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HÓDMEZÖVASÁRHELY

di Elio Migliorini - Enciclopedia Italiana (1933)
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HÓDMEZÖVASÁRHELY (A. T., 59-60)

Elio Migliorini

Città notevole dell'Alfold (Ungheria), nel comitato di Csongrád (municipio autonomo, sup. kmq. 761), posta sulla riva sinistra del Tibisco, presso un ramo morto del fiume e alcuni canali, difesa da potenti dighe, 30 km. NE. di Seghedino, così denominata dal castoro (ungherese Hód) un tempo molto diffuso nei dintorni. La pianta della città e del contado è tipica per la rete di strade che dal centro si irradiano verso le dimore temporanee dei dintorni, (circa 5000, con 42 scuole) che tendono sempre più a diventare permanenti. Distrutta dai Turchi nel 1693, aveva 13.303 ab. nel 1787, 29.507 nel 1830 e 49.153 nel 1869, aumentati a 55.575 nel 1890, 60.883 nel 1900, rimasti poi stazionarî (1920: 60.922: 1930: 60.176) e anzi in leggera diminuzione nell'ultimo decennio. Essa ha soltanto nella parte centrale alcuni discreti edifici, mentre alla periferia prevalgono le case a solo pianterreno o con un piano. Vi sono 10 chiese (di cui 5 protestanti) e una sinagoga. La città, oltre che come mercato agricolo, è nota anche per i suoi zuccherifici, mulini, fornaci di argilla, fabbriche di piastrelle decorative e di anfore. Notevole l'esportazione di animali da cortile. Presso le rive del Tibisco (Mártély) è un bagno pubblico abbastanza frequentato.

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