I mercanti assiri in Anatolia
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, Antichità, edizione in 75 ebook
Nel corso del XIX e del XVIII secolo a.C. la città di Assur gestisce un fiorente circuito mercantile basato sulla fondazione di colonie assire in Anatolia. La colonia più importante, l’antica città di Kanesh in Anatolia centrale, ha restituito circa 23 mila tavolette cuneiformi, per la maggior parte lettere spedite e ricevute da mercanti, che documentano nel dettaglio le caratteristiche di questo articolato sistema commerciale.
La fase più antica della storia assira, corrispondente ai primi secoli del II millennio a.C., ci è nota grazie agli scavi condotti alla fine dell’Ottocento e poi, regolarmente, a partire dal 1948, in Anatolia centrale sulla collina di Kültepe (antica Kanesh), nei pressi della moderna città di Kayseri. Le circa 23 mila tavolette cuneiformi lì rinvenute (lettere soprattutto) documentano un articolato circuito commerciale basato sulla fondazione in Anatolia di una colonia assira il cui nome accadico, karum, significa letteralmente “scalo (commerciale)”.
Il termine “paleoassiro” designa il dialetto dei mercanti originari di Assur e la scrittura cuneiforme, adattata a questo dialetto, in cui sono redatte le tavolette rinvenute a Kültepe/Kanesh. Per ragioni di convenienza esso viene utilizzato anche per indicare il corrispondente periodo storico, distinto in tal modo dal “medioassiro” e dal “neoassiro”.
È necessario, anzitutto, chiarire che per gli inizi del II millennio a.C. non si può parlare di un’entità politica assira nel senso di uno stato territoriale, destinato a svilupparsi solo più tardi, ma piuttosto di una città-stato: Assur. Quest’ultima, abitata fin dall’inizio del III millennio a.C., sottoposta prima ai re di Akkad e poi a quelli di Ur III, diviene intorno al 2025 a.C. una città indipendente e si arricchisce rapidamente grazie al commercio durante il regno dei primi sovrani paleoassiri. Alcune importanti misure economiche destinate a favorire gli scambi con gli abitanti della Mesopotamia meridionale sono prese da Ilushuma, nipote di Puzur-Ashshur, il fondatore della dinastia. La colonia commerciale di Kanesh viene fondata durante il lungo regno di suo figlio e successore, Erishum I (re dal 1974 al 1935 a.C. ca.), che decreta la libera circolazione delle merci (argento, oro, rame, stagno, orzo e lana) per gli abitanti di Assur. Intorno al 1837 a.C., durante il regno di Naram-Sin, il karum di Kanesh viene improvvisamente distrutto e abbandonato, probabilmente a seguito di conflitti militari in Anatolia. Questa fase della vita del karum è ben definita da un punto di vista archeologico e corrisponde al II livello del sito di Kültepe. Una rinascita del commercio assiro in Anatolia (karum Kanesh livello IB) ha luogo dopo la conquista di Assur (1808 a.C.) da parte del re di Ekallatum, Samsi-Addu, nel cui regno la città, pur senza lo statuto di capitale, continua a svolgere un ruolo religioso ed economico fondamentale. Alla morte di Samsi-Addu nel 1776 a.C., suo figlio Ishme-Dagan gli succede sul trono, ma a questo punto la città di Assur gode già di una rinnovata autonomia. Verso la metà del XVIII secolo a.C. Assur è sotto il controllo di una dinastia autoctona sottoposta prima alla sfera di influenza babilonese (1761 a.C.) e poi a quella di Mittani. Il circuito commerciale assiro in Anatolia risente dell’instabilità politica e, a partire dal 1725 a.C. ca., viene progressivamente meno.
La città di Assur gode di un particolare regime istituzionale: si tratta infatti di una teocrazia nella quale il re è il dio locale il cui nome coincide con quello della sua città. Il potere è poi concretamente suddiviso tra tre poli: un vicario del dio, con il titolo di “principe” o di “re”, che mantiene un ruolo di intermediario tra il dio e la popolazione della città; l’assemblea cittadina; un eponimo con carica annuale. Il re non ha un ruolo prominente nel meccanismo commerciale se non nella sua funzione di “capo” dell’assemblea ed esecutore degli ordini presi al suo interno. Quest’ultima, designata nella documentazione attraverso un collettivo anonimo, “la città”, costituisce un importante centro amministrativo, economico e giuridico. Essa ha il compito di definire la politica estera di Assur, gestendo le relazioni diplomatiche con i vari principati indipendenti dell’Asia Minore che ospitano le colonie commerciali assire. L’assemblea inoltre agisce come un’autorità giuridica, stabilisce le regole del commercio e dirime i litigi tra i mercanti. Tra i suoi membri, oltre agli anziani della città, ci sono mercanti e un portavoce ufficiale delle colonie. Un altro importante nucleo economico e amministrativo è la “casa degli eponimi” o “municipio”. Quest’organo non mantiene una diretta relazione con i mercanti in Asia Minore ma è in contatto con le loro famiglie ad Assur, oltre che con le carovane in partenza, da cui preleva una tassa di esportazione. Il municipio detiene inoltre un monopolio sul commercio di prodotti di lusso. L’eponimo in carica, che dà il suo nome all’anno, viene estratto a sorte tra le famiglie più importanti della città.
L’organizzazione commerciale assira in Asia Minore ha una struttura di tipo piramidale, alla cui sommità si trova il karum di Kanesh, punto di arrivo e redistribuzione delle mercanzie, direttamente sottoposto all’autorità di Assur. La sua assemblea plenaria riunisce “i piccoli e i grandi” e questi ultimi annoverano i capi delle corporazioni dei mercanti. Un gruppo ristretto, detto “gruppo di dieci”, agisce come ufficio esecutivo con il compito di negoziare con le autorità locali. L’assemblea funziona anche come corte di giustizia, regolando i litigi e sorvegliando il rispetto delle regole del commercio. Il karum di Kanesh è a sua volta a capo di tutte le istituzioni assire in Asia Minore, una trentina circa, distinte in colonie (karum), funzionanti sul modello del karum principale, e stazioni commerciali (wabartum) che pur possedendo una certa indipendenza economica e amministrativa rimangono sotto la tutela del karum vicino. Le relazioni tra il governo di Assur e i principati locali dell’Asia Minore sono regolate da trattati: i principi anatolici autorizzano i mercanti assiri a circolare liberamente sul loro territorio e assicurano la protezione dei beni e delle persone; in cambio si procurano le materie prime di cui hanno bisogno e si arricchiscono attraverso il prelievo delle tasse.
Le mercanzie fatte oggetto di commercio sono soprattutto stagno e stoffe. Lo stagno, proveniente dall’odierno Uzbekistan, è un materiale molto richiesto in Anatolia e Siria occidentale per l’industria locale del bronzo, alimentata dalla presenza nella regione di ricche miniere di rame. Per quanto riguarda le stoffe è invece necessario distinguere tessuti di alta qualità, importati dalla Mesopotamia meridionale e destinati alle corti anatoliche, da tessuti filati localmente nelle case degli stessi mercanti o, in percentuale minore, realizzati su base istituzionale. Il medesimo circuito commerciale viene utilizzato anche per prodotti di lusso come lapislazzuli e ferro. Infine, alcune mercanzie come rame, antimonio, lana e grano, non sono importate da Assur, ma sono oggetto di monopolio commerciale da parte degli assiri all’interno dell’Anatolia.
Le merci, una volta acquistate sul mercato di Assur, sono sottoposte ad una tassa di esportazione in stagno dovuta alle autorità assire e corrispondente ad 1/120 del valore totale. Il trasporto in Anatolia avviene tramite carovane di asini, che possono contare fino a 300 animali e un numero consistente di personale carovaniero. Il viaggio da Assur all’Anatolia (1300 km ca.) richiede sei settimane, può essere effettuato solo nelle stagioni miti ed è irto di pericoli (guerre, briganti, ostacoli naturali). I sovrani dei vari regni attraversati dalle carovane garantiscono protezione in cambio del versamento di un pedaggio in stagno, che i proprietari delle merci o i loro rappresentati ad Assur mettono a disposizione del capo della carovana prima della partenza.
Una volta giunta a destinazione la carovana è tenuta a presentarsi alle autorità locali. Il palazzo anatolico preleva una tassa di importazione corrispondente ad una percentuale in natura delle merci trasportate (tre percento di stagno e cinque percento di stoffe) e ha il diritto di acquistare ad una tariffa preferenziale il dieci percento delle stoffe, versandone il prezzo direttamente al mercante o all’ufficio del karum che si occupa poi di regolare i conti, fungendo come una specie di banca. Il resto della merce viene messo in vendita sul posto in cambio di oro e argento oppure affidato a credito ad un agente con il compito di venderlo in altri empori. È contemplata anche la possibilità di depositarne una parte nell’ufficio del karum. Il guadagno più consistente deriva dalla vendita delle stoffe (200 percento contro il 100 percento dello stagno). A questo si aggiunge il ricavo legato alla vendita di una parte degli asini e delle stoffe di bassa qualità usate per imballare la merce. Naturalmente da questa somma si devono poi sottrarre le spese per il trasporto, le tasse e le perdite non previste (furto, morte di asini, abuso dei rivenditori, frode ecc.). Una volta raccolto, l’argento guadagnato viene registrato presso l’ufficio del karum e riportato ad Assur a dorso d’asino per essere reinvestito nella preparazione di nuove carovane, usato per comperare grandi proprietà o in alcuni casi impiegato per regolare debiti o pagare ammende.
L’impresa commerciale assira per eccellenza è la famiglia: il padre, residente ad Assur, capo dell’impresa, riunisce il capitale da investire, acquista le mercanzie e organizza il trasporto. Il figlio maggiore o un fratello gestiscono il ramo anatolico dell’impresa, incaricandosi della vendita delle mercanzie in arrivo. Gli altri figli e i nipoti aiutano nella vendita o nel trasporto. I contatti tra le varie parti dell’impresa sono mantenuti tramite una fitta corrispondenza. Un ruolo importante è svolto dalle donne, mogli e figlie, che contribuiscono al commercio lavorando le stoffe e in alcuni casi occupandosi anche di questioni legali e finanziarie. Lo schema non è fisso e spesso accade che alcuni membri della famiglia diventino indipendenti e fondino proprie imprese. Infine, i legami con la patria di adozione sono spesso rafforzati attraverso matrimoni con donne anatoliche e la costituzione di seconde famiglie. Accanto alle imprese famigliari esistono vere e proprie associazioni commerciali trasversali sia a breve che a lungo termine (tapputum, elattum, naruqqum). Nel primo caso un creditore anticipa una certa somma ad altri mercanti, suoi soci, per una impresa commerciale ben definita; si assiste anche alla costituzione di piccoli gruppi di mercanti che mettono insieme capitale e mercanzia per un viaggio unico dividendo costi e profitti in maniera proporzionale. Nell’associazione a lungo termine, invece, alcuni creditori, di solito i capi di grandi imprese famigliari, investono consistenti capitali in oro e argento che vengono versati ad un delegato di fiducia con il compito di acquistare la merce e commerciarla per diversi anni (generalmente dieci). I profitti sono poi spartiti tra gli associati secondo regole precise.
Le enormi possibilità di guadagno legate al commercio determinano anche tentativi di arricchimento al di fuori delle regole. Può ad esempio accadere che alcuni mercanti non dichiarino tutta la merce in partenza con l’intento di ridurre il peso della tassazione e preferiscano trasportare il resto clandestinamente, rischiando l’attraversamento di sentieri non protetti e dunque non sottoposti a pedaggio. In questi casi si può ricorrere anche a misure estreme come la corruzione delle guardie di dogana. Altri mercanti tentano invece il contrabbando di prodotti di lusso come lapislazzuli e ferro che sono in generale monopolio delle istituzioni di Assur (il municipio e, sembra, il sovrano stesso) e che sono venduti a prezzi molto elevati. I rischi legati a queste pratiche sono però altrettanto alti: si può incorrere al minimo in ammende mentre, nei casi più gravi, la punizione prevede la detenzione per periodi più o meno lunghi, ma comunque sufficienti a danneggiare gli affari di un’impresa.
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, Antichità, Il Vicino Oriente Antico, Storia