HYADES (῾Υάδες)
Gruppo di ninfe oceanidi nate, secondo le fonti mitografiche più attendibili, dal gigante Atlante e dalla ninfa Pleione e successivamente trasformate in stelle.
Sulla genealogia delle H. non mancano discordanze tra le fonti; ad Atlante, infatti, si sostituiscono - in alcuni autori - ora Okeanos, ora Melisseo di Creta, ora Kadmos e, come madre di quelle, viene talora citata - invece di Pleione - l'altra oceanide Aithra. Di quest'ultima, però, deve osservarsi che va probabilmente identificata con Pleione, limitandosi la discordanza in proposito tra le fonti alla sola differenza di nome. Il numero delle H., che in ultima analisi possono esser considerate come un gruppo delle Atlantidi, varia nelle fonti da due a sette ed egualmente variano i nomi loro attribuiti.
La tradizione è pressoché concorde nell'attribuire a queste ninfe il compito di nutrici di Dioniso infante ed esse vengono identificate con un gruppo di ninfe di Nysa o - secondo alcuni autori - di Dodona. Per avere suscitato l'odio di Hera col custodire ed allevare il figlio di un amore adultero di Zeus, esse vengono trasformate in stelle, assumendo - come costellazione - una posizione prossima a quella delle Pleiadi. Un'altra tradizione, invece, vuole che la metamorfosi sia stata conseguente al suicidio di quelle, causato dalla morte di Hyas - loro fratello - durante una caccia in Libia.
Alquanto generiche sono le rappresentazioni figurate che possono essere riferite al mito delle Hyades. Di esse notiamo un primo gruppo nel quale le ninfe compaiono in funzione di dispensatrici di acque agli ordini di Zeus. Esse sono rappresentate come fanciulle che - in numero di due o tre - versano dalle loro hydrìai le acque destinate a spegnere una pira; l'identificazione con le H. è - però - congetturale, anche se generalmente accettata con la eccezione di J. D. Beazley. Molto più problematica appare poi l'identificazione delle H., in un cratere attico a figure rosse del museo di Ferrara, con Dioniso infante affidato a due ninfe, che sarebbero - in tal caso - da riconoscere come le ninfe di Nysa.
Monumenti considerati. - Cratere a campana pestano a figure rosse; Londra, British Museum, Inv. F 149 (350-325 a. C.): A. D. Trendall, Paestan Pottery, pp. 56-57, tav. 15. Due H., con l'acqua delle loro hydrìai, spengono le fiamme della pira di Alcmena. Le figure identificate come H. sono le uniche che non abbiano iscrizione. Firmato dal pittore Python. - Anfora campana a figure rosse; Londra, British Museum, Inv. F 193, da Capua: C. V. A., British Museum, fasc. 2, iv E a, tavv. 6-7. Due H., in identico atteggiamento - pur se in diverso schema iconografico. Cratere àpulo; Roma, Collez. De Luca-Resta (ex Collez. Caputi, Ruvo): J. D. Beazley, Etr. Vase-Paint., p. 104, n. 5. Apoteosi di Eracle: due H. (?) versano acqua dalle loro hydrìai sulla pira dell'eroe, mentre sopraggiunge una terza con la sua hydrìa ancora colma. - Cratere a volute attico a figure rosse; Ferrara, Museo Archeologico: P. E. Arias-N. Alfieri, Spina, Firenze 1958, p. 43, tav. 9; J. D. Beazley, Red-fig., p. 414, n. 32. Zeus affida il piccolo Dioniso a due ninfe; attribuito al Pittore di Altamura. (Numerose repliche, egualmente generiche, della medesima iconografia sono raccolte in: H. Fuhrmann, Athamas, in Jahrbuch, lxv-lxvi, 1950-51, pp. 103-134).
Bibl.: W. H. Drexler-Roscher-Weizsäcker-Engelmann, in Roscher, I, 2, coll. 2752-2758; P. Grimal, Dictionnaire de la Mythologie Grecque et Romaine, Parigi 1951, p. 215 e passim; A. B. Cook, Zeus, II, Cambridge 1925, p. 274 ss.; III, Cambridge 1940, pp. 512-518; A. Carnoy, Dictionnaire étymologique de la Mythologie Gréco-Romaine, Parigi 1957, pp. 73-74; A. D. Trendall, Paestan Pottery, Londra 1936, pp. 56-57 e passim; J. D. Beazley, Etruscan Vase-Paint., Oxford 1947, pp. 104-105.