopo Montpellier e Marsiglia sfruttano questo ruolo di mediazione nel commercio tra l’area Nord e Sud d’Europa, trafficando e scambiando le spezie e le sete d’Oriente, i vini francesi, i pannilani fiamminghi, toscani, provenzali e catalani, i tessuti di lino e cotone lombardi, le armi di fattura tedesca e lombarda. Alle fiere di Ferrara i Veneziani si incontrano con i Tedeschi, finché nel 1228 non si inizia a costruire un fondaco dei Tedeschi proprio nella città lagunare. Pisa esporta il ferro dell’Elba e di Piombino, Piacenza traffica i fustagni prodotti con il cotone proveniente dall’Egitto e dalla Sicilia.
Su entrambe le coste del Baltico sorgono nuovi centri di commercio e i mercanti scandinavi provenienti dalla penisola di Gotland favoriscono la nascita di nuovi insediamenti sia a Nord-Ovest, come Dublino e York, che a Nord-Est verso Novgorod e Kiev. Le grandi città russe sono centri in cui vengono accumulate le merci provenienti da rotte terrestri. Proprio tra Novgorod e Kiev si articola il maggiore asse di commercio di quest’area e, intorno al 1100, prolifera la produzione di beni di lusso e di artigianato connessa con la lavorazione dei metalli.