BIENEK, Horst
Scrittore tedesco, nato a Gleiwitz, oggi Gliwice, in Alta Slesia, il 7 maggio 1930. Costretto all'emigrazione nel 1946, accolto da Brecht nel 1951 come allievo nel suo Berliner Ensemble, lo stesso anno per motivi politici fu condannato da un tribunale militare sovietico a 25 anni di lavori forzati (ridotti poi a quattro per amnistia) nel campo di Workuta in Siberia. Amnistiato nel 1956, riparò nella Germania occidentale, stabilendosi dal 1961 a Monaco. L'esperienza della prigionia segnò a lungo la sua produzione letteraria, non tanto quale sfogo autobiografico o atto di testimonianza e d'accusa, quanto piuttosto quale riflesso d'una situazione comune e oltremodo emblematica.
Tale senso si coglie − più che nel volume di liriche e prosa Traumbuch eines Gefangenen (1957, prima pubblicazione dopo il trasferimento nella Repubblica Federale) e nelle liriche di Was war was ist (1966) − nel breve romanzo dal sintomatico titolo Die Zelle (1968), dove appunto la ''cella'' in cui il protagonista è segregato, in attesa speranzosa ma vana di un interrogatorio o persino d'una tortura che lo rimuova di lì, diviene sede simbolica della costrizione dell'uomo, condannato all'isolamento in un innaturale mondo di abbandono che svuota le nozioni di tempo e di spazio e ottenebra l'identità della persona. A questa specie di spietata metafora del mondo attuale, venata di suggestioni dostoewskiane, B. ha fatto seguire, accanto a liriche, racconti e apprezzati saggi di critica letteraria, la singolare "invenzione" (così appunto il sottotitolo) Bakunin (1970), breve ricostruzione d'una mancata monografia sul celebre anarchico con funzione di rottura nei riguardi dei dogmatismi ideologici.
La prova di maggiore ambizione, più discosto dalle precedenti ossessioni, B. l'ha fornita nella vasta tetralogia di romanzi Die erste Polka (1975), Septemberlicht (1977), Zeit ohne Glocken (1979), Erde und Feuer (1982), dove la grande massa di memorie legate agli anni della guerra vissuti in una località da sempre e tanto più allora di frontiera viene travasata in una moderna epopea affidata a protagonisti della quotidianità.
In uno spazio provincialmente delimitato, nel quale persone comuni vedono passare sulle proprie teste sconvolgenti vicende tanto più grandi di loro, le situazioni si alternano e si modificano anche radicalmente, eppure rimane la costante del rispetto tenace d'una tradizione, legata a una terra che solo estranei traumatici interventi costringono ad aggregarsi sotto l'una o l'altra bandiera. Senza catastrofismi, ma ovviamente senza neppure cronachistica impassibilità nonostante il realistico tono narrativo, B. dà corpo a una nostalgia che, scevra di revanscismi del resto del tutto improponibili, si orienta verso la progettazione d'un mondo senza odio.
Bibl.: AA.VV., Bienek lesen, Monaco 1979; AA.VV., Loccumer Autorentagung mit H. Bienek, in Loccumer Protokolle, 1983, pp. 1-61.