Grant, Hugh (propr. Hugh John Mungo)
Attore cinematografico inglese, nato a Londra il 9 settembre 1960. Raffinato e schivo, ha interpretato per lo più commedie sentimentali, riuscendo a modellare personaggi di opposta sensibilità con il suo stile tipicamente inglese: dapprima disegnando il ruolo del giovane timido e impacciato, successivamente rendendo con efficacia quello del playboy solitario e vagamente cinico, pronto a sfruttare la propria posizione di potere per un personale tornaconto. Nel 1987 la sua interpretazione in Maurice di James Ivory è stata premiata con il conferimento della Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia; nel 1995 ha vinto il Golden Globe per Four weddings and a funeral (1994; Quattro matrimoni e un funerale) diretto da Mike Newell.
Quando era ancora studente alla Oxford University, prima di conseguire la laurea in letteratura inglese, recitò in Privileged (1982), film indipendente prodotto dalla casa di produzione dell'università, la Oxford Film Company, e diretto da un suo ex compagno di studi, Michael Hoffman. In quegli stessi anni G. formò una compagnia teatrale, The Jockeys of Norkfolk, con la quale si esibì nei teatri inglesi. Dopo aver interpretato episodi di serie televisive, senza però ottenere particolare successo, fu scelto da Ivory per ricoprire in Maurice il ruolo di Clive, un ragazzo che, nell'Inghilterra dei primi del Novecento, scopre e rinnega la propria omosessualità. Il film tuttavia non consentì a G. di mantenere visibilità; seguì infatti un periodo di attività discontinua, in cui dovette accettare di lavorare in film commerciali, o in parti di secondo piano, che non gli permisero di mettersi in luce. Del 1992 è la partecipazione a Bitter moon (Luna di fiele) di Roman Polanski, dell'anno successivo quella al drammatico The remains of the day (Quel che resta del giorno) ancora di Ivory.
La notorietà internazionale è giunta inaspettatamente soltanto nel 1994, con il personaggio del ragazzo inglese, timido e refrattario al matrimonio, che si innamora dell'americana Carrie (Andie MacDowell) nella commedia Four weddings and a funeral. In seguito al grande successo del film G. ha ottenuto numerosi ruoli di primo piano, confermando la fortuna del personaggio goffo e insicuro. Nello stesso anno, infatti, è stato il protagonista di Sirens (Sirens ‒ Sirene) di John Duigan, film che ripete, seppure in un contesto differente, la formula della corruzione dell'innocenza come in Bitter moon, e dove G. è un pastore protestante che si trova coinvolto nella vita sessualmente disinibita di un artista realmente vissuto nell'Australia degli anni Trenta. Nel 1995 la fama dell'attore si è consolidata grazie alla sua presenza in ben cinque film, tra i quali Nine months (Nove mesi ‒ Imprevisti d'amore) di Chris Columbus, in cui interpreta un giovane spaventato dall'esperienza della paternità, e Sense and sensibility (Ragione e sentimento) di Ang Lee, tratto dal romanzo di J. Austen. Nel 1996 G. si è ritagliato un ruolo diverso dai soliti, come protagonista del thriller Extreme measures (Extreme measures ‒ Soluzioni estreme) di Michael Apted, prodotto dalla Simian Films, casa di produzione da lui fondata insieme alla sua compagna di allora, l'attrice Elizabeth Hurley. Dopo un periodo che ha visto diminuire la sua popolarità a causa di vicende private, G. ha affermato il suo fascino di ragazzo perbene in due film del 1999, la commedia sentimentale Notting Hill di Roger Michell, dove interpreta un impacciato libraio del noto quartiere londinese, che pure riesce a conquistare una star del cinema (Julia Roberts) e Mickey blue eyes (Mickey occhi blu) di Kelly Makin, ancora prodotto dalla Simian Films, in cui è l'ingenuo fidanzato della figlia di un potente mafioso.
A inaugurare un cambiamento del suo personaggio nella direzione di un opportunismo e un egoismo più marcati, sebbene sempre attenuati dall'ironia della recitazione, è stata la sua interpretazione del colto ed elegante 'pigmalione' che sfrutta la moglie del protagonista, divenuta ricca, in Small time crooks (2000; Criminali da strapazzo) di Woody Allen. L'anno successivo G. ha impersonato in modo convincente il cinico e bugiardo capo ufficio, che seduce e tradisce una giovane trentenne (Renée Zellweger) impegnata a uscire dalla pigrizia e dalla depressione del suo stato di single, nella commedia Bridget Jones's diary (Il diario di Bridget Jones) di Sharon Maguire. Sono ancora le prerogative dell'opportunismo e dell'incapacità di costruire legami sentimentali, questa volta mitigate dall'evoluzione che il personaggio subisce nel corso della vicenda, grazie all'incontro con un bambino, a caratterizzare la sua efficace interpretazione nel divertente About a boy (2002; About a boy ‒ Un ragazzo) di Chris e Paul Weitz, dal romanzo di N. Hornby. Di nuovo il coinvolgimento emotivo vince la superficialità del suo personaggio in Two weeks notice (2002; Two weeks notice ‒ Due settimane per innamorarsi) di Marc Lawrence, dove G. interpreta un viziato milionario che, dopo aver improvvidamente assunto una rivoluzionaria avvocatessa per difendere i propri interessi, alla fine se ne innamora.
J. Tresidder, Hugh Grant. The unauthorized biography, New York 1996.