I manoscritti di Timbuctù
Quando Timbuctù si affermò come centro commerciale e culturale dal 14° al 16° secolo, attirò studiosi sufi che formarono scuole affiliate con le moschee della città. Fu allora che vennero importati manoscritti tramite carovane che connettevano l’Africa del Nord con il Mediterraneo e l’Arabia. Le famiglie benestanti fecero copiare i documenti da scribi locali, riempiendo intere biblioteche con opere su religione, matematica, medicina, astronomia, storia, geografia, ancora oggi in buona parte conservate nelle case e in oltre 60 biblioteche private: si parla di oltre 300.000 manoscritti ancora esistenti. Entrata nel patrimonio UNESCO, la città ha avviato diversi progetti internazionali (dal 2003 con il Sudafrica) per la salvaguardia, la catalogazione e la digitalizzazione dei manoscritti, in collaborazione con il principale centro di studio maliano, l’Istituto Ahmed Baba, nato nel 1973 e nel 2009 completamente ricostruito e dotato di moderne tecnologie per conservare circa 30.000 manoscritti. Proprio questo centro il 26 gennaio 2012 è stato colpito dalla furia iconoclasta dei ribelli jihadisti, che hanno bruciato e distrutto una parte di questo patrimonio di inestimabile valore: sembra che siano andati in cenere quasi 3000 codici. Allo stesso modo, i ribelli avevano raso al suolo molti degli antichi mausolei che contenevano i resti dei venerati ‘santi’ sufi.
di Mariano Delle Rose