home-restaurant
(home restaurant), loc. s.le m. inv. Ristorante domestico, che offre pasti a pagamento in una casa privata.
• La curiosità di mettere il naso negli spazi altrui, altrimenti inaccessibili, è spesso il primo motore di questi convegni cultural-mondani. Il successo di Datè, il format ideato dall’architetto Fabiana Longo più di un anno fa, è nelle suggestioni che offre e nel senso di spiazzamento. Il suo motto è «cucina nomade a casa di…», ma è molto più di un home-restaurant: è un viaggio che dura una sera e che mescola cibo, architettura, teatro. Gli spazi non sono solo case private, ma luoghi insoliti come una chiesa barocca o una grotta di tufo nel rione Sanità. (Donatella Bernabò Silorata, Repubblica, 4 dicembre 2014, Napoli, p. XV) • La passione per la cucina da una parte e la necessità di arrotondare lo stipendio dall’altra: miscelando questi due fattori è nata una nuova moda che sta prendendo sempre più piede anche in Italia. Si chiama home restaurant e, come suggerisce il nome, si tratta di un ristorante che ognuno può aprire in casa propria: gli ospiti, che siano amici o perfetti sconosciuti, contribuiscono alla spesa fatta per cucinare, permettendo di risparmiare e allo stesso tempo godersi un pasto in compagnia. L’unico onere a loro carico è più che altro un’usanza: l’ospite porta il vino. (Fabrizio Boschi, Giornale, 21 aprile 2015, p. 19, Attualità) • E si diffonde la «food sharing economy», con gli «home restaurant», dove sono protagonisti chef o cuochi amatoriali, promossi attraverso piattafome social, e il social eating, cioè privati che preparano in casa cene e mandano inviti via internet. (Sergio Bocconi, Corriere della sera, 21 ottobre 2017, p. 47, Economia).
- Espressione inglese composta dai s. home ‘casa’ e restaurant.
- Già attestato nella Repubblica del 29 gennaio 2000, Roma, p. X.
> social-chef, social eating.