HONTHORST, Gerrit o Gerard van, detto in Italia Gherardo delle Notti
Pittore nato a Utrecht nel 1590, ivi morto il 27 aprile 1656. Scolaro di Abr. Bloemaert, nel 1610 venne in Italia, e a Roma, dove subì fortemente l'influsso del Caravaggio, lavorò sotto tutto il pontificato di Paolo V Borghese; fece ritorno in Olanda nel 1622, dopo la morte di quel papa. A Roma ebbe a protettori il cardinale Scipione Borghese, per cui eseguì più quadri, e il marchese Giustiniani, che gli ordinò la tela Cristo davanti a Caifa, ora nella Galleria nazionale di Londra. Anche la sua Decollazione di S. Gio. Battista in S. Maria della Scala godeva gran fama sino a un secolo fa. Altre sue opere a Roma si hanno in S. Maria in Aquiro, in S. Maria della Vittoria e nella chiesa dei cappuccini in Via Vittorio Veneto. Per la chiesa dei padri cappuccini sopra Albano dipinse nel 1618 un bel quadro d'altare che ancora vi si conserva. Anche nel convento di S. Silvestro presso Montecompatri si trova tuttora un'opera sua. Ma più che per quadri d'altare il H. era rinomato per le sue composizioni di carattere profano. I suoi gruppi di persone riunite intorno a una tavola a suonare o a banchettare erano assai ricercati. Nel 1620 fece per il granduca di Toscana una Brigata allegra di questo tipo, a luce di candela, e nell'anno seguente la celebre Natività con due angeli, ora alla Galleria degli Uffizî, dove è pure la grande Adorazione dei pastori già in S. Felicita a Firenze. Tornato in patria, il H. ebbe grandissimo successo soprattutto come ritrattista. Si trasferì a L'Aia e vi lavorò per lo statolder Federico Enrico, per la corte d'Inghilterra, per il re di Danimarca e per il grande elettore di Brandeburgo.
Ma la produzione di ritratti, più o meno pomposi, qualche volta anche a serie, e di allegorie eroiche finì per deteriorare il suo stile fino al punto di renderlo insopportabile. Del 1655, ultimo anno della vita di H., ricordiamo un autoritratto (Amsterdam, Rijksmuseum) e la Susanna tra i vecchioni (Roma, Galleria Borghese). Il H. ebbe varî seguaci, fra cui in Italia Mattia Stomer, del quale le opere, quasi sempre a luce di torcia o candela, si confondono spesso con quelle di Gherardo.
Bibl.: G. J. Hoogewerff, Gh. delle Notti (Bibl. d'arte illustrata), Roma 1924; id., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XVII, Lipsia 1924 (con la bibl. precedente); A. v. Schneider, in Berliner-Museen, XLIX (1928), pp. 113-15.