HOMS (A. T., 113-114)
Città costiera della Tripolitania a un centinaio di km. ad est di Tripoli, capoluogo del Commissariato regionale di Leptis e uno dei centri più notevoli della Colonia. La città sorge 3 km. ad ovest della foce del torrente Lebda in una piccola insenatura della costa ai piedi del M. Margheb (180 m.) che la domina a 5 km. da ponente. Di recente origine, deve il suo sviluppo al commercio dello sparto di cui gl'Inglesi intrapresero l'esportazione verso la metà dello scorso secolo. Il Barth che vi fu nel 1846 la ricorda col nome di Benshk'a; è anche spesso indicata con quello di Lebda applicato anche a Leptis (v.), le cui imponenti rovine, già in gran parte sommerse dall'insabbiamento e ora restituite all'ammirazione degli studiosi, sorgono sulla foce appunto del fiume Lebda. Gli avanzi romani messi in luce dagli scavi di P. Romanelli e di R. Bartoccini mostrano come anche nel posto dell'attuale Homs esistesse nell'antíchità un centro abitato, quale un sobborgo di Leptis. Già prima dell'occupazione italiana Homs aveva acquistato una certa importanza, onde i Turchi l'avevano fatta nel 1845 capoluogo di sangiaccato; vi risiedevano consoli di stati europei, fra cui quello italiano, e a cagione del suo clima era frequentata anche come stazione estiva. Occupata dagl'Italiani il 17 ottobre 1911 e saldamente tenuta dopo l'occupazione definitiva del Margheb (27 febbraio 1912), essa ha preso di recente un maggiore sviluppo e l'aspetto di un centro civile. La cittadina, che appare circondata da un piccolo palmeto e da uliveti, si presenta con belle e decorose costruzioni, quali il palazzo del Commissariato, alcune moschee, la chiesa cattolica, il municipio dove è allogato un piccolo museo che accoglie taluni prodotti dei moderni scavi; scuole, circoli di ritrovo, caserme, ecc. Notevole anche lo stabilimento per l'industria e il commercio dello sparto, con due opifici per la pressatura. Sulla sommità del Margheb sorge il forte Italia eretto a sua difesa. La popolazione della città ascende a 2300 abit., dei quali 716 ebrei, 247 italiani, 40 maltesi e 16 greci e il resto indigeni arabo-berberi musulmani. Provvista di un piccolo porto con pontile di sbarco in cui possono approdare soltanto modesti velieri, mentre i piroscafi che fanno il servizio quindicinale fra Tripoli e Bengasi sono obbligati ad ancorare al largo, è congiunta a Tripoli da una buona rotabile, percorsa da un servizio quotidiano di autocorriera.