STINNES, Hugo
Industriale tedesco, nato a Mülheim sulla Ruhr il 12 febbraio 1870, morto a Berlino il 10 aprile 1924; figlio e nipote di commercianti di carbone. Compiuti gli studî all'accademia mineraria di Berlino, il givvane S. entrò nella ditta della famiglia, ma poco dopo fondava un'impresa propria. Il commercio del carbone gli andò bene e gli permise di acquistare miniere e acciaierie. Divenne in breve uno dei magnati industriali della Renania, proprietario d'una flotta, capo del Sindacato renano-vestfalico del carbone, presidente della Deutsch-Luxemburgische Bergwerks- u. Hütten-A.-G. e della Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk-A.-G. La guerra mondiale gli recò dapprima gravi perdite: navi depositi e proprietà all'estero gli furono confiscati. Ma si rifece subito. Quando il Belgio fu occupato dai Tedeschi, ottenne un diritto d'opzione sulle più importanti officine, che fece per quattro anni lavorare sotto il suo controllo.
La catastrofe dell'impero segnò una nuova fase della sua fortuna. Nel generale dissesto, mentre l'industria tedesca era alla mercé delle rivolte operaie, egli si diede a comperare. Comperò un po' di tutto: miniere di ferro e di carbone, fonderie, fabbriche di macchine e d'automobili, imprese elettriche, ditte d'esportazione e d'importazione, flottiglie fluviali e società di navigazione, cartiere, giornali (Deutsche Allgemeine Zeitung), alberghi, stazioni climatiche.
Nel 1918 aveva promosso una Zentralarbeitsgemeinschaft fra organizzazioni padronali e operaie, ma comparve sulla scena politica soltanto nel 1920, come partigiano di G. Stresemann e della Deutsche Volkspartei: dal 1920 al 1924 fu deputato al Reichstag. Assunse un atteggiamento di ostinata resistenza nella questione delle riparazioni e alla conferenza di Spa contribuì a far respingere le richieste dell'Intesa e ad avviare la politica tedesca verso l'avventura della Ruhr e l'inflazione. L'inflazione doveva portarlo all'apice della potenza. Lo squilibrio della valuta gli permise di esportare merci prodotte sottocosto e di sviluppare un'esportazione gigantesca. Egli poteva così accantonare colossali riserve di valuta oro, creando basi autonome alle sue industrie. E continuò ad acquistare. Mentre le sue vecchie aziende, la Hugo Stinnes G. m. b. H. (Mülheim a. d. R.) e A.-G. Hugo Stinnes für Seeschiffahrt und Überseehandel (Amburgo) divenivano i fulcri di giganteschi trust verticali, cadevano sotto il suo controllo l'Elektro-Montan-Konzern, la Siemens Rheinelbe-Schuckert-Union e l'austriaca Alpine-Montan-Gesellschaft.
Personalità delle più singolari non solo della Germania del dopoguerra, ma dell'Europa, la sua attività valse a salvare l'industria tedesca, in momenti di panico, ed evitò alla Germania il disastro industriale. Ma l'enorme caotico organismo era legato al prestigio della sua persona: un anno dopo la sua morte difficoltà finanziarie e contrasti tra gli eredi determinarono lo sfacelo. I residui furono riuniti in due società americane: la Hugo Stinnes Industries e la Hugo Stinnes Corporation.
Bibl.: H. Brinckmeyer, H. S., Monaco 1921; P. Ufermann, e C. Hüglin, S. und seine Konzerne, Berlino 1924; P. Ufermann, Könige der Inflation, ivi 1924; G. Raphael, H. S. L'homme. Son oeuvre. Son rôle, Parigi 1924; K. Albach, Die Tragödie des Hauses Stinnes, Essen 1925.