Vedi HISTRIA dell'anno: 1961 - 1973
HISTRIA (v. vol. iv, pp. 43-45)
Lo scavo continuato sull'area della città, cioè nel limitato spazio chiuso nell'ultirna cinta di mura, nella zona extra muros, nella vasta necropoli tumulare, nonché la pubblicazione sistematica di materiale (iscrizioni, ceramica greca, frammenti architettonici), hanno permesso importanti precisazioni storiche e topografiche sullo sviluppo della città e sui suoi rapporti con gli autoctoni.
Sembra chiaro ormai che Hi. abbia subito almeno quattro grandi distruzioni: la prima alla fine del VI sec. a. C. (messa in rapporto alla grande spedizione di Dario nei paesi del Ponto), quando un incendio mette fine al settore periferico di densa abitazione e, nella zona sacra, alla prima fase del tempio A e all'altare H (v. Dacia, N. S., vi, 1962, p. 141 ss., fig. 2); la seconda negli ultimi decennî del IV sec. a. C. quando è distrutto il primo muro di cinta della πόλις e la zona sacra con templi, altari, basi di anathèmata del V-IV sec.; la terza, verso la metà del I sec. a. C., quando il re Burebista riuscì a impadronirsi delle città pontiche, da Olbia ad Apollonia; aggiungiamo che questa distruzione, chiaramente indicata dalla stratigrafia della zona sacra, che da questo momento viene abbandonata, è stata così grave che un iscrizione scoperta recentemente parla addirittura di una "seconda fondazione" della πόλις. La quarta, come abbiamo già detto (v. vol. iv, p. 44) è l'unica ricordata nelle fonti (Script. Hist. Aug., xii, 16, 3), verso la metà del III sec. d. C., quando Hi. cade sotto l'attacco dei Goti.
Topograficamente ben quattro cinte di mura, inegualmente conservate, mostrano il fluttuare della superficie urbana in rapporto alla sua situazione politica ed economica: la prima cinta di mura (v. pianta, 1) di cui restano solo le sostruzioni, eretta all'inizio del V sec. a. C., indica l'area massima della città; ad essa, distrutta forse alla fine del IV sec. a. C., succede quella ellenistica (v. pianta, 2) - pur essa ridotta alle sostruzioni - che comprende una superficie considerevolmente minore. È questa, verosimilmente, la cinta distrutta al tempo di Burebista. Il terzo muro di buona epoca romana (sec. I d. C.) in blocchetti di pietra calcarea simili a mattoni, conservato per un'altezza di circa 50 cm (v. pianta, 3) viene elevato presso il muro di epoca classica, indicando insieme ad altri elementi già citati (v. vol. iv, p. 44) un secondo momento di floridezza economica. Distrutto e abbandonato tale muro dopo l'attacco gotico, la città viene asserragliata in una superficie minima (v. pianta, 4) dietro un muro poderoso, tuttora in piedi per gran parte del suo percorso, più volte restaurato e rinforzato nel corso dei secoli IV-VI.
Nel vasto spazio tra le due ultime cinte, lo scavo sta mettendo in luce grandi edifici pubblici, di cui uno di carattere termale, il che ci permette d'intravvedere l'aspetto urbanistico di Hi. nei secoli II-III d. C. Dopo l'attacco gotico, su questa parte abbandonata della città si estende una necropoli a inumazione, di carattere romano-barbarico. All'epoca di Anastasio riappare una sporadica abitazione extra muros nello spazio già occupato dalla necropoli.
Aggiungiamo che lo scavo nella zona sacra (v. pianta, 5) ha permesso importanti precisazioni cultuali, topografiche, cronologiche: e cocci iscritti scoperti in un pozzo di scarico presso il tempio A, già ipoteticamente attribuito ad Afrodite, indicano che il tempio era dedicato a Zeus; la serie di basi e di altari messi in luce presso tale tempio costituisce un complesso organico di santuario articolato in maniera concentrica, distrutto da incendio forse alla fine del IV sec. d. C. In immediata prossimità di questo tèmenos si sta scavando un tempietto ellenistico, che sappiamo dedicato ad Afrodite per il ritrovamento di una base dedicata alla dea nel pronao del tempio stesso. Sempre nel pronao è stata trovata un'edicola con dedica votiva alle Moire, rappresentate in una redazione plastica del tutto nuova.
Di singolare interesse gli scavi nella necropoli a tumuli, recentemente pubblicati (P. Alexandrescu, Histria, ii, pp. 133-294): dobbiamo sottolineare che è la prima necropoli a tumuli di una città greca del Ponto, nella quale è chiaramente dimostrata la presenza indigena.
Bibl.: Histria, II, Bucarest 1966; D. M. Pippidi-D. Berciu, Geôi òi greci la Dunărea-de-jos din cele mai vechi timpuri pînă la cucerire romana, Bucarest 1965; D. M. Pippidi, Contribuôii la istoria veche a României2, Bucarest 1967 (con riassunti in francese); I. I. Russu, Zoltes ôi Remaxos, in Apulum, VI, 1967, pp. 123-143 (riassunto in tedesco); D. M. Pippidi, "A dona intemeiere" a Histriei în lumină unui document inedit, in Studii Clasice, IX, 1967, pp. 153-166 (con riassunto in francese); G. Bordenache, Nuovi documenti sui culti di Istros in epoca ellenistica, ibid., pp. 143-151; D. Theodorescu, Trois étapes dans l'évolution du chapiteau dorique grec à Histria, in Dacia, N. S., IX, 1965, pp. 147-162; id., Rémarques sur la composition et la chronologie du kymation ionique suscitées par quelques exemplaires découverts à Histria, ibid., IX, 1967, pp. 95-120; E. Condurachi, Deux édifices publics d'Histria byzantine, Χαριστήριον εἰς A. K. ᾿Ορλάνδον, Atene 1967, IV, pp. 160-168; O. Iliescu, Le plus ancien système monétaire adopté à Histria (vers 500 av. n. è.), in Dacia, N. S., XII, 1968.