I Khurriti e il regno di Mittani
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Il popolo dei Khurriti è presente nel Vicino Oriente almeno dalla fine del III millennio a.C. e dà vita nel II millennio a.C. a una serie di potentati locali, ma solo alla fine del XVI secolo a.C. il regno khurrita di Mittani riesce a unificare sotto la proprià autorità un territorio che nel periodo di massima espansione si estende dall’Anatolia sud-orientale fino alla Mesopotamia settentrionale, passando per la Siria nord-occidentale. Successivamente il regno di Mittani viene annesso prima dagli Ittiti e poi dagli Assiri, ma la componente culturale khurrita resta viva in Siria settentrionale almeno fino alla fine del Tardo Bronzo.
Con il termine “khurriti” si indicano le popolazioni del Vicino Oriente parlanti la lingua khurrica, un idioma attestato dalla fine del III millennio a.C. fino alla fine del II millennio a.C. nell’area attualmente corrispondente a Iraq e Siria settentrionali e Turchia meridionale. Le fonti per lo studio dei Khurriti e del regno khurrita di Mittani sono relativamente scarse, poiché gli scavi finora condotti in centri khurriti non hanno restituito archivi di grandi dimensioni. Inoltre, in assenza di fonti scritte, la presenza khurrita in un determinato sito o in un’intera regione è piuttosto elusiva, poiché soprattutto nelle fasi più antiche non si manifesta con una cultura materiale con caratteristiche tali che permettano di distinguerla da quella di altri gruppi etnici.
La seconda metà del II millennio a.C. è il periodo della storia khurrita meglio documentato: gli archivi della capitale ittita Khattusha rappresentano la fonte principale sia di testi in khurrico che di informazioni sulla storia dei Khurriti e del regno di Mittani, ma documenti di grande importanza sono stati trovati anche in Egitto nell’archivio di el-Amarna, in Siria nei siti di Alalakh, Ugarit, Qatna ed Emar, in Iraq settentrionale nei siti di Nuzi, Kurukhkhanni ed Arrapkhe e in Anatolia nel sito ittita di Sapinuwa. I testi in khurrico finora rinvenuti sono per lo più di carattere religioso (rituali purificatori, scongiuri, preghiere, interrogazioni oracolari, recitazioni inserite nel corso di cerimonie cultuali e feste), ma sono noti anche testi mitologici, vocabolari bilingui e trilingui ed alcune lettere. Infine, le fasi finali del regno di Mittani sono documentate dalle iscrizioni celebrative dei sovrani medio-assiri.
In base all’immagine restituita dalle fonti, è durante la prima metà del II millennio a.C. che la presenza khurrita in Alta Mesopotamia e Siria settentrionale acquista sempre più importanza e i potentati governati da dinastie khurrite diventano sempre più numerosi. Questa frammentazione del potere non impedisce però ai regni khurriti di coalizzarsi di fronte alla minaccia rappresentata dalla politica espansionistica inaugurata dal re ittita Khattushili I e proseguita dal suo successore Murshili I, che durante il XVI secolo a.C. conducono una serie di vittoriose campagne militari in Siria nord-occidentale. Le conquiste riportate da Khattushili I e Murshili I in Siria consentono agli Ittiti di annettere la regione, ma solo per un breve periodo, poiché nella fase successiva a Murshili I il regno ittita entra in una fase di lotte intestine che lo indeboliranno notevolmente e lo porteranno a perdere il controllo sulla maggior parte dei territori precedentemente sottomessi. Il conseguente vuoto di potere in Siria settentrionale, dovuto in particolare all’annientamento del regno di Yamkhad/Aleppo, permette invece alla componente khurrita di dar vita ad un regno che poco per volta riuscirà ad unificare sotto un’unica autorità tutta la regione: il regno di Mittani.
L’attestazione più antica del toponimo Mittani proviene da un’iscrizione geroglifica rinvenuta nella tomba di un ufficiale egiziano, che nel resoconto di una spedizione in Siria cita il paese di mtn. Gli studiosi concordano nell’attribuire questa spedizione all’epoca del faraone Thutmosi I, datandola così tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XV secolo a.C. Tuttavia, il fatto che in quest’iscrizione sia citato il paese di Mittani non significa necessariamente che a quest’epoca esistesse già una vera e propria entità politica corrispondente al regno di Mittani noto dalle fonti successive, che infatti non compare tra i regni con cui Khattushili I e Murshili I si scontrano durante le loro spedizioni in Siria settentrionale. Per quanto riguarda l’etimologia di questo toponimo, si pensa che sia composto dal nome di persona Maitta seguito dal suffisso individualizzante -ni: dunque Mittani significherebbe “quello (= il paese) di Maitta”, laddove Maitta era forse il nome di un antico membro della casa reale mittanica.
Il regno di Mittani viene indicato nelle fonti cuneiformi anche come Khanigalbat, designazione di carattere geografico che inizia ad essere attestata nel XV-XIV secolo a.C. nei testi di Nuzi e diventa di uso comune dal XIII secolo, mentre nei testi ittiti si preferisce di solito la definizione di carattere etnico-linguistico “paese di Khurri”. Nelle fonti egiziane Mittani è invece per lo più indicato come Nakharina/Nakhrima.
La capitale mittanica corrisponde all’antica Washshukkanni, verosimilmente da identificare con il sito moderno di Tell Fekheriye e comunque da cercare in Siria nord-orientale. Dopo la perdita di indipendenza ad opera degli Ittiti (seconda metà del XIV secolo a.C.) la capitale viene poi spostata a Taide, la cui esatta localizzazione è tuttora sconosciuta. A livello archeologico è possibile invece individuare alcuni elementi “diagnostici” della presenza mittanica. Uno di questi è la cosiddetta ceramica di Nuzi, che prende il nome da uno dei siti in cui è stata rinvenuta in maggiori quantità: si tratta di una produzione di lusso, caratterizzata da un impasto molto fine e decorata con motivi naturalistici e geometrici dipinti in bianco su uno sfondo monocromo, la cui diffusione corrisponde sia geograficamente che cronologicamente a quella del regno di Mittani. Anche nella glittica è possibile identificare uno stile tipicamente mittanico, che, come nel caso della ceramica di Nuzi, è diffuso in un’area molto vasta. Particolarmente significativi sono i sigilli reali sia dei sovrani di Mittani che del regno vassallo di Arrapkhe, caratterizzati da schemi decorativi estremamente complessi e variati, in cui figure di demoni compositi, animali mostruosi e scene di lotta riempiono lo spazio in una sorta di horror vacui tipico di questa produzione.
Una peculiarità della dinastia mittanica è rappresentata dagli stretti legami culturali con la tradizione antico indiana, che si manifestano nella scelta di nomi dinastici appartenenti al patrimonio linguistico indo-ario e nella venerazione di divinità note dai Veda quali Mitra, Varuna, Indra e Nasatya. Questi espliciti richiami culturali al mondo indiano antico sono di difficile interpretazione, ma è possibile che un gruppo di popolazione indo-aria si fosse insediato nella regione dell’alto fiume Khabur e lì avesse preso il potere di un potentato che diventerà poi il regno di Mittani. La componente etnica principale del regno mittanico è tuttavia khurrita e la lingua khurrica è utilizzata anche dai suoi sovrani, come testimonia il documento più importante per lo studio e la comprensione di questo idioma: si tratta della cosiddetta lettera di Mittani, rinvenuta nell’archivio di el-Amarna e inviata dal re mittanico Tushratta ad Amenhotep III in occasione del matrimonio tra una principessa mittanica e il faraone. Tuttavia, la maggior parte dei documenti finora rinvenuti in territorio mittanico o da esso provenienti non sono redatti in khurrico, bensì in accadico, o meglio in una variante dell’accadico fortemente influenzata dal khurrico a livello sia lessicale che grammaticale.
Il primo sovrano di Mittani di cui ci siano giunte sufficienti testimonianze è Parattarna I, il cui regno si data alla prima metà del XV secolo a.C., ma prima di lui vanno forse collocati i re Kirta e Shuttarna I, di cui tuttavia sono noti solo i nomi. All’epoca di Parattarna, il regno di Mittani dominava già un’area molto vasta, che si estendeva a occidente fino al regno di Kizzuwatna in Anatolia sud-orientale e ad Aleppo e Alalakh (attuale Tell Atchana) in Siria nord-occidentale, mentre a sud-est arrivava ad includere Terqa (attuale Tell Ashara), sul medio Eufrate. Documenti ritrovati negli archivi di Alalakh e di Khattusha permettono di stabilire la contemporaneità di Parattarna I con i re Zidanza II di Khatti, Idrimi di Alalakh e Pilliya di Kizzuwatna.
Mittani mantiene il controllo su queste regioni almeno fino alla prima parte del regno di Shaustatar, che è attestato contemporaneamente a Tutkhaliya I/II di Khatti, Niqmepa di Alalakh e Shunassura di Kizzuwatna. A quest’epoca Mittani perde però il controllo su Kizzuwatna, che viene annessa da Tutkhaliya I/II, con il quale c’è una forte ripresa dell’attività militare e politica ittita, che va ad interferire con il predominio mittanico su Anatolia sud-orientale e Siria nord-occidentale. La supremazia mittanica in Siria è minacciata anche dalla politica aggressiva del faraone Thutmosis III, che conduce una serie di spedizioni militari in Siria, arrivando fino ad Aleppo, e si scontra più volte con i Khurriti, che faticano a mantenere il controllo sulla regione.
Se l’estensione del territorio mittanico a occidente viene ridotta dalla politica espansionistica di Khatti ed Egitto, all’epoca di Shaustatar il regno si espande notevolmente verso est. È attestata infatti una vittoriosa spedizione condotta da questo sovrano contro l’Assiria ed è probabile che vada fatta risalire a questa campagna militare anche l’annessione del regno di Arrapkhe, situato a est del Tigri e dello Zab inferiore, la cui capitale corrispondeva all’odierna città di Kirkuk in Iraq settentrionale.
Le migliaia di testi ritrovati negli archivi di Nuzi (attuale Yorghun/Yorghan Tepe), uno dei centri amministrativi del regno di Arrapkhe, offrono il materiale documentario ideale per lo studio della vita quotidiana di una comunità khurrita della prima metà del XIV secolo a.C. A livello amministrativo Nuzi dipende in prima istanza dal re di Arrapkhe, che ha nella città provinciale un suo palazzo, ma il governo della città è in mano al khazannu, carica paragonabile al moderno concetto di sindaco. L’economia della città si basa su agricoltura, allevamento, pastorizia e commercio. I pochi testi politici rinvenuti a Nuzi mostrano che la città ha contatti con Mittani, Assiria e Babilonia, ma la documentazione di Nuzi fornisce interessanti informazioni soprattutto relativamente alla gestione della proprietà terriera, che è costituita da terreni coltivati o lasciati a pascolo in parte di proprietà del sovrano, in parte in mano a privati. Si tratta di archivi di raggio prettamente locale, composti da testi redatti in accadico, in un dialetto che risente fortemente dell’influenza del khurrico, la lingua parlata dalla maggior parte della popolazione. L’archivio palatino documenta attività tipiche di un’economia a gestione centralizzata quali immagazzinamento e smistamento di materiale bellico, tessitura, gestione di terre palatine. Gli archivi privati appartengono alle famiglie dei grandi proprietari terrieri e sono per lo più composti da testi giuridici, che restituiscono al meglio lo stato della società di Nuzi. Il quadro che si ricava da questi documenti mostra una società in profonda crisi economica, dove il progressivo impoverimento dei piccoli proprietari terrieri porta all’asservimento per indebitamento, una prassi diffusa nel Vicino Oriente sin da epoche più antiche, ma che nel Tardo Bronzo giunge a livelli mai attestati prima. Ciò è dovuto principalmente ad un mutato atteggiamento nei confronti del problema da parte dei palazzi: infatti, mentre precedentemente il re si preoccupava di emanare degli editti di remissione dei debiti che fungevano da valvola di sfogo delle tensioni sociali, durante il Tardo Bronzo il palazzo tende a tollerare questo sistema perché è piuttosto solidale con l’aristocrazia militare a cui appartiene la maggior parte dei prestatori di denaro e da cui dipende la sicurezza stessa del palazzo. I grandi proprietari terrieri si identificano infatti spesso con la classe sociale dei maryannu “carristi”, che occupano una posizione di spicco dal momento in cui il carro da guerra assume un ruolo centrale nella pratica militare vicino-orientale, cioè dalla metà del II millennio a.C.
La costituzione di un corpo di carristi che decide l’esito delle battaglie ha ripercussioni di tipo sia ideologico che sociale. Si diffonde infatti una sorta di ideale eroico che accomuna un gruppo che inevitabilmente ricopre una posizione elevata nella gerarchia sociale, poiché la costosità dell’attrezzatura e la complessità dell’addestramento richiedono la disponibilità di notevoli mezzi economici. Inoltre, la necessità da parte dei palazzi di assumere carristi a tempo pieno, ai quali vengono assegnati lotti di terra coltivati da coloni, fa sì che per la prima volta un gruppo militare si affianchi all’oligarchia di sacerdoti, amministratori e scribi nella costituzione della classe dirigente.
Un quadro molto simile si ricostruisce anche in base ai testi di Alalakh, provenienti, dunque, dall’estremo opposto del territorio mittanico, ed è verosimile ipotizzare che questa fosse la situazione diffusa in gran parte del Vicino Oriente durante tutto il Tardo Bronzo.
Il successivo re di Mittani di cui abbiamo sufficienti informazioni è Artatama I, il cui regno segna una svolta nella politica nei confronti dell’Egitto. Da questo momento allo scontro sul campo si preferisce l’alleanza, che viene sancita con una serie di matrimoni interdinastici, inaugurati dall’unione di una figlia di Artatama con il faraone Thutmosi IV. Questa politica matrimoniale legherà la famiglia reale mittanica a quella egiziana per tre generazioni, garantendo una situazione di equilibrio e rapporti pacifici tra i due regni fino alla tarda età amarniana. Infatti anche il successivo re mittanico, Shuttarna II, darà in moglie una delle sue figlie al successivo faraone, Amenhotep III.
A Shuttarna II succede il figlio Artashshumara, che regna solo per pochi anni. Al suo tempo la corte di Mittani viene dilaniata da lotte intestine, come testimonia la più antica delle lettere inviate da Tushratta, fratello e successore di Artashshumara sul trono di Mittani, ai faraoni Amenhotep III e Amenhotep IV e rinvenute nell’archivio di el-Amarna. Tushratta continua la politica di alleanze matrimoniali con l’Egitto inaugurata dai suoi predecessori, ma il suo regno è segnato dallo scontro con gli Ittiti, che tornano a rappresentare una minaccia per la supremazia mittanica in Siria settentrionale. Shuppiluliuma I approfitta da un lato delle divisioni interne alla famiglia reale mittanica e si allea con la fazione rivale a quella di Tushratta, dall’altro conduce una serie di spedizioni militari con le quali riesce a sottomettere gran parte dei territori mittanici in Siria. Quando Tushratta viene assassinato, il sovrano ittita decide di appoggiare Shattiwaza, figlio del re mittanico cacciato in esilio dalla fazione rivale, e lo sostiene attivamente nella riconquista del regno paterno. Il debito di Shattiwaza nei confronti di Shuppiluliuma si traduce però nella perdita di indipendenza da parte di Mittani, che da questo momento cessa di essere un “grande regno” per diventare uno Stato vassallo degli Ittiti.
La fase successiva alla perdita di indipendenza e alla sottomissione agli Ittiti è scarsamente documentata e le informazioni disponibili sono quasi esclusivamente limitate ai nomi dei sovrani che si succedono sul trono di Mittani dopo Shattiwaza. Sappiamo però da alcune iscrizioni celebrative medio-assire che durante la prima metà del XIII secolo a.C. Adad-nirari I, Salmanassar I e Tukulti-Ninurta I conducono delle spedizioni contro Mittani, qui indicato come Khanigalbat, che viene così sottratto al controllo ittita e assoggettato all’Assiria. Shattuara II è l’ultimo re di Mittani/Khanigalbat di cui sia giunta notizia. Durante la seconda metà del XIII secolo a.C. saranno membri di un ramo cadetto della famiglia reale assira a portare il titolo di “re del paese di Khanigalbat” e a governare in quanto tali l’area più occidentale del regno assiro. La definizione “paese di Khanigalbat” non indica ormai più il regno khurrita, ma semplicemente una regione del regno assiro.