house music
<hàus mi̯ùusik> locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Genere musicale nato negli Stati Uniti tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso; particolarmente diffuso a Chicago, prende il nome da Warehouse, una delle discoteche della città. I brani, solitamente in 4/4, sono caratterizzati da strutture ripetitive, accenti in controtempo e figurazioni ritmiche che enfatizzano la naturale destinazione di tale musica al ballo. Le influenze della musica soul e funky sono particolarmente evidenti nello stile vocale e nelle linee di basso; l’aspetto innovativo di tale genere è nell’utilizzo di strumenti elettronici come la drum machine, il campionatore e il sintetizzatore accanto a strumenti tradizionali come pianoforte, sassofono e chitarra. La strumentazione elettronica consente inoltre di creare tappeti sonori che fanno da sfondo ai diversi effetti realizzati dal dj e all’eventuale avvicendarsi di brani in sequenza mixata. Dalla h. m. si sviluppano progressivamente diversi generi autonomi (come la techno music) e sottogeneri come il nu jazz (esempio di crossover tra jazz, funky e h. m.) e la eurodance (specifica sintesi tra h. m., cantato melodico e musica rap nata negli anni Novanta e particolarmente diffusa in Europa). La h. m. è dunque tra i principali generi musicali da club insieme alla chillout e alla lounge music (strettamente legate alla ambient music). Nel decennio 2000-2010 la h. m. esce dall’ambiente delle discoteche conquistando il mercato tradizionale. I successi di dj performers come Bob Sinclair (n. 1968) e David Guetta (n. 1967) raggiungono un vasto pubblico giovanile grazie anche alle numerose collaborazioni con artisti di diversa provenienza. La h. m. conosce così una nuova stagione di diffusione e diventa un fenomeno di moda influenzando alcune produzioni discografiche pop. Tra i protagonisti di questa nuova rilevante tendenza: Jennifer Lopez, Lady Gaga, Black eyed peas, Rihanna.