I-J
- La decima lettera degli alfabeti fenicio e greco, la nona di quello latino. Negli alfabeti orientali derivati dal fenicio la sua forma primitiva, che si crede rappresenti l'ideogramma della mano (yād, onde il nome della lettera, yōd, passato poi nel greco a iota), andò successivamente semplificandosi, finché nell'ebraico seriore si ridusse a un grosso punto munito di un apice inferiore: il più piccolo dei segni alfabetici, il che dà ragione del noto detto evangelico: "nemmeno un iota verrà meno dalla legge" (Matt., V, 18). Nell'alfabeto greco, e nel latino che ne deriva, la semplificazione avvenne nel senso di ridurre la lettera a un'asta verticale: da questa poi derivarono le varie forme delle scritture corsive. Il "punto sull'i" si introdusse, nella scrittura latina del Medioevo, dapprima in forma di sottile apice obliquo, per distinguere la i dai tratti, identici soprattutto nella scrittura corsiva notarile e cancelleresca, che costituiscono gli elementi delle lettere u, n, m.
La famiglia di suoni espressa dalla i e sue varianti oscilla con numerose gradazioni fra due valori estremi: quello di vocale (i) e quello di consonante fricativa post-palatale (p. es. j nel tedesco jagen): intermedia fra queste due è la semivocale i̯, cioè la vocale senza valore sillabico (p. es. nei dittonghi ai̯, oi̯).
Come vocale, la i appartiene alla serie palatina, ed è prossima nel timbro alla e, con cui si scambia in varie circostanze: p. es. η (ē) del greco antico passa a i nel greco moderno; ĭ??? latina passa di regola a é??? in italiano (fídem, it. fede, ecc.).
La yōd fenicia, come tutte le altre lettere di quell'alfabeto, ha funzione di consonante; però anche di semivocale, che può trovarsi tanto in principio di sillaba, quanto come secondo elemento di un dittongo discendente (ai̯, ei̯: ecc.). Lo stesso vale per le altre lingue semitiche. Anche all'indoeuropeo primitivo si attribuisce una i vocale (lunga e breve) e una j consonante: il greco peraltro ha perduto la j come suono iniziale, fin da tempi preistorici, e la lettera iota rappresenta una vocale (semivocale solo nei dittonghi). Il latino, che ha conservato anche il valore consonantico (come in iaceo, iugum), lo esprime tuttavia col medesimo segno usato per la vocale. Nelle lingue neolatine la i consonantica iniziale del latino ha avuto varî esiti (gi- in italiano, j- in francese, spagnolo, portoghese). I e j esistevano come varianti puramente grafiche quando A. de Nebrija in Spagna e poco dopo C. Tolomei in Italia e Pierre de la Ramée (Pietro Ramo) in Francia proposero di adibire i per indicare il suono vocalico, j per indicare il suono consonantico: questa distinzione si generalizzò tra la fine del secolo XVI e il principio del XVII. Ma, mentre in italiano la differenza è molto tenue, tant'è vero che nell'ultimo secolo la j nelle parole italiane ha perduto molto terreno e ormai è quasi scomparsa dall'uso, in francese, in spagnolo, in portoghese la j esprime suoni peculiari (ž in francese e in portoghese, kh in spagnolo), e si è perciò mantenuta. Anche l'alfabeto romeno dà alla j il valore di ž. La i consonantica è espressa in quelle lingue da y o da i.
L'inglese dà alla j il valore che essa aveva nel francese antico (g palatale) e adopera y per i semivocale. In tedesco la j ha valore fortemente consonantico. Le varie trascrizioni scientifiche dànno alla j ora il valore di ǵ (come la trascr. del sanscrito: p. es. jaina va letto giaina), ora il valore di j consonantico (p. es. la traslitterazione dal russo).
Nell'Enciclopedia Italiana si adopera per l'italiano e il latino esclusivamente la i. La j è stata mantenuta in italiano nei pochi casi in cui la tradizione lo esige (p. es. nei cognomi) e per alcune parole non completamente italianizzate (p. es. Jacuti); in latino in alcune nomenclatule scientifiche (p. es. Juncus). Appunto perciò non si sono fatte due serie distinte.
Filosofia. - Nella logica formale la lettera i è il segno convenzionale della proposizione particolare affermativa ("alcuni A sono B"): come è detto anche nell'esametro mnemonico asserit i, negat o, sed particulariter ambo. Nella rielaborazione della logica formale operata (specialmente dal Hamilton) mediante il concetto della "quantificazione del predicato" la lettera i designa l'affermativa "parti-parziale". ("alcuni A sono alcuni B"), mentre l'affermativa "parti-totale" ("alcuni A sono tutti i B") ha il suo simbolo nella lettera greca ι.